Bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima. Piacerebbe a tutti e sarebbe una gradevole sorpresa perché potrebbe accadere di parlare più di cosa fare. Quali sono i progetti dei candidati (quando ce ne saranno due), dove vogliono portare la città nei cinque anni che abbiamo davanti. Cosa e perché saranno più importanti di altri aspetti come la bellezza delle fotografie o dei post, perché davanti la sfida è quella di chi sta sul filo: da una parte l’abisso, dall’altra un nuovo slancio verso il futuro di tutti. Se Milano fallisce il prossimo quinquennio rischia di perdersi in 20 anni di depressione prima di risalire la china. Se invece ci sarà capacità di visione, di concludere i progetti avviati e immaginarne di nuovi, Milano potrebbe trasformarsi in meglio. Per questo diciamo bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima. Per non perdere l’occasione storica che abbiamo davanti, bisogna stare concentrati. Anche perché la Lombardia ha davvero un suo NextgenerationEU: il piano da 3,5 miliardi messo in campo da Regione e che dispiegherà la sua forza proprio da quest’anno in poi. In un contesto come quello garantito dal piano di ripresa e resilienza europeo Milano e la Lombardia possono ripartire alla grande, anche perché c’è la prospettiva delle Olimpiadi 2026. Un evento interregionale e internazionale dedicato allo sport. Meglio, molto meglio di quella vecchia storia del cibo che ci vedeva tutti come ristoratori o camerieri. Iniziamo dai piccoli passi, evitando insulti e improperi inutili in una competizione sulle capacità e sulle prospettive.