Baffi (FdI): “Cibo sintetico? No, difendiamo le filiere agroalimentari del nostro territorio, che rappresentano identità e qualità”. “Il cibo sintetico è lontanissimo dalla cultura agroalimentare del nostro territorio e della Lombardia, prima regione agricola d’Italia. Il tema è stato affrontato oggi in Aula a palazzo Pirelli e sono soddisfatta per l’approvazione della Mozione con cui il Consiglio impegna la giunta regionale a sostenere la petizione promossa da Coldiretti contro il cibo sintetico e tutte le iniziative di sensibilizzazione volte a richiamare l’attenzione sui rischi della diffusione del cibo da laboratorio. Da Consigliere di un territorio a vocazione agricola come il Lodigiano, sarò sempre dalla parte delle filiere agroalimentari, che rappresentano storia, tradizione, eccellenza e identità, in un percorso condiviso con convinzione anche dal Ministro all’Agricoltura Lollobrigida”.
Così Patrizia Baffi, Consigliere Regionale di Fratelli d’Italia, a margine del Consiglio Regionale in cui è stata approvata la Mozione 833 “Sostegno alle iniziative contro il cibo sintetico”.
“Parlare di carne prodotta in laboratorio, di latte ‘senza mucche’ o di pesce senza mari, laghi e fiumi significa offendere l’enorme patrimonio produttivo e culturale che rappresenta una delle principali eccellenze italiane e lombarde – continua Patrizia Baffi -, con lo stesso approccio distorto che si rileva nel Nutriscore. No, non possiamo accettare che tutto questo minacci i sacrifici e l’impegno di tante aziende che mantengono un rapporto non solo di lavoro ma anche di amore e di tutela con la nostra terra per offrire prodotti di assoluta qualità. Il comparto agricolo lombardo conta 52mila imprese attive, 126mila dipendenti, 32 prodotti a marchio DOP e IGP, 26 dei quali di origine animale: è un valore che dobbiamo difendere e valorizzare con ogni mezzo”.
“Il cibo sintetico comporta inoltre un consumo maggiore di acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali – conclude Patrizia Baffi – e, spezzando il legame che unisce cibo e natura, rischia di introdurre un monopolio di offerta con un pericoloso impatto socio-economico-qualitativo”.