Milano non può aspettare Roma. Perché la sfida contro Giuseppe Sala è fattibile per il centrodestra, ma solo se ci si crede. Nei municipi qualcosa inizia a muoversi, ma fino a quando si potrà aspettare? Ieri anche il capogruppo del Partito democratico Filippo Barberis ha sbeffeggiato gli avversari parlando “dell’ansia di una campagna elettorale nella quale il centrodestra ancora non è riuscito a individuare un candidato che sia uno”. Barberis ha ragione. In questo caso ha ragione. Milano non può aspettare Roma: il candidato per Milano per il centrodestra si avvicina alle chimere. Se ne sente parlare, ma nessuno le vede. Così mentre Sala inciampa per l’ennesima volta nei guai giudiziari, non c’è nessuno che possa sfruttare i piatti d’argento comunicativi che gli vengono serviti. Non c’è un nome o un volto e si fa strada un dubbio nell’elettorato del centrodestra: in realtà le elezioni non si vogliono vincere. Troppo difficile risollevare Milano ora, forse meglio tentare dopo il 2026. O forse non si vogliono vincere perché sarebbero intestate a Salvini e nemmeno gli alleati gli vogliono regalare la vittoria simbolica in una città diventata simbolo della resistenza al sovranismo. Se Salvini vince a Milano, alle prossime politiche rischia di sfondare ogni record. E di decidere tutte le pedine importanti. Tra l’altro in tanti a Milano ricordano che la sfida contro Sala fu persa proprio perché i leghisti al secondo turno preferirono non spingere troppo Stefano Parisi. La tentazione di restituire la scortesia aleggia nell’aria. Quale che siano i temi, il centrodestra farebbe meglio a muoversi perché essere pure sbeffeggiati da Barberis inizia a diventare troppo. Persino per porgere l’altra guancia serve una faccia.
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