Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/7: le prime conseguenze. Perché come abbiamo visto nelle precedenti puntate la rete di fake news è ben strutturata. Ci sono stati i finti dossier trasmessi grazie all’apertura di account su gmx. Poi le prime denunce ai pm per poi arrivare a veri e propri report con dentro nomi importanti per le cronache, specialmente scandalistiche o affini. A un certo punto ecco che arrivano le conseguenze, perché con delle denunce in mano i magistrati si muovono. Ed ecco che una delle consigliere di amministrazione di Eni, la canadese Litvak, viene chiamata per un interrogatorio. Karina Litvak viene sentita dal pubblico ministero Giancarlo Longo. Siamo agli inizi del 2016. Le prime domande sono tutte relative al suo lavoro: come ha ottenuto il posto, che altri impieghi ha, se ha rapporti di amicizia con qualcuno dei consiglieri. La donna spiega che è una dei tre consiglieri investiti della nomina dagli azionisti. E che l’unico collega che conosce meglio degli altri è Luigi Zingales, in quanto subentrato ad Alessandro Profumo che era l’altro con cui aveva un minimo di rapporti. Poi le viene chiesto se ha mai ricevuto segnalazioni di attività sospette o illecite del gruppo Eni e lei prima di confermare la ricezione delle lettere citate nelle prime puntate di questa serie, spiega che ha ricevuto “un articolo di stampa (The Timas) che conteneva asserzioni su Eni in Congo-Brazzaville. Ho fatto girare l’articolo al segretario del cda per chiedere ulteriori chiarimenti” e poi specifica di non aver “mai segnalato illiceità”. Il secondo caso citato da Litvak è quello di “un signore brasiliano che accusava la filiale brasiliana di essersi comportata in modo non etico nei suoi confronti”. Solo dopo si arriva alla conferma della ricezione delle fake email. Ma come tutte, Litvak conferma di averle girate all’Ufficio Segnalazioni. Perché come ogni grande azienda, pure Eni è abituata a ricevere un gran numero di segnalazioni di ogni tipo. Ma Longo non molla e cerca altre conferme: vuole sapere se la manager ha o meno legami con lo studio legale Cova di Milano. Lei smentisce e spiega di conoscere solo un avvocato che si chiama Bruno Cova che lavora per lo studio Paul Hastings LLP. E stesso discorso per Cusimano di Telecom spa: lei lo conosce perché hanno partecipato a un gruppo di lavoro sull’anticorruzione nelle aziende. Il professionista le è tra l’altro presentato da Zingales. In questa fase dunque l’operazione sta riuscendo, perché i due consiglieri indipendenti del cda Eni sembrano sempre più colpevoli. O comunque in qualche modo sospetti. Pensare che a giugno 2021 diventeranno parti offese mentre 12 persone finiranno indagate con l’accusa di aver cercato di screditarli.
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