E adesso che si fa? Se lo chiedono in tanti, anzi praticamente tutti. Giorgia Meloni ha subito archiviato la festa per il successo elettorale, perché deve formare un governo in tutta fretta. Secondo l’ormai ex segretario Pd Letta sta reclutando gente per reintrodurre le camicie nere. Secondo persone più lucide sta cercando persone per costituire un governo che sappia governare. Sfida difficile, tanto più che ha tutte le attenzioni di chi pensava di vincere col solo appoggio di poteri esteri. Quindi per ora Meloni limita apparizioni e dichiarazioni, mentre tutti sperano che stia lavorando sul cosa fare per affrontare un duro inverno. La prossima grande sfida politica imminente è la Lombardia, in secondo piano il Lazio. La Lombardia viene prima perché potrebbe essere il de profundis della Lega targata Salvini: lui è un altro che si chiede: e adesso che si fa? Perché Salvini ha cercato di vendere la debàcle come un successo parlando della “quota cento” parlamentari, ma tanti (Maroni in primis) non sono convinti che l’ennesimo insuccesso elettorale possa essere considerato una vittoria. E se per caso fosse Meloni a decidere chi sfiderà la sinistra per Regione Lombardia, potrebbe essere l’occasione degli anti-salviniani per togliersi il paninaro di torno. Ma c’è chi sta pure peggio: il Pd sta finalmente ragionando sull’opportunità di sciogliersi. Dopo anni e anni di “chi siamo?”, il partito ha capito che forse il Pd non è mai esistito. Era solo un’accozzaglia anti qualcosa. Una sorta di comitato di liberazione nazionale in versione sfigata. Una parodia a suo modo. E ben riuscita. Negli ultimi dieci anni infatti non ha mai fatto nulla di sinistra. Perché i soldi per i poveri, partite iva comprese, li chiedevano altri. Come il Movimento 5 Stelle e le destre. Il Pd si è limitato a governare, con un sottile piacere quando si parlava di governi tecnici che senza essere eletti tagliavano qui e là diritti e sostegni alle fasce deboli mentre gli ex colleghi dei Monti e dei Draghi facevano affari d’oro affossando l’economia degli Stati. Quindi l’e adesso che si fa del Pd pare essere il “adesso ci si scioglie”. Come è giusto che sia. Quelli di destra andranno con Calenda e Renzi, mentre quelli di sinistra si divideranno tra Verdi e M5S diventando di nuovo politici di sinistra. O almeno così sembra che possa andare. Ma di fatto, ovunque ci si giri risuona sempre la stessa domanda: E adesso che si fa?