Nome dell'autore: Michelangelo Bonessa

Giornalista per inclinazione allo scrivere e al non essere allineato, direttore editoriale dell'Osservatore Meneghino per le mille e imperscrutabili vie della vita. Ho scritto per Narcomafie, Corriere, Giornale, Fattoquotidiano, LaPrealpina, Stile, 2duerighe.com, MilanoPost, l'Esagono e molti altri.

Quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly

Quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly. Esploriamo ancora il magico mondo di Fabio Rampelli, deputato per quanto possa sembrare strano. Nonché vicepresidente della Camera. Quindi secondo Giorgia Meloni uno dei migliori di Fratelli d’Italia visto che è vice della quarta carica dello Stato. E proviamo dunque a vedere il mondo con i suoi occhi: oggi parliamo di Quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly. Perché un certo Luca Zaia e buona parte dello stesso governo, a questo punto traditore degli ideali rampelliani, promuove questa gigantesca fiera del vino italiano con una parla inglese. A sto punto, albionica. Vinitaly. E che bisogno c’è di quella Y? Questa vocale a metà che nel nostro alfabeto non esiste nemmeno. Eppure niente. Da anni quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly continua. E tutti a farsi vedere lì come se fosse qualcosa di cui andare fieri. Come se bisognasse essere felici che il vino italiano (ma soprattutto veneto, sottolineerebbe Zaia) viene venduto in tutto il mondo? Meglio berselo tutto noi. E che chi vive oltre le Alpi si beva il suo vino. Chiamiamolo Vinitalia, dando l’accesso solo a chi è munito di carta d’identità patriottica. Possibilmente di città minori, quelle dove sono ancora tutti bianchi. Italiani. Gente che parla dialetto. Così da realizzare una gigantesca sbronza in cui tra l’alcol e i dialetti diversi nessuno capisca più un tubo di quello che dicono gli altri. Una celebrazione di Babele. Forse ci siamo spinti troppo in là? Beh questo è il governo che istituisce il Ministero del Made in Italy ( e vuole pure un liceo del Made in Italy) e poi vuole multare chi usa termini inglesi. Per non parlare di chi come il Meloni che ne è capo, poi va pure al Vinitaly. Un governo pazzerello all’apparenza. Che inevitabilmente porta a sognare un mondo folle come solo gente tipo Erasmo aveva saputo immaginare. Un mondo dove il Vinitaly può diventare quella pericolosa manifestazione anti italiana chiamata Vinitaly.

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Rampelli contro il ministero che ha inventato Meloni

Rampelli contro il ministero che ha inventato Meloni. Perché in questi giorni sta facendo parlare di sè l’onorevole Fabio Rampelli, niente meno che il vicepresidente della Camera. Il deputato di Fratelli d’Italia ha presentato una proposta di legge che multerebbe l’utilizzo eccessivo di termini inglesi con sanzioni fino a 100mila euro. Una evidente provocazione, a meno che il governo Meloni non abbia intenzione di far uscire l’Italia dal mondo e trasformare lo Stivale della Corea del Nord europea. Potremmo citare le migliaia di “bar” che sarebbero costretti a cambiare insegna, giusto per fare un esempio. O le migliaia di aziende che dovrebbero mettere in bilancio multe quotidiane perché vivendo di export devono parlare inglese con i loro clienti, sempre che appunto non si pensi a una nazione del tutto autarchica. Cioè trasformare tutti gli italiani in pezzenti veri stile Corea del Nord, fatta eccezione per la famiglia del leader maximo. In fondo l’humus culturale è quello giusto: dopo aver perso l’occasione di internet nella seconda metà del Novecento, ora mettiamo al bando le intelligenze artificiali. Perchè l’Italia fu uno dei primi Paesi al mondo a essere connesso a internet, ma pensò bene di tenere lontana la tecnologia perché i politici di allora preferivano un popolo di ignoranti mantenuti con pseudo posti di lavoro a persone istruite e in grado di pensare con la loro testa. Così ci siamo indebitati fino al Tremila per pagare quelle stesse tecnologie che potevamo avere. Ma questi sarebbero pure argomenti seri, dunque non consoni alle provocazioni di cui è strumento il Parlamento italiano: perché il governo Meloni ha introdotto il Ministero del Made in Italy. Ma il suo deputato vuole multare chi usa troppi termini inglesi. Beh, in Ministero del Made in Italy, almeno due su tre sono decisamente inglesi. Dunque il deputato di FdI vuole multare il suo governo. Surreale? No, Rampelli. Oltretutto nella vicenda di Rampelli contro il ministero che ha inventato Meloni, c’è il tema proprio del Made in Italy. Tutti i governi, sovranisti o meno, ci hanno sfranto l’anima con le violazioni del made in Italy e si battono in ogni sede dentro e fuori dai confini italiani per tutelarlo. Poi arriva Rampelli e vi vuole multare? Dai Giorgia, sei un presidente del Consiglio che studia, che parla quando ha studiato un argomento. Che sta cercando di fare, al di là di cosa si pensi delle tue convinzioni questo aspetto è innegabile. E poi lasciate Rampelli libero di multarvi? Ah per altro: Rampelli si è accorto di una pericolosa manifestazione di questi giorni? Si chiama Vinitaly. A questo punto arrestateli tutti.

