Delirium trenis. Mancava una sindrome strana in questo periodo di Sars-Cov-2, specialmente in Lombardia. Non bastava la pessima esperienza del 2020 con decine di migliaia di morti. Non bastavano i cortei no pass, no vax, no tutto che hanno reso la capitale morale d’Italia la capitale della confusione mentale e mediatica. Ci voleva pure l’idea, anzi l’ideona, di istituire carrozze speciali per le donne sui treni. Perché è nata questa ideona? Perché per l’ennesima volta due donne sono state violentate su un convoglio meneghino. Se non succede a casa, succede al lavoro, oppure sui mezzi di trasporto. Perché i dati dimostrano che le donne sono spesso in pericolo a Milano, persino di fronte al Duomo in posti come Terrazza Sentimento dove mostri moderni come Alberto Genovese le seviziano in un delirio di droga e senso di potenza e impunità. Ma il delirium trenis ce le potevano risparmiare. Perché l’idea che una donna possa essere sicura solo se ghettizzata è da terzo mondo. O meglio da Afghanistan e altri posti ameni dove per evitare qualunque rischio le donne girano pure coperte dalla testa ai piedi. L’idea che per garantire a una donna di prendere un treno regionale sia necessario trattarla come del bestiame è delirante. A dir poco. Capiamo che possa sembrare normale nei tempi ormai impazziti in cui viviamo in cui si pensa a riservare posti auto per questa o quella categoria, a riservare posti nelle liste, a riservare insomma spazi comuni invece che renderli fruibili a tutti secondo regole di civiltà condivise. Ma sono appunto tempi pazzi. Non possiamo lasciar correre questo delirio senza almeno sottolineare il gigantesco errore che rappresenta questo genere di iniziativa. Domani cosa faremo? Riserveremo vagoni per i neri perché c’è stato qualche caso di razzismo? E poi per gli ebrei? E gli omossessuali? Perché fino a ieri si parlava di DDL Zan quindi il pericolo c’è. L’idea insomma ammettiamolo è delirante sotto tutti i punti di vista: non ultimo il fatto che se un molestatore sapesse di avere un carico di sole donne in arrivo potrebbe organizzarsi pure meglio per tendere loro un’imboscata. Speriamo dunque che questo delirium trenis si spenga molto presto e si ricominci a pensare a sistemi di vita condivisi da tutti, dove donne e uomini possano prendere il treno o qualunque altro mezzo senza ansia. Perché gli stupratori non si fermano relegando le donne in delle gabbie.