Se la crisi continua raccogliamo pacchi alimentari. Perché in questi tempi deliranti non vogliamo schierarci con quel capo di Stato o quell’altro. Vogliamo la possibilità di intervenire nelle crisi del nostro tempo senza per forza darci o farci dare una etichetta. Non è a nostro parere questa la situazione in cui dichiararsi a favore dell’Ucraina o della Russia, perché rifiutiamo il riflesso automatico e comune in questi tempi di cercare subito una bandiera. Noi siamo europei figli della fine del ventesimo secolo, non vecchi astiosi che parlano di guerre che non combatteranno mai. Quindi non siamo nè filo Putin, nè filo Ucraina. Siamo filo umanità. In migliaia sono bloccati in mezzo alla volontà di potenza di contendenti a cui il potere andrebbe sottratto immediatamente. E non hanno pannolini, medicinali di base, cibo a lunga conservazione e tanto altro. Dunque se i negoziati di cui si parla non dovessero andare a buon fine, noi siamo pronti: Se la crisi continua raccogliamo pacchi alimentari. Perché abbiamo già i contatti con la comunità ucraina e non vogliamo che i nostri aiuti si perdano nei meandri di qualche associazione internazionale per poi ritrovarseli venduti sotto costo nei mercatini del centro Italia. Quindi domani confermeremo se la raccolta verrà attuata anche attraverso la comunità dell’Osservatore. Noi ci siamo nelle crisi, ma non prendiamo bandiere se non quella italiana. E l’Italia ripudia la guerra, almeno ufficialmente. Quindi, fino a quando non decideremo di cambiarla, ci atterremo alla Costituzione, un gesto che dopo due anni di “Stato d’emergenza” è quantomeno minoritario.