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Chi si candida per le europee?

Chi si candida per le europee? La domanda ritorna a cadenza regolare e tornerà ancora: perché oggi come oggi le elezioni regionali sono fatte. Meloni ha vinto. Ma la sua attività è da sempre anche orientata all’Europa, perché il presidente del Consiglio sa bene che non si tratta solo di un posto dove mandare chi ha fallito in Italia. Non è più un buen ritiro, ma un luogo essenziale per portare avanti politiche con un vero effetto. Perché come ha dimostrato il PNRR, chi lavora bene a Bruwelles, può mettere i conti in sicurezza. O comunque avere ancora un’economia. E Meloni ha in testa di usare i fondi ottenuti dai governi precedenti per finanziare il ponte sullo stretto di Messina. Perché alla fine quello vogliono fare lei e i suoi: restare nella storia. Una semplice messa in ordine dei conti pubblici non interessa davvero agli italiani. Invece un ponte che unisce l’Italia potrebbe essere un’opera storica da rivendersi per decenni. E sarà pure l’unica operazione che potrebbe convincere gli europei a dare retta alla destra italiana. Magari con l’effetto domino di rilanciare l’economia del sud proprio quando già avrà sicuramente una botta di entusiasmo e di Pil con la vittoria del Napoli in campionato e (forse) in champions. E se si risolleva il Sud, l’Italia per la prima volta potrebbe diventare davvero una potenza trainante per tutta l’Europa.

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Sindaco Sala ferma il consumo di suolo!

