Il Comune di Milano ha fatto rimuovere i manifesti contro l’uso della Ru486 (pillola abortiva) regolarmente affissi da Pro Vita in via Vigoni, angolo Via Mercalli. Non è la prima volta che un manifesto contrario all’aborto viene fatto rimuovere dai rappresentanti della sinistra italiana. Il cartellone di Pro Vita voleva provocare una riflessione sull’assunzione della RU486, la pillola abortiva liberalizzata recentemente anche da Aifa che ha permesso perfino alle ragazze minorenni di poterla assumere come un banale medicinale da banco, senza dover informare i genitori o tutori e senza il controllo medico. Non va confusa con la pillola anticoncenzionale, bensì si tratta di un aborto a tutti gli effetti, subito dalle donne in totale solitudine, sole nell’affrontarne le eventuali conseguenze sia fisiche che psicologiche. Questo è il pensiero dei Pro Vita. E allora perché è stato fatto rimuovere? Quali sono i limiti alla libertà di espressione del pensiero? L’articolo 21, comma 1, della nostra Costituzione recita espressamente che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La libertà di espressione è altresì tutelata dall’art. 10 della CEDU “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione”. Tale libertà risulta essere il fondamento di ogni paese democratico che si vuole definire tale e difatti si riconosce che manifestazione di pensiero é anche l’attività che mira a sollecitare una riflessione nei destinatari, anche con immagini di fantasia, che inducono ad aprire un dibattito su un particolare tema. La sua limitazione è eccezionale, solo qualora siano stati lesi gravemente altri diritti fondamentali come per esempio in caso di discorsi di odio o di istigazione alla violenza. La censura operata dalla giunta milanese, in particolare dall’Assessore Tasca, risulta quindi essere mossa unicamente da furore ideologico, andando a colpire il pensiero altrui che non corrisponde al diktat del pensiero unico in tema di vita nascente; ciò è quanto sostenuto addirittura esplicitamente da Diana de Marchi, Presidente della commissione pari opportunità del Comune di Milano, nel suo seguente post su Facebook: “Pro Vita questa città ti consiglia di smetterla, i tuoi manifesti vengono sempre rimossi”. Alla faccia delle pari opportunità! Alla faccia della libertà e della Costituzione! Il Pd Milanese ha sputato ancora una volta su tutto questo. Per aver espresso in questi giorni il mio pensiero mi hanno chiamato “fascista maschilista”, “retrograda medievale”. Era già successo in passato quando mi dissero che avrebbero dovuto rinchiudermi nella mia chiesa e non farmi più uscire. D’altronde loro sono democratici a senso unico.
1 commento su “Manifesto sulla Ru486 rimosso: “Furore ideologico contro Pro Vita””
I commenti sono chiusi.
Pingback: De Marchi: "Manifesto Pro Vita era un grave attacco contro le donne" - Osservatore Meneghino