Un mese di termoscanner spenti in Comune per due buchi nel muro da 200 euro. Lo raccontano allibiti gli stessi dipendenti di Palazzo Marino. Negli uffici della polizia locale è arrivato un termoscanner a novembre, uno di quelli professionali retti da una pedana. “Nei primi mesi avevamo le “pistole” – raccontano – ma davano risultati spesso assurdi come temperature di 34 gradi, quindi il comandante a novembre ha fatto arrivare questo”. Però resta spento. Perché? Perché la pedana su cui appoggia avrebbe bisogno di essere fissata al muro o al pavimento, ma nessuno si vuole prendere la responsabilità di bucare il pavimento o il muro. Per rispettare le procedure burocratiche sono stati organizzati due incontri con quattro responsabili per analizzare l’essenziale tematica. Quattro pubblici ufficiali che si trovano di fronte al termoscanner, concordano che la soluzione migliore potrebbe essere piantare due chiodi o incollare la pedana e si salutano per redigere l’apposito rapporto. I dipendenti pubblici sono talmente legati alle leggi e alle leggine che per effettuare questa “poderosa” operazione sarà necessario procedere con apposita procedura di evidenza pubblica. E, sempre secondo quanto riferito dagli stessi dipendenti, il tutto costerà circa 200 euro. Cento euro a buco, 50 se le viti costassero 50 euro l’una. Dunque persino nell’efficientissima Milano delle Digital Week un mese di termoscanner spenti in Comune per due buchi nel muro da 200 euro. Sempre che si riesca a procedere rapidamente con tutta l’apposita modulistica. Nel frattempo il termoscanner professionale resterà lì, monumento all’unica vera riforma che non si riuscirà mai a far passare: il buon senso. A Milano sembrava sopravvivesse nonostante tutto, invece pare di no. E i mille euro per comprare il termoscanner (conto totale dell’operazione 1200 euro) faranno compagnia alle tante opere iniziate e mai finite. Ponti a metà, ciclabili invece di provvedimenti ambientali, termoscanner spenti. Grazie all’ultima aggiunta la lista si sta modernizzando.