Gli alpini stuprano. L’accusa è stata lanciata nel più vile dei modi: con le scritte sui muri. Siamo abituati da tempo all’incivile e vile vendetta dei così detti antagonisti contro muri e oggetti, ma almeno gli alpini lasciateceli stare. Sono uno dei patrimoni nazionali, sia umani che storici. Come i vigili del fuoco rappresentano la parte migliore di ciò che chiamiamo Italia: sono militari, ma senza il peso della divisa perché il loro legame con la montagna li rende qualcosa di più vicino. Sono come persone conosciute in armi, più vicine all’ideale del cittadino guerriero che ai generali che hanno spedito i nostri soldati a morire di leucemia oltre Adriatico (ah per altro quei generali hanno pure fatto carriera).
Nonostante gli autobus girino con le scritte “Viva gli alpini”, benedicendoli così con l’unica benedizione che ormai vale in Italia cioè quella della sinistra, c’è chi si è preso il disturbo di scrivere quelle scritte infamanti. Un gesto, appunto, vile, compiuto dagli stessi che affrontano mazze in mano la polizia o più spesso le auto di cittadini comuni che hanno avuto la sfortuna di parcheggiare nel posto sbagliato. Però un gesto tanto debole nel pensiero e nell’atto suggerisce uno spunto essenziale: oggi come oggi l’Italia ha decisamente bisogno di ritrovare l’unità di pensiero e di lingua che la definisce come nazione. La mancanza di un pensiero comune causata dalla distruzione dei valori precedenti porta a una confusione il cui primo risultato è l’odio: un piccolo esempio lo ha fornito Diego Fusaro che in un recente intervento ha inserito l’idea di mettere fasciatoi nei bagni degli uomini in un presunto complotto mondial-capitalista per distruggere la figura del maschio.
Ora pensiamo che come spesso accade Fusaro abbia detto un’idiozia, ma lui ha capito che un certo mondo è morente e non morto: sono ancora tanti gli uomini che si sentirebbero frustrati nella loro mascolinità se dovessero cambiare in pubblico un figlio. E di solito sono gli stessi che finiscono per essere clienti della sterminata comunità di transessuali importata in Italia da ogni parte del mondo. Ma il punto non è tanto scoprire se il “Paese della famiglia” sia effettivamente il centro di un complotto mondialista per avere la più grande comunità di trans del mondo con la regia occulta della Chiesa, ma la reazione di Fusaro. A un’iniziativa che poteva essere utile o ignorata, ha risposto con l’idea di un complotto. Una qualche trama oscura, insomma odio. Ma Diego non è il problema, anzi, aiuta a capire come si sente buona parte della società: al centro di una lotta con qualcosa più grande di lei, un mondo che cambia senza che nessuno glielo abbia chiesto, in cui sembra all’opera qualcuno che vuole aggiungere sofferenza all’aumentato dolore della vita. Dall’altro lato una generazione di passaggio, senza passato perché gli è stato insegnato a rinnegarlo, senza presente perché nessuno sa indicare una strada e senza futuro perché la crisi è arrivata nel mezzo della vita, né alla fine né all’inizio, dunque non c’è stato un mondo migliore prima né la speranza di uno migliore dopo.
L’unico linguaggio che resta è dunque quello dell’odio: quando non si sa ciò che vale di più, cioè il vecchio “conosci te stesso”, si può solo individuare ciò che si odia. Ciò che non si vuole. O che si vuole distruggere. Compresi gli alpini, uno degli ultimi concetti viventi. Noi invece pensiamo di sapere chi siamo, per questo ancora più forte scriviamo: VIVA GLI AlLPINI!