Quei burqa e hijab che piacciono ai milanesi. Ci sono e si vedono da anni, ma stranamente non hanno mai scandalizzato i raffinati abitanti del 20121, né si hanno notizie di emiri scacciati da un singolo negozio di Montenapoleone. Forse perché in quel caso il rispetto per le altre culture ha preso il sopravvento, forse perché con una strisciata di carta di credito si compra più di un vestito o una casa in uno dei grattacieli di dubbio gusto sorti nel capoluogo lombardo. Si compra il consenso. Silenzioso. Omertoso. Come in una Corleone qualsiasi degli anni d’oro di Totò Riina. Se però in un paese islamico, chi ci vive da migliaia di anni, decide di imporlo, scattano le raccolte firme. Nonché la surreale incitazione a costringere con la forza popoli stranieri a vivere come noi. Perché a quanto pare c’è burqa e burqa. Quelli in Montenapoleone non sono scandalosi, così come nessuno ha mosso un sopracciglio pensando che la fase esplosiva di Milano è stata finanziata dai cinesi e dai fondi di teocrazie mediorientali che hanno costruito Gae Aulenti ed Expo. Cioè due modelli di soppressione totale delle libertà individuali hanno reso Milano di nuovo lanciatissima (prima di schiantarsi sul Covid), però in quel caso solo pochissime sparute voci di ultimo piano avevano sollevato qualche perplessità. Perché se si è moralisti lo si dovrebbe essere sempre. Se no viene il dubbio che l’Afghanistan sia una delle poche nazioni senza il diritto di vivere secondo le proprie leggi e tradizioni. Magari perché militarmente è decisamente più semplice da invadere rispetto alla Cina e economicamente non può finanziare un tubo di Milano. O magari il problema è che gli europei e gli americani hanno paura dei profughi. Perché la grande divisione del mondo è ancora tra poveri e ricchi. E se altri milioni di profughi dovessero riversarsi nel così detto Occidente, le istituzioni già in crisi dovrebbero fronteggiare rivolte contro le quali non hanno i mezzi perché in teoria nel mondo civilizzato non si può sparare ai cittadini. Per quanto sia vero che basterebbe sequestrare i fondi della fondazione Gates per sfamare decine di milioni di persone per anni, sembra tutt’ora impossibile: perché togliere ai ricchi è impossibile tanto a Roma e Washington quanto a Dubai. E infatti quei burqa e hijab che piacciono ai milanesi piacciono anche ad altri. Allora come andrà a finire? Forse l’Unione Europea sgancerà miliardi ai talebani pur di chiudere i confini afghani dall’interno. In fondo con Erdogan è andata così: ufficialmente ti disprezziamo, ma ti diamo miliardi se ti tieni i poveri siriani e iracheni. E noi perderemo un altro pezzo di dignità, ma non l’aperitivo sui Navigli.