I prossimi cinque anni saranno del Sud

I prossimi cinque anni saranno del Sud. Governatori e ammministratori accorti del Nord lo hanno capito e iniziano a farsi sentire sulla piazza pubblica per cercare di limitare i danni: Expo 2015 è stato l’apice e il fulcro di anni in cui Roma ha investito molto sul Nord Italia. Adesso che al governo non c’è più nessun rappresentante del Nord (salvo la secondaria città di Ferrara) bisogna aspettarsi tempi più magri per la cara vecchia locomotiva economica italiana. Sarebbe meglio investire su tutta l’Italia insieme? Sì, ma bisognerebbe dividere i soldi rendendo meno sostanziosi e dunque meno efficaci gli interventi. Inoltre è un bene che per una volta sia chiaro che a governare è il Sud e che questo piano non è il solito documento pieno di belle parole: sul Sud sta per riversarsi una marea di miliardi e migliaia di posti di lavoro. Il Meridione d’Italia ha l’occasione storica di dimostrare cosa vuol dire governare e migliorare un Paese secondo la dottrina mediterranea. Vedremo se saranno capaci di produrre più sviluppo e più ricchezza ora che non ci sono più scuse: non c’è Berlusconi, non c’è Lega, ma una consistente maggioranza parlamentare a trazione meridionale. I servizi segreti sono controllati dal premier, pure lui del Sud. Il presidente della Repubblica se la può giocare fino in fondo perché è in scadenza e del Sud. Il piano di spesa per i prossimi anni si concentra sul Sud. Insomma non c’è nessun limite, solo l’eventuale incapacità. L’invito agli amici al di là del Rubicone è di non perdere questa occasione perché potrebbe essere l’ultima. Il modo c’è, il tempo e i soldi pure, se tutta la società del Sud potesse unirsi tutta in questa battaglia tra due anni l’Italia potrebbe finalmente completarsi annullando lo storico divario di sviluppo tra Nord e Sud, facendo compiere un balzo in avanti all’economia italiana come non si vedeva da un secolo. Potremmo tornare grande potenza, oppure diventare definitivamente un terzo mondo lievemente più sviluppato. Speriamo solo che abbiano imparato dalla lezione di Expo: se si spendono i soldi per creare Gardaland, alla fine basta un’influenza e si chiudono i cancelli per tutti. Non è un caso infatti che il massimo fautore di quest’errore, Giuseppe Sala, stia cercando un modo per scappare dal Nord.