Crescono i tamponi, crescono i contagi. I dati non mentono, più aumentano i controlli, più si amplia la forbice tra contagiati e morti e più scende la mortalità del Covid-19. Potrebbe essere normale, ma in questo momento di isteria generale è difficile trovare la normalità. Lo stesso governatore lombardo Attilio Fontana ormai appare come un pugile suonato da un avversario troppo duro e si dice “preoccupato” ma senza specificare perché ai giornalisti già in paranoia e preda del riflesso di pubblicare notizie false (sì lo ha fatto anche il Corriere).
Ora forse proprio quelli come Fontana, a cui va riconosciuto l’impegno, devono prendersi una pausa. Dormire qualche giorno e lasciare ad altri guidare la barca. Non è il momento di dare informazioni confuse o di agitare ancora le acque mentre crescono i tamponi e crescono i contagi. Negli ospedali lombardi si sta combattendo duramente, e stanno partendo studi amplissimi per capire quali farmaci possano davvero contrastare al meglio il virus in attesa di un vaccino che sembra ad oggi un miraggio.
La lotta è dura e l’Italia, al netto dei soliti traditori e voltagabbana, sta reagendo con una forza umana impensabile fino a pochissimo tempo fa. Legioni di volontari e personale sanitario si sono unite sotto una bandiera che è quasi un nuovo Tricolore. Curano tutti, anche chi oggettivamente meriterebbe di essere messo in fondo alla lista. Non guardano il colore, il credo religioso o politico. Nulla se non i dati e tentano di salvare la vita a tutti. Intanto cambiano tutti i giorni i dati e le regole per muoversi, sia in Italia per altro che all’estero. Ma la sfida non è fare dei dati la nuova religione: un errore qualunque di interpretazione può causare moltissimi danni. Allora prendiamo atto dei vari passaggi di questa crisi, passo passo ne usciremo. Non tutti, perché in tanti moriranno ancora, ma in tanti.