SINDACO SALA, FERMA IL CONSUMO DI SUOLO! Riportiamo una testimonianza di un gruppo di associazioni milanesi: 30 sigle firmano e consegnano a sindaco e Giunta un appello per l’azzeramento del consumo di suolo a Milano e Città Metropolitana La notizia è già stata ripresa da numerosi media: venerdì 23 mattina una delegazione di 5 rappresentanti (tra cui la fondatrice di “ForestaMI e poi DimenticaMI?” e coordinatrice di #BagnaMI Adriana Berra) ha consegnato a Palazzo Marino un appello sottoscritto da una trentina di sigle (tra associazioni, comitati e qualche esponente politico) in cui si chiede al sindaco Sala e alla sua Giunta di intervenire per realizzare l’azzeramento del consumo di suolo a Milano e Città Metropolitana. Oltre a intervenire sugli strumenti urbanistici del Comune di Milano, per raggiungere tale obiettivo, Beppe Sala – che è anche sindaco metropolitano – dovrebbe coinvolgere anche i sindaci dei 133 comuni della Città Metropolitana. L’appello arriva dopo la notizia che la Città Metropolitana di Milano ha perso 12 miliardi di fondi del Pnrr destinati alla forestazione (urbana, periurbana ed extraurbana) perché mancano le aree dove realizzare gli interventi: con i fondi persi si sarebbero potuti mettere a dimora 276mila alberi, ma il territorio della Città metropolitana è troppo urbanizzato per trovare gli spazi per boschi e boschetti. Eppure greenish Beppe riesce a definire una “buona idea” il progetto del Milan di realizzare un nuovo stadio sull’area de la Maura, oggi una distesa verde di 15 ettari parte del Parco Agricolo Sud. Domenica scorsa 3mila cittadini sono scesi in strada per dar vita ad un grande abbraccio collettivo, simbolico della volontà di difendere la Maura dalla cementificazione. Ma Sala fa a finta di nulla e continua a dialogare con il Milan sul progetto. Tra i firmatari dell’appello figurano anche il Coordinamento per la tutela del verde cintura urbana di Milano Parco-Ovest che ha organizzato l’abbraccio a la Maura, oltre al Comitato Referendum per San Siro, il WWF Lombardia, la Lipu di Milano, il Circolo Legambiente Zanna Bianca, il Circolo Laudato Si di Busto Arsizio, Milano in Comune (il cui portavoce Gabriele Mariani ha risposto alle domande dei giornalisti intervenuti alla consegna dell’appello), e tanti altri. L’appello è stato consegnato e protocollato a Palazzo Marino, all’attenzione del sindaco, e inviato via email a tutta la Giunta. I firmatari sono determinati a non lasciare che l’appello cada nel vuoto. “Il tema è caldo e il sindaco non può continuare ad ignorarlo. Non glielo permetteremo. Questo appello è solo l’inizio”, scrive sulla propria bacheca Facebook Adriana Berra, che con “ForestaMI e poi DimenticaMI?” – Cittadini di #BagnaMI è stata tra le prime a firmare. Intanto la Rete dei Comitati della Città Metropolitana di Milano ha organizzato per giovedì 30 marzo un convegno alla Università Statale (via Festa del Perdono, ore 15-19) proprio sul tema del Consumo di suolo. — “ForestaMI e poi DimenticaMI?” Gruppo di cittadinanza attiva nell’iniziativa “BagnaMI, salviamo gli alberi di ForestaMI”. Pagina Facebook: Forestami e poi Dimenticami? | Milan | Facebook Gruppo Facebook: BagnaMI 2023 – milanesi “bagnanti” di alberi | Facebook Account Instagram: forestami_e_bagnami Whatsapp (inviare messaggio per primo contatto): 3715840791

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Blonde d’aquitaine a Cibus Parma: scoprire un’eccellenza europea insieme a Davide Oldani

