Pressing e insulti su Giorgia Meloni

Pressing e insulti su Giorgia Meloni. In questi giorni Sergio Mattarella vede svanire la sua possibilità di decidere cosa fare del Parlamento perché negli ultimi sei mesi il Presidente della Repubblica di fatto non ha più poteri. E allora si è messo a spingere l’idea di un governo Draghi con tutte le sue forze, tanto da trasformare Matteo Salvini in un europeista. Ma mentre la Lega si è subito resa disponibile a entrare nel nuovo super governo nazionale, Fratelli d’Italia si è sfilata spiegando che in qualunque sistema democratico esiste un’opposizione, ma che sarebbe stata disponibile per il bene del Paese. Traduzione: per spendere bene i soldi del NextgenerationEU noi ci siamo, però non governeremo con la sinistra. Chiaro e semplice, ma il Quirinale vuole tutti dentro, sul modello che aveva adottato Gheddafi: come spiegò in un’intervista “se è tutto il popolo che governa a cosa serve l’opposizione?”. E così sono partiti pressing e insulti su Giorgia Meloni: la Stampa di Torino ha addirittura definito “prodotto” la figlia. Un attacco a cui Meloni ha risposto duramente e ha ottenuto le scuse di Massimo Giannini. Ma è quasi una pietra tombale sul famoso stile sabaudo, condita da quella tolleranza per il disprezzo per le donne di destra di cui il dibattito pubblico è pieno. Se qualcuno sbertuccia o insulta Meloni o qualunque altra donna di destra, si alzano risate e complimenti. Un trattamento ignobile, specialmente perché arriva da quelli che si definiscono migliori degli altri. Quelli che hanno votato di tutto perché “se no arrivano quelli là” e i diritti del lavoro li ha maciullati la sinistra. Ma la “gente per bene” era contenta anche di questo, perché di solito hanno floride attività basate sullo sfruttamento dei più giovani. Ora fa bene Meloni a tenere le distanze istituzionali da questi personaggi e i loro rappresentanti. Disponibili a dare un futuro alla nazione sì, schierarsi nella stessa coorte con gente senza anima e cuore no.

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