Non andate a votare

Non andate a votare. Seriamente: meglio evitare. Perché poi magari qualcuno vi chiede pure chi avete votato e vi sentite obbligati a giustificarvi come in un’interrogazione che vi becca impreparati. Non andate a votare, potreste dovervi prendere una responsabilità seria. Molto più seria che affermare verità su Facebook. Vi toccherebbe pensare, soppesare, magari persino leggere qualche programma elettorale o sentire interi discorsi di chi si è candidato. Non andate a votare che poi vi tocca pensare. Meglio qualche rapido video su Instagram o TikTok in cui vi ripetono messaggi pensati in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali (cita). Così avete qualche opinione forte, qualche episodio che va forte sui social e nelle conversazioni costituite da battute e aforismi. Votare implica avere una seppur vaga idea di cosa sia realmente l’Amministrazione pubblica, significa aver speso tempo a studiare il mondo, tutta roba noiosa: meglio, molto meglio, la polemica su Zaniolo o la disquisizione su come erano vestiti i presenti ai funerali dell’ultima regina britannica che ha avuto la compiacenza di lasciare questo mondo. Roba forte, divertente e appassionante. Decidere chi sceglierà come vivete è noioso, pesante. E poi inutile, dicono. Perché tanto se voti in massa qualcuno, poi ci penseranno i Napolitano o Mattarella a scegliere governi diversi. Non andate a votare, poi c’è il rischio di delusioni serie e ormai siamo abituati solo a restare delusi da un calciatore o un personaggio di qualche serie tv o pagina Instagram. Votare è noioso, pesante, ad alto impatto di responsabilità serie per un Paese dove il modo di dire più frequente è “fatti i fatti tuoi che campi cent’anni”. Meglio non andare a votare. Lasciate fare a chi si occupa di politica. Quella è meglio subirla e borbottare più forte con parenti e conoscenti. O parlarne senza mai aver gestito neppure il condominio. Perché come tutti hanno solide certezze sul calcio senza mai essere stati veri calciatori, per la politica è lo stesso: in Italia siamo pieni di esperti, ma scarsi a votanti. E allora noi siamo a favore della tendenza maggioritaria: non andate a votare, continuate a parlare e scrivere sui social. Un mi piace è leggero e passeggero, un voto si conta e si pesa. Meglio lasciar stare dunque, poi magari viene da pensare e quello è deleterio. Specialmente in Italia, dove tutti preferiscono servire borbottando.