Gentile Draghi mandiamo in fumo la crisi. Perché lei sa che siamo nelle pesti. Ci permettiamo umilmente da sotto la suola del suo piede illuminato un piccolo infimo consiglio quale può essere un suggerimento proveniente da noi piccolissimi esseri umani a Lei Salvatore della Patria: Gentile Draghi mandiamo in fumo la crisi. Perché in questi giorni a Milano ci sono consiglieri comunali che si fumano spinelli in piazza per pubblicizzare il Festival della Cannabis. E’ vero: promuovere la droga è sbagliato. Non c’è storia. Ma lo Stato gestisce felicemente il traffico di sigarette da decenni, incurante dei tumori e dei danni alla salute della popolazione perché il popolo ha il diritto di morire come meglio crede. Per non parlare dell’alcol: si promuovono come belle e buone le vigne produttrici dell’alcol che causa 17mila morti all’anno solo per la dipendenza dall’alcol. Dal conto restano fuori le donne maltrattate, le violenze sessuali su donne e minori, gli incidenti d’auto, i politici che nei fumi del vino si fanno corrompere o compiono errori che poi gravano su milioni di persone. Allora sarebbe così grave liberalizzare la cannabis? Perché alcuni Stati americani subito dopo averlo fatto hanno persino abbassato le tasse senza difficoltà. E in fondo fumano comunque tutti: le statistiche sono credibili quanto quelle sull’evasione fiscale o il commercio in nero (se sono settori fuori dai radar come possono essere calcolati?). Se non ci crede faccia un test delle urine a chi lavora a Palazzo Chigi e vediamo quanti risultano stoici consumatori di pane e acqua. Sarebbe tra l’altro un modo per evitare di rovinare ancora le vite degli italiani togliendogli gli ammortizzatori sociali, il superbonus (l’unica politica verde seria attuata fino ad oggi), gli asili e molto altro. Tutto quello che sarebbe il motivo per cui ha senso uno Stato democratico. Se liberalizziamo un settore già di fatto libero (se arrestiamo chiunque si sia fumato una canna, dobbiamo chiudere il Paese) risolviamo il problema dei fondi per evitare di continuare sulla strada di una autocrazia di fatto. Sappiamo che Lei è stato scelto perché è il migliore tra noi poveri inutili mezzi uomini che non possono nemmeno immaginare di paragonarsi a Lei e dunque per lei non contano quisquilie come farsi votare per comandare un popolo, ma per una volta magari pure da questa marea di piccoli esseri pure un super uomo come Lei potrebbe accettare un consiglio. Anche perché l’inverno è alle porte e vorremmo sopravvivergli, se ce lo concede con magnanimità.