Un’ondata di speranza per i ristoranti cinesi. All’improvviso si è iniziato a parlare del coronavirus, l’ultima di una serie di epidemie che hanno colpito il mondo negli ultimi anni. Morti, infettati, la Cina in allarme chiede aiuto alle altre nazioni, diventando da tigre crescente a bacino di epidemia come ai tempi della peste nera. Si sono moltiplicati gli episodi di intolleranza verso cittadini cinesi o presunti tali: in molte zone d’Italia il radicamento delle comunità asiatiche dura da secoli e ha avuto molte seconde generazioni. I tratti somatici hanno dunque dato adito a situazioni di sferzante ironia, come di preoccupante allarmismo. E le attività cinesi hanno diramato l’allarme clienti: non viene più nessuno a mangiare da noi. Piano piano la notizia ha smosso un’ondata di speranza per i ristoranti cinesi: semplici cittadini, ma più spesso politici locali, si sono riversati come un fiume nei ristoranti cinesi. Con loro si sono prodotte molte foto per diffondere il verbo della solidarietà verso la comunità colpita in patria da una seria minaccia per la salute dei propri cari. A decine hanno aderito a quest’onda: destra, sinistra, insomma tutti insieme hanno costituito un popolo delle sardine cinesi che ha portato nuova linfa in quelle che fino a ieri erano floridissime realtà economiche. Chi ha ordinato cinese, chi è andato fuori casa, ma tutti sono stati un’ondata di speranza per i ristoranti cinesi.