Fare politica è illegale? Perché l’ultima notizia della politica lombarda è l’iscrizione nel registro degli indagati di Carlo Fidanza. L’europarlamentare di Fratelli d’Italia è nelle pesti perché accusato di aver assunto il figlio di un suo collega di partito in cambio delle dimissioni di quest’ultimo dalla carica politica che ricopriva. Ora, posto che l’accusa non è certezza, ci chiediamo: fare politica è illegale? Perché checché ne dicano quelli che ripetono come pappagalli la parola lobby come se fosse una oscura organizzazione criminale avere delle idee e degli interessi è legittimo. O almeno dovrebbe esserlo. Perché il bene comune esiste se esiste un comune con anime diverse e pensieri diversi, trovare l’accordo tra le discordanze è il metodo trovato dalle società civili che si è sostanziato nella politica. Altrimenti è una caserma, dove pochissimo decidono e gli altri obbediscono. Il sogno dei comunisti di tutto il mondo e infatti a Stalin era riuscito abbastanza bene. Peccato che questa sia Europa. Quella vera. Senza distinzione di est o ovest. Una volta qui avere idee era qualcosa di positivo. Poi sono arrivati i forcaioli con la surreale teoria che il bene comune fosse superiore a tutto, tranne che alla loro opinione. Così oggi solo i tribuni possono parlare. Gli altri no. Una lunga serie di “non si può” ha sostituito le citazioni di Voltaire. Si chiudono gli asili pubblici mentre si finanziano tram arcobaleno o centri di analisi del vattelapesca. Forse ci siamo persi, anzi sicuramente ci siamo persi qualcosa. Quando abbiamo accettato che la libertà di parola dovesse essere limitata perché c’era il rischio che fosse usata male. Ci siamo persi qualcosa quando abbiamo ascoltato principi assoluti come i Sith. E ci siamo persi qualcosa quando abbiamo visto il male nella politica e non nelle invasioni chiamate “missioni di pace” prima e “operazioni speciali” poi. Per fortuna che in questo mondo ridicolo basta la stradale a rimandare indietro i carrarmati.