Meno pregiudizi e più azione sull’immigrazione. Perché i casi di aggressioni e simili andranno a moltiplicarsi a ogni ondata migratoria per il semplice fatto che sono passaggi a freddo. Una settimana prima sei nell’Africa Nera e una settimana dopo di fronte alla Fontana di Trevi o al Duomo di Milano. Dove le regole sono diverse, molto diverse. E se invece di concentrarci sul poter dire o non poter dire una certa serie di parole ci focalizzassimo su cosa fare? Perché dobbiamo obbligare le persone a lavori in nero, spesso per la malavita se in realtà vogliono solo passare in Italia per andare in altri Paesi? Ora con gli anglosassoni non ci sono neppure più obblighi di trattativa. Che si creino pass specifici con valore legale per trasmigrare dal continente alla Gran Bretagna. Londra d’altronde è l’unica capitale governata da un sindaco chiaramente originario di un altro continente, pare normale che i migranti vogliano andare là. O in Francia. In fondo anche gli amici francesi sono stati rapidi a mandare i caccia a bombardare la Libia aprendo una crisi che forse si risolverà tra vent’anni. Allora meno pregiudizi e più azione sull’immigrazione. Perché l’onda non si fermerà né presto né senza scossoni: è il momento di attuare politiche pratiche. Prima che la teoria si scontri in maniera irreversibile con la realtà. Non c’è più tempo, perché la tensione sociale è già alle stelle e allo stesso tempo la notizia di soldi in arrivo per tutti ci ha messo poco a superare il Mediterraneo. In milioni si riverseranno verso nord. Possiamo decidere di farne un esercito di fantasmi o di regolare il flusso usandolo come un’opportunità invece che come un problema criminale. Perché l’approccio seguito fino ad ora non è servito a una cippa. I barconi e le ong vanno e vengono come in tangenziale. E il ritmo non può che peggiorare. Allora si può ammettere che è arrivato il momento di ripensare l’approccio, altrimenti mentre si cerca un’utilità per certe strutture statali vetuste, ci perdiamo le sfide del presente.