Nessuno parla più di pace. Fino a pochissimo tempo fa la pace era un tema politico di importanza fondamentale per molte forze politiche, ma oggi nessuno parla più di pace. Si parla di processi, vendette di ogni tipo contro la Russia, il presidente ucraino ventila addirittura lo scioglimento dell’Onu a meno che non intervenga duramente contro la Russia. E nonostante le terribili immagini che arrivano dai media di tutto il mondo, nessuno persegue la pace, c’è solo una gran voglia di processi, armamenti e vendette. Forse il problema sono gli ultimi vent’anni durante i quali l’Occidente ha invaso nazioni su nazioni sempre per portare pace e democrazia. In Afghanistan si è cercato di cancellare del tutto una cultura millenaria perché diventata inaccettabile per una decina di Paesi “sviluppati”, segnando un grande fallimento dopo gli innumerevoli casi degli anni passati: in 48 ore una generazione formata ai valori occidentali si è sciolta di fronte a una banda di cammellieri male armati. Per non parlare dei casi europei come la Serbia di Milosevic distrutta a suon di bombe all’uranio impoverito. Sarajevo maciullata sotto i bombardamenti. O le guerre che a quanto pare interessano meno anche se donne, anziani e bambini vengono massacrati e violentati con crudeltà, ma trovandosi nella penisola arabica a quanto pare sono meno gravi. Forse anche in questo caso non è strano visto che ad esempio gli arabi controllano buona parte di Unicredit e del quartiere Garibaldi. E dunque sarebbe complicato entrare in rotta pesantemente con loro senza magari vedere serrata piazza Gae Aulenti con accesso solo a musulmani certificati. Oltre tutte le supposizioni resta solo un fatto: Nessuno parla più di pace. A tutti piace l’idea di una “bella guerra” soprattutto se a farla saranno i giovani. D’altronde in un Paese dove la maggioranza delle persone ha superato di trent’anni la gioventù non stupisce che qualcuno soffra con fastidio la presenza di chi ancora vive senza pillole per la pressione.