Settemila sindaci non sottoscrivono l’appello per far restare Draghi. Una notizia purtroppo passata sotto silenzio perché i renziani promotori della raccolta firme hanno ancora molti amici. Soprattutto di quelli che dicono agli altri di andare a votare, ma poi non vanno a votare. Un po’ come quando hanno convinto tutta la nazione a ribaltare il Parlamento per far assurgere Mario Draghi al ruolo di premier in quanto “migliore di tutti noi”, senza citare il fatto che il PNRR lo aveva ottenuto il governo Conte. Ma il giornalismo italiano è composto più di farfalle dalla memoria breve che da giornalisti normali. La raccolta firme tra i primi cittadini ne è un esempio: Settemila sindaci non sottoscrivono l’appello per far restare Draghi, ma viene presentato come un successo. Anzi sembrano tantissimi. eppure i sindaci in Italia sono più di ottomila. Quindi mille è una percentuale irrisoria. Ma nulla: Mario Draghi è superman, dicono. Perché i suoi titoli in economia superano di gran lunga qualunque nobel annoveri l’Italia, dicono. E’ il miglior economista di tutti gli italiani, dicono. Questo che è stato stabilito essere “l’italiano più prestigioso al mondo”, è stato rispedito a pensarci su da Sergio Mattarella. Uomo che avrà mille difetti, ma resta uno dei pochi che può trattare Draghi per quello che è: un manager abituato a decidere degli altri senza rendere conto a nessuno, specialmente a certe seccature come il Parlamento. Questa fastidiosa democrazia, il dibattito che coinvolge anche chi non ha studiato all’Harward. Insomma qualcosa di assurdo, per lui. Forse è per questo che poi settemila inferiori (come li chiamerebbero i sostenitori di Draghi) non votano l’appello per farlo restare. Forse sta finalmente finendo l’epoca delle crisi perpetue in base alle quali uomini migliori di noi ci sottraggono diritti e soldi in nome dell’emergenza del momento. Forse. Intanto non possiamo che constatare la tristezza di un momento storico in cui tutto il Sistema è così a pezzi da doversi affidare a un salvatore manco fosse Kenshiro.