Lucarelli-Boldrini: donne nel fango a sinistra. Negli ultimi giorni Selvaggia Lucarelli era finita nel mezzo di una tempesta di critiche per aver dichiarato pubblicamente la propria amarezza per il mancato inserimento dei giornalisti nelle liste prioritarie delle vaccinazioni. Tutti l’avevano interpretata come una richiesta esplicita. E così sembrava, nonostante Marco Travaglio abbia sottolineato in un suo editoriale che non era esplicitata nessuna richiesta. Ma a salvare Selvaggia ci ha pensato Andrea Scanzi che in uno dei suoi impeti comunicativi ha dichiarato al mondo di essersi vaccinato in quanto care giver (l’equivalente di badante in italiano) dei genitori e che ora se la spassava in una clinica di lusso. Essendo Scanzi ha voluto aggiungere che gli italiani dovevano ringraziarlo perché aveva dato il buon esempio. Ed essendo in un Paese dove ha più peso Barbara D’Urso di un parlamentare, ha pure ragione perché ha una zilionata di fan. Ma soprattutto la discutibile uscita di Selvaggia era passata in secondo piano. Lei però non si è accontentata e ha rilanciato scatenando il caso Lucarelli-Boldrini. Donne nel fango a sinistra un’altra volta dunque, perché la colf e le collaboratrici parlamentari di Boldrini raccontano una donna ben lontana dalla paladina dei diritti su cui si è costruita una immagine pubblica. Una donna irosa e non certo paladina del popolo, perché a quanto scrive Lucarelli la sua assistente è stata strapazzata ben oltre la dignità personale. Ma Boldrini è un osso duro e ha risposto che non è vero nulla, lei paga regolarmente e seguendo i parametri ministeriali. Cioè dà il minimo indispensabile e non si cura di versare 3mila euro in tutto alla sua ex colf (lei che ne prende più del quadruplo al mese): la grande scoperta, almeno per chi ha creduto alle parole di Boldrini, è che lei è uguale agli altri parlamentari.