Terremoto: Trenord in balia della burocrazia, viaggiatori in balia di Trenord. Surreale, ma vero. Perché il terremoto avvertito nella bergamasca ha messo in luce una volta di più quanto ormai siamo in una società decaduta più che decadente. Produciamo miliardi, ma le strade sono piene di poveri. C’è cibo per sfamare due Italie, ma l’unica abbondanza percepita è quella di diabetici ultrasessantenni. E allo stesso modo, abbiamo un’eccellente rete di trasporto locale, ma non sappiamo come gestirla: l’esempio è proprio il terremoto. Tre secondi che hanno mandato in vacca tutta l’organizzazione che conta migliaia di dipendenti e va sotto il nome di Trenord. Prendiamo il caso di chi abbia avuto la sfortuna di trovarsi proprio su un treno diretto a Bergamo e che nel momento del terremoto quel treno passasse proprio nell’epicentro della scossa. Ecco fino a un primo momento tutto bene: il controllore è passato vagone per vagone spiegando che si era fermi perché a causa del sisma erano partiti i controlli precauzionali. Ora, lasciamo pure stare il fatto che dire qualcosa come “secondo le nostre procedure i controlli dureranno tre ore”. Sei, otto, insomma un numero. Non pretendiamo che addirittura abbiamo fatto delle prove, siamo in Paese dove il piano pandemico non era mai stato nemmeno verificato. Cioè era pura carta straccia. Ma almeno dire: entro breve partiranno i bus sostitutivi. E invece no. Perché? Perché il bus sostitutivo può partire solo se il treno viene dichiarato soppresso e a norma di regolamento il treno fermo per terremoto non è soppresso. Dunque cari viaggiatori prendetevela in saccoccia. Mica si può trovare un dirigente con le spalle larghe e la testa normale che vada oltre quanto espressamente prescritto da un pezzo di carta. Hai visto mai che gli chiedono i soldi degli autobus a lui. E così con la consueta disorganizzazione e panico immotivato tipicamente italiani, si è mossa la folla verso mille direzioni. Creando assembramenti sulle linee regolari oltre che molti mal di pancia, speriamo non troppi contagiati. Ma ci rendiamo conto? Una compagnia da 4mila dipendenti bloccata dal suo stesso regolamento. Con migliaia di persone a interrogarsi sul senso del regolamento invece che sul ripristino della circolazione, l’assistenza alle persone, ecc. Sono diventati così importanti questi regolamenti del cazzo (scusate il francesismo) che oltrepassano la vita delle persone. Perché tu puoi rimanere a piedi o subire qualunque disagio, ma il regolamento no. Non possiamo biasimare i dipendenti Trenord perché come ragionava Manzoni “il coraggio chi non lo ha non se lo può dare” ma noi stessi come società: abbiamo permesso che le parole scritte diventassero più importanti delle nostre vite, che la nostra società fosse in balia di un bollo fisico o digitale, permettendo alle nostre leggi di diventare un pericolo e non una difesa. Oggi il terremoto di Bergamo ci ricorda quanto abbiamo fallito e quanto siamo caduti in basso.