L’ottimo risultato ottenuto da Forza Italia – partito dato per morto da più parti – alle Regionali in Abruzzo, evidenzia la sostanziale differenza con Fratelli d’Italia: il primo ha perso un leader, ma conservato la classe dirigente, il secondo ha trovato una leader, ma non riesce a costruirsi la classe dirigente. Condizione che costringe i meloniani a cercare ancora candidati e quadri quasi esclusivamente fra le limitate risorse umane di cui disponeva prima di raggiungere il successo, mentre gli azzurri hanno uomini e donne sufficienti sia per gestire il partito, sia per farsi trovare pronti a ogni tornata elettorale. Evidentemente, lo slogan “Siamo pronti!” sarebbe stato meglio declinato in un “Sono pronta!”.
Perché? Per vari motivi. Partendo dal fatto che i pochi che hanno contribuito a portare il partito fuori dal guado faticano a fidarsi dei nuovi arrivati e tendono a relegarli in ruoli di secondo piano. Vi è poi il vezzo poco conservatore, ma molto conservativo per cui chi ha ottenuto posizioni di rilievo vuole mantenerle a ogni costo impedendo la crescita di chi gli sta alle spalle. Senza dimenticare i clan famigliari, più o meno allargati, che fanno incetta di posizioni per parenti e amici o quanti eletti in più istituzioni che mantengono i doppi incarichi (contro la volontà della stessa Meloni) impedendo di fare esperienza a quelli che li sostituirebbero se si dimettessero da uno di questi.
Se Giorgia Meloni non riuscirà a dare una svolta a questa situazione la prospettiva cui si trova davanti Fratelli d’Italia è un paradossale “urne piene e poltrone vuote” con la conseguente necessità di riempirle con “peones” o con esponenti di altri partiti andando a erodere, spostandolo ad altri, il consenso elettorale fin qui ottenuto. Un esempio su tutti, che poi è quello che interessa chi legge questo giornale, il prossimo candidato sindaco di Milano, per il quale i meloniani non sono capaci di proporre nessun loro esponente, se non andando a pescare improbabili nomi fuori dal partito, con il rischio che ottengano lo stesso disastroso risultato di Parisi e Bernardo, mentre Forza Italia, Lega e persino Noi Moderati sono in grado di produrre un lungo elenco di candidati di bandiera.