La grande Milano sprovvista di wc durante la pandemia. E li vedi, gambe storte, sguardi persi, occhi spalancati, in alcuni casi con volti bianchi come cenci e fronti sudaticce, non importa se indossano jeans e giacconi impataccati, oppure abiti firmati, non importa se portano capelli lunghi, corti, siano calvi. Ciò che conta è che da esseri umani miti e gentili, sembrano trasformarsi in brutti ceffi che paiono aggirarsi furtivi per le vie della nostra metropoli, con uno sguardi modello Jack Nicholson in Schining, non per trucidare i passanti, ma alla disperata ricerca di un wc per fare pipì (notare la rima)… Il loro unico obiettivo è trovare al più presto un luogo consono all’espletamento dei propri bisogni corporali. Quando scappa, scappa! Non c’è verso, ti devi liberare di quel fardello che opprime.
Eccolo il bar che appare improvvisamente come un miraggio. “Adesso entro, ordino un caffè, e mentre me lo preparano, chiedo del bagno, se non me la faccio addosso prima!” Cosi, in giro per la Milano colorata di rosso o arancione, per lavoro, di passaggio, per sbrigare incombenze, l’homo sapiens, annebbiato da una vescica pulsante e quasi incontinente, immaginando di essere ancora in condizione di pre-pandemia, spalanca la porta del bar, con la stessa soddisfazione che leggi negli occhi di un bambino quando scarta un regalo di Natale, ordina il caffè, e crepi l’avarizia, anche un bel icchiere d’acqua, paga e, finalmente, chiede: “Mi scusi mi indica la Toilette?”. In quel preciso momento, accade qualcosa che voi umani… Come in un film muto, le parole lasciano lo spazio alle espressioni del viso dei due “attori principali”, il cliente e il barman, che in pochissimi secondi paiono recitare quasi meglio di Douglas Fairbanks e Buster Keaton. La scena: il giovanotto che sta dietro il banco scuote la testa da destra a sinistra e da sinistra a destra, indicando un inequivocabile NO, lo sguardo inebetito del cliente, che spalanca gli occhi incredulo, e ripete il gesto del barman, scuotendo anch’egli la testa da destra a sinistra, da sinistra a destra, con sguardo atterrito, incredulo, mentre ripete quel NO, in forma interrogativa. Scene intense, forti, drammatiche…Dopo lo smarrimento di entrambi, del barman che comincia a rendersi conto del danno involontario prodotto al proprio cliente, del cliente che sembra avere preso una badilata sul frontespizio facciale, dalle labbra del cliente escono le prime flebili parole: “Ma come? Sono venuto a bere il caffè per fare pipì…” “Mi
spiace i bagni sono chiusi al pubblico, sono le norme anti covid…”. Momenti che non si augurano neppure al peggior nemico! Si tratta di un momento molto delicato e, soprattutto, condiviso con chi ti sta intorno, di solito sconosciuti, così, mentre il rattrappimento fisico del cliente si manifesta nel peggiore dei modi, quasi convulsivamente, i commenti degli astanti che guardano il malcapitato con sguardi compassionevoli si susseguono: “Poveretto, deve stare proprio male.” “A me è capitato l’altro giorno, ho fatto come i cani, siepina, et volià.” “Io l’ho fatta dentro il portone aperto di un condominio…”. Così, trangugiato il caffè, il malcapitato esce fuori di corsa per cercare bagni pubblici, wc chimici, un luogo appartato. Nisba!
Nel frattempo, passa Fido con il padrone, marcando il territorio, uno spruzzino sul marciapiede, sulla colonna, nell’area cani… Ed è proprio all’area cani che pensa lo sventurato divenuto ormai paonazzo: “Perché non hanno pensato all’area umani? Una volta c’erano i bagni pubblici, i Vespasiani, dove li hanno nascosti?”. Ovviamente a noi non interessa come sia andata a finire la storia, la speranza è che il poveretto abbia potuto fare ciò che doveva fare, lontano da sguardi indiscreti e da improperi di passanti: “Guarda quel pirla che piscia dietro l’angolo e non è nemmeno giovane, roba da matti.” A noi ciò che interessa è che a Milano, metropoli europea, città dai primati nazionali e internazionali, non ci siano bagni pubblici facilmente reperibili. Dove vanno quelli che lavorano in strada che erano abituati alle toilettes dei locali pubblici? Parlo dei tassisti, dei poliziotti, dei venditori ambulanti ai mercati, tanto per citarne alcuni. Possibile che le istituzioni non abbiano pensato a loro? Invece sì! Niente WC chimici in giro per Milano, tranne quelli regalati, di recente, ai tassisti della stazione centrale, da un consigliere comunale.
Che dire, speriamo che la pandemia finisca presto, così da poter tornare a frequentare i bar, le trattorie, i ristoranti, devastati dalla chiusura delle attività, che hanno un bisogno vitale di tornare a lavorare. Che aprano i locali pubblici è un bene per tutti noi clienti che, oltre a poterci accomodare, per sorbire un caffè, mangiare una pizza o un risottino, seduti comodamente a un tavolino (notare la seconda rima), invece che mangiare e bere in strada come disperati scappati di casa, e perché no, tornare ad approfittare dei wc dei locali pubblici, visto che altri non ce ne sono e la loro istallazione non sembra essere una priorità. Occorre far sentire in coro le nostre voci e pretendere che non venga mortificato il nostro diritto a fare pipì, anche quando non siamo nei pressi di casa.
A proposito, un consiglio, non bevete troppo!