Verso una Tangentopoli leghista?

Verso una Tangentopoli leghista? La domanda sembra quanto mai necessaria nel momento in cui i custodi dei conti salviniani sono finiti in manette per l’affare dell’immobile destinato a diventare la sede della Lombardia Film Commission. Secondo i magistrati il gruppo di commercialisti essenziale per la nuova Lega di Matteo Salvini avrebbe usato un milione di euro stanziati dalla Regione all’epoca guidata da Roberto Maroni per vendere alla LFC un immobile comprato per due soldi meno di un anno prima: il costo finale è stato di 800mila euro, mentre loro lo avevano comprato per 400mila. Secondo Salvini finirà tutto in nulla. La stessa linea sembrano averla Alberto Di Rubba, Andrea Manzoni e Michele Scillieri, i tre commercialisti con ruoli di primissimo piano nella gestione della cassa leghista. Ma andiamo verso una tangentopoli leghista? Perché Manzoni ad esempio è anche nel collegio sindacale di Arexpo (per altro la nomina è firmata da Giuseppe Salanomina-collegio-sindacale-arexpo-cpy-6), la società che ha il compito di gestire il futuro dei terreni su cui si è celebrato Expo 2015. Un posto in cui si stanno concentrando interessi miliardari, con piani di investimenti pubblici e privati da centinaia di milioni di euro. Se su un singolo milione gestito dal giro si sta creando un tale pandemonio legale, qualche dubbio sembra normale sollevarlo quando si parla di cifre ben più consistenti. Ma al di là della singola inchiesta, quello che sembra profilarsi all’orizzonte è un tema più complesso per Matteo Salvini: quando si parla di Lega e soldi ormai l’interesse generale è altissimo. Prima i 49 milioni, poi la Russia, adesso pure l’immobile in periferia. I colpi sulla gestione economica sono duri e le “felpe” devono ricordarsi che proprio su temi simili è caduto niente meno che Umberto Bossi. Vero è che era un Bossi ormai provato dall’età e dalla malattia, mentre Salvini è ancora sulla cresta. Avrà però le energie per tirare le fila su tutto? Perchè più aumentano i “casi economici” e più si sente tintinnio di manette stile Tangentopoli. In fondo Salvini ha seguito la strada di Matteo Renzi nello scontro diretto con il Quirinale, quindi è logico aspettarsi che la magistratura controllata dal Re (pardon, Presidente) si muova con decisione contro il nemico più pericoloso. Attenzione: non vogliamo dire che sia usata come un bastone senza appigli, ma che nel momento in cui il magistrato si trova a decidere quale indagine rendere prioritaria pare ovvio scelga quella sulla Lega. Ed è innegabile che si siano moltiplicate le inchieste sulla Lega, non solo sui suoi commercialisti. La partita a scacchi dei due Matteo infatti non è mai stata dentro il Parlamento, ma verso il Colle più alto. Da dove si controllano veramente l’Italia e le sue Forze Armate.