Le metro sono in ritardo, rotte e corrotte, ma Sala festeggia. E se usiamo il plurale non è un caso: su tutte le linee metropolitane negli ultimi anni si sono accumulati problemi di ritardi con lievitazione dei costi, pezzi che cascavano o non funzionavano e brutte storie di corruzione. Nel frattempo tutti festeggiavano l’incredibile successo e funzionalità del trasporto pubblico milanese: sicuramente ne avevano motivo quelli che sono accusati di aver truccato 150 milioni di euro di appalti pubblici dedicati proprio alle metropolitane. Stavano vivendo un sogno, perché a quanto hanno riferito ai magistrati alcuni dei 13 arrestati i consigli su come rubare arrivavano dai dirigenti dell’azienda. Ma quella che ha reso noto il cognome Bellini in realtà è solo una delle brutte storie sulle metropolitane milanesi.
Prima c’è stato il caos sul sistema di frenata della linea rossa, la prima di Milano. Per settimane stop improvvisi hanno causato alcune decine di feriti. Un problema all’inizio preso sottogamba, ma alla fine l’azienda di trasporto pubblico milanese si è vista costretta a una campagna di sensibilizzazione sui propri vagoni dove sono comparsi volantini con inviti a reggersi sempre molto bene per evitare i rischi frenata. Ma il mito delle metropolitane non si è fermato nel racconto, mentre si è impantanato nei fatti. Di recente il sindaco di Sesto San Giovanni è tornato sui cantieri aperti per prolungare la Rossa fino alla sua città, ma li ha trovati deserti nonostante le dichiarazioni dell’assessore alla mobilità Marco Granelli.
E non è l’unico ritardo. Oggi i giornali celebrano la linea 4, ma le prime stazioni dovevano essere aperte da anni. Addirittura dal 2015. Basta consultare fonti aperte e carte pubbliche per saperlo. Ciononostante ieri il capogruppo Pd in Consiglio comunale Filippo Barberis ha sostenuto che il centrodestra mente dicendo che la nuova linea sia in ritardo. Singolare perché già il fatto che la linea 5 sia in funzione da anni e la 4 no suggerirebbe il contrario. Ma il mito delle metro milanesi è ancora vivo e combatte insieme a noi, come si dice. Inutile sottolineare come tutte le linee siano in ritardo nei loro prolungamenti. La 2 o Verde, la Lilla o 5. Sulla 3 o Gialla possiamo dire che ci sono fermate come Sondrio dove piove dal soffitto a ogni acquazzone. E che ancora si trova traccia dei processi sulle mazzette di quando l’hanno costruita, singolarmente alcuni nomi ricorrono.
E anche il nuovo non è un granché. La Lilla tutt’ora stupisce chi comunica ancora con i piccioni perché i vagoni sono automatizzati, ma a tanti è capitato di trovarsi bloccati dentro tra due stazioni, o di dover constatare che nel suo nucleo registra problemi costanti. Le scale mobili di Garibaldi sono perennemente in panne: tutte hanno funzionato solo nei primi mesi. Poi sono rimaste in manutenzione per sempre, ma nel senso che erano chiuse. Sia a Garibaldi che in altre stazioni. Forse un’indagine sui pezzi usati per le riparazioni potrebbe dare buoni frutti perché sono diventate le scale mobili più aggiustate di sempre. Tra l’altro chi le ha costruite è lo stesso finito nei guai per le mazzette della linea 3.
La Lilla poi non è mai decollata, semmai si è decotta. I negozi interni sono rimasti per lo più vuoti e l’azienda pian piano è scivolata verso il dissesto economico nonostante alcune interessanti sponsorizzazioni private sulle fermate. Dunque le metro sono in ritardo, rotte e corrotte, ma Sala festeggia. Con il plauso di tutti, o quasi.