Può sembrare un paradosso, ma da queste elezioni europee il dato più importante è l’importanza assunta dalle consultazioni grazie al sovranismo. Se non ci fosse stata l’onda dei popoli, piaccia o meno quella è, di Bruxelles e Strasburgo avrebbero continuato a occuparsi in pochi. Il Parlamento europeo infatti esiste ormai da parecchi anni, ma per lo più era un cimitero politico per chi non trovava spazio nei rispettivi Paesi. Soprattutto per l’Italia. Se avevi i voti, ma non sapevano dove metterti, ti mandavano in Europa.
Chi non ricorda i pezzi satirici o polemici sulla discussioni infinite su come doveva essere una melanzana? Oggi, con il mercato interno invaso da tutto il pensabile, si comincia a capire che per quanto sembrassero ridicole, quelle discussioni non lo erano affatto. Che i confini importanti sono quelli europei, perché nel pur tante differenze, la cultura europea è quella che ha contagiato col socialismo persino gli Stati Uniti. E quella che lentamente, si spera, riuscirà a penetrare anche la Cina con il tema dei diritti civili.
Oggi dunque la corsa per le europee è tutt’altro che secondaria, anzi: a seconda di chi ci andrà vedremo cambiare le leggi e le nostre abitudini. Gli stessi politici italiani sembrano finalmente aver capito che il Parlamento nazionale è di fatto esautorato dalle sue funzioni: si passa il tempo ad approvare le direttive comunitarie o ad adattare le leggi nazionali a quelle europee. Quindi bisogna essere nell’assise europea per poter fare qualcosa di rilevante per il proprio popolo, i seggi nazionali servono più alle carriere individuali anche fuori dalla vita pubblica. Per occuparsi di res pubblica serve l’Europa. E per capirlo è stato necessario che i popoli scegliessero in autonomia nuovi tribuni come i Gracchi ai tempi degli Antichi Romani. Forse sembra strano, ma è tutto indica che proprio grazie al sovranismo l’Europa è tornata rilevante.
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