L’Economist sottolinea il paradosso di una donna capo partito. Nei giorni scorsi vi abbiamo sottolineato quanto nel mondo progressista non si faccia altro che parlare di donne e dei loro diritti, salvo poi non affidarsi mai a loro per le questioni importanti. Perché questo sì è un paradosso, molto grave secondo gli stessi principi affermati dai leader del mondo progressista da Letta in giù. E forse non è un caso che da decenni il presidente della Repubblica lo sceglie la sinistra ed è sempre stato un uomo. Oggi però abbiamo la conferma che questo sottile disprezzo per le figure di donne, a meno che non siano Lbtq+, è endemico negli ambienti “progressisti”: infatti L’Economist sottolinea il paradosso di una donna capo partito. Perché si chiama Fratelli d’Italia e dunque secondo una logica un po’ da uomo delle caverne, il capo dovrebbe essere un uomo. Per lo stesso ragionamento l’inno d’Italia non deve essere cantato dalle donne, perché il ritornello recita appunto Fratelli d’Italia, dunque non essendo citate le sorelle, meglio che stiano zitte. Il cervello dei progressisti contemporanei è davvero singolare: in ogni camicia o pantalone nero vedono un chiaro ritorno del fascismo e poi si comportano come i più beceri conservatori. Comportamento legittimo, perché al momento siamo in democrazia. Il vero dubbio è perché continuino a buggerare gli elettori che sembrano ancora più rimbambiti di come gli house organ progressisti definiscono l’elettore medio di centrodestra.