Affinità e differenze tra Salvini e Conte

Affinità e differenze tra Salvini e Conte. Chi non le vede? Partiamo da cosa unisce i due candidati a governare la prossima Italia. Perché dopo questa legislatura cambierà tutto: ci saranno meno parlamentari, la Sars-Cov-2 come quotidianità stabile e probabilmente una guerra mondiale tra USA e Cina. E alla fine i due attraversano un momento simile: entrambi hanno in mano un partito con grandi potenzialità, ma non riescono a esprimerle. Conte potrebbe controllare il Parlamento, ma sembra che la maggioranza relativa l’abbiano gli altri. Salvini potrebbe controllare il centrodestra, ma non riesce a trovare candidati per Milano da mesi. Quindi affinità ce ne sono. Così come Conte è chiamato a prendere in mano un partito in rotta, ma bisogna vedere se riuscirà a rivitalizzare i 5 Stelle come Salvini ha oggettivamente fatto con una Lega ridotta al 4 per cento. Una battaglia difficile, ma non impossibile se si gioca la partita del 2023. Ma invece che nella vittoria, Conte potrebbe imitare Salvini nei suoi fallimenti: infatti nonostante un potere teorico infinito, il leader leghista non trova la quadra con gli alleati sui nomi dei candidati se non con una fatica immensa. Ci prova, ma non ci riesce. Circondato da fedelissimi forse non all’altezza, forse dalla certezza di qualità che non ha. Perché Berlusconi aveva la magia dei milioni: quando politicamente non si trovava l’accordo, faceva pesare le televisioni nazionali e i soldi e tutti tacevano. Salvini non ha aziende come Conte e Renzi, dunque come hanno notato alcuni è più difficile ricattare la nuova generazione come successo con Berlusconi. Ma le energie per gestire grandi gruppi le hanno? Perché Renzi si è ritagliato il ruolo di uomo di palazzo molto bene, in attesa che la Natura liberi certi posti di potere. Ma gli altri due? Alla fine le affinità e differenze tra Salvini e Conte come si orienteranno? Somma di pregi o cumulo di difetti?