Blonde d’aquitaine a Cibus Parma: scoprire un’eccellenza europea insieme a Davide Oldani. Asprocarne Piemonte presenta un workshop per la valorizzazione della filiera sostenibile di questa razza bovina nata in Francia e allevata in Italia. I riflettori di Cibus Parma si accendono sulla carne Blonde D’Aquitaine e sulla sua filiera sostenibile in un workshop con la partecipazione straordinaria di Davide Oldani. Rivolto ai giornalisti, l’evento avrà luogo il 30 marzo alle ore 10:30 presso lo stand di “Blonde d’Aquitaine: European Beef Excellence”, il progetto triennale, cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Reg. (UE) 1144/2014, promosso da Asprocarne Piemonte e France Blonde d’Aquitaine Sélection e volto alla valorizzazione di questa rinomata razza bovina. Oltre a preservare e far conoscere le caratteristiche della Blonde D’Aquitaine, il programma promuove una zootecnia sostenibile e attenta al benessere animale: questo impegno garantisce al consumatore un prodotto di qualità superiore e un elevato standard di sicurezza, certificato dal marchio Consorzio Sigillo Italiano. Sarà proprio il direttore di quest’ultimo, Giuliano Marchesin, a presentare i vantaggi del nuovo disciplinare Allevamenti Sostenibili mentre l’intervento del presidente di Asprocarne Franco Martini illustrerà l’importanza dell’allevamento protetto in Italia. A evidenziare la versatilità di questa materia prima nel contesto dell’alta cucina sarà lo chef Davide Oldani del Ristorante D’O, già portavoce di un approccio sostenibile alla ristorazione riconosciuto dalla Stella Verde Michelin. L’incontro farà luce sulle peculiarità che contraddistinguono la Blonde D’Aquitaine e le assicurano un ruolo centrale nel mercato europeo. Questo bovino dal caratteristico mantello fromentino deve a decenni di accurata selezione la produzione di carne di prima qualità e una spiccata facilità d’allevamento. Al fine di supplire alla richiesta italiana di carne, superiore alle risorse interne, numerosi capi di razza Blonde D’Aquitaine vengono importati dalla Francia e allevati poi nelle aziende del Belpaese seguendo una alimentazione controllata: due nazioni dalla ricchissima tradizione gastronomica trovano in questa eccellenza agroalimentare un punto d’incontro. Asprocarne Piemonte Asprocarne Piemonte è un’organizzazione italiana di produttori di bovini da carne, nata per migliorare, promuovere, valorizzare e commercializzare le carni bovine prodotte dagli allevatori associati. Operante sull’intero territorio della Regione Piemonte, oggi conta circa 500 soci che allevano oltre 130.000 bovini da carne di razze italiane ed estere, costituendo la principale interfaccia dei produttori piemontesi di carne bovina con il mercato. France Blonde d’Aquitaine Sélection France Blonde d’Aquitaine Sélection è un’associazione francese autorizzata dal Ministero dell’Agricoltura. Il suo organismo di selezione mira a guidare il programma di miglioramento genetico della Blonde, mantenere aggiornato il Libro Genealogico della razza e certificare i capi riproduttori selezionati. Inoltre, si impegna a rappresentare gli allevatori presso enti pubblici e professionali, ad assicurare i loro interessi generali attraverso l’organizzazione di eventi specifici e implementando attività di promozione sul territorio. Per saperne di più, www.blonde-aquitaine.com

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Sull’acqua siamo in sempre in ritardo

Sull’acqua siamo in sempre in ritardo. Come sui cambiamenti climatici. Perché? Molti dicono che è una questione di mancata armonizzazione tra economia e ambientalismo: in due parole, saremmo tutti d’accordo nel rispettare l’ambiente, ma non ci sono soluzioni realistiche per sostituire il nostro modello economico. Sull’acqua stesso discorso: sono tutti d’accordo sull’idea di non sprecare la risorsa, ma prima di tutto bisogna partire dal Sud. Dicono. Sembra però che ci sia un’epidemia di memoria da farfalle: l’anno scorso il Nord ha sofferto molto più del Sud la carenza d’acqua. E tra l’altro il Sud si sta già attrezzando con infrastrutture internazionali come il mega acquedotto che porterà l’acqia dall’Albania alla Puglia. Il Nord invece in tutta probabilità si affiderà all’ennesimo leghista con la terza media chiara come titolo di studio e una soluzione facile tipo “prima l’acqua agli italiani”. Nessuno sembra ricordare che l’unica agricoltura che non ha sofferto per nulla della siccità è stata quella sarda. Lo ripetiamo: quella sarda. E la Sardegna non è certo nota per essere un’isola caraibica tutta fiumi e foreste. Però è stata fatta, non discussa, una politca degli invasi. Perché il tema non sono le risorse. Il tema è che la politica è stata depauperata dalle squallide discussioni degli ultimi decenni, con il risultato che quando bisogna decidere cosa fare, solo le bance possono farlo. Gli altri si attaccano al proverbiale tram. Un disastro sociale che ha causato a cascata disastri e sprechi di risorse, quelli sì inaccettbili. Perché è surreale che la priorità delle nostre società mettano in cima alla lista i bilanci delle banche e non la sopravvivenza della civiltà umana stessa. Ma abbiamo pure consegnato un Paese con duemila anni di storia a un banchiere e tutti si sono messi in ginocchio, l’unica tradizione romana rimasta nei nostri costumi. E così sull’acqua siamo sempre in ritardo. Fino a quando non saremo annegati nella merea delle nostre inadeguatezze.

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