Nome dell'autore: Michelangelo Bonessa

Giornalista per inclinazione allo scrivere e al non essere allineato, direttore editoriale dell'Osservatore Meneghino per le mille e imperscrutabili vie della vita. Ho scritto per Narcomafie, Corriere, Giornale, Fattoquotidiano, LaPrealpina, Stile, 2duerighe.com, MilanoPost, l'Esagono e molti altri.

Per la rimonta puntare su Milan o Inter?

Per la rimonta puntare su Milan o Inter? Perché il campionato è ancora lungo, dunque la possibilità di vincere il titolo è aperta per tutti. Esclusi magari i fanalini di coda della classifica, però per tutti gli altri c’è una piccola o media speranza di non lasciare vincere il Napoli. E’ certo che se vincesse il Napoli sarebbe un bene probabilmente per tutta l’economia italiana visto che l’entusiasmo partenopeo potrebbe liberare anche energie economiche imprevedibili persino dal più acuto analista  di Wall Street. Però da giornale meneghino, noi limitiamo la nostra  scelta a  due selezioni: Per la rimonta puntare su Milan o Inter? Impossibile avere una risposta definitiva. I campioni in carica possono contare su solidità e nomi come Giroud e Leao, gente che non fa trenta gol, ma quelli che segna sono pesanti. Ma salvo sorprese dal mercato invernale, la squadra quella è. Invece dall’altra sponda ci sono i nerazzurri che aspettano di vedere se ci sarà un effetto argentino sulle prestazioni in campo e soprattutto il rientro del gigante Lukaku. L’attaccante era stato tra i protagonisti dell’ultimo scudetto, ma  al suo rientro è andato direttamente in infermeria. Potrebbe essere l’arma in più per l’Inter, quella spinta decisiva a superare i ritmi degli altri. Ma per saperlo non c’è niente da fare, bisogna aspettare la primavera.

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Chi sarà la sorpresa della seconda parte del campionato?

Chi sarà la sorpresa della seconda parte del campionato? Perché in questi giorni si parlato di questo e quello, ma ci sono alcuni nomi che pesano più di altri. Il Milan, anzi soprattutto i milanisti, sono in ansia per il futuro di Leao, perché l’attaccante è un punto di riferimento importante per la squadra e il suo reparto d’attacco. E da parecchio tempo si rincorrono voci su un suo possibile addio a Milano, perché inevitabilmente le sirene della Premier League e di altri campionati europei sono difficili da non ascoltare: non è un mistero che la Serie A sia di fatto una serie minore rispetto alle altre competizioni nazionali. I campioni ormai vanno altrove a giocare. Forse però a Leao converrebbe comunque concludere la stagione e nel frattempo cercare un ingaggio migliore. Bisogna vedere invece che effetto avrà il mondiale vinto sugli argentini come Lautaro Martinez: torneranno rigenerati e rinvigoriti dalla vittoria, oppure talmente sazi da non avere più la voglia di rischiare di farsi male impegnandosi troppo? Perché la sudatissima vittoria in Qatar potrebbe avere risvolti imprevedibili per  gli argentini. Intanto sulla sponda Inter dovrebbe rivedersi finalmente Lukaku che dopo un giro di assenza, pare pronto a ritornare. Ma sarà vero e  soprattutto sarà lo stesso giocatore di prima del suo fallimento in Gran Bretagna?

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Il modello di educazione di Valditara è la Cina

Il modello di educazione di Valditara è la Cina. Non è un modo di dire, ma proprio quanto riportato nel provvedimento di cui si sta discutendo in queste ore sull’utilizzo degli smartphone a scuola: il ministro Valditara infatti ha diramato una circolare (perché questo è stato il suo provvedimento, una circolare) in cui conferma quanto stabilito nel 2007 dall’allora ministro Fioroni in virtù di una relazione depositata dall’onorevole Cangini di Forza Italia (ve la proponiamo alla fine dell’articolo per chi non dovesse fidarsi dei giornalisti). Questa alquanto surreale relazione dichiara  esplicitamente che non sa nulla degli studenti italiani di oggi, ma si basa sul modello cinese: C’e` stato un tempo in cui, per capire come saremmo diventati, noi italiani guardavamo alla Germania, poi alla Francia, poi, dal secondo dopoguerra, agli Stati Uniti. Ora, per la prima volta, il nostro sguardo abbandona le nazioni occidentali per volgersi ad Oriente. Corea del Sud, Cina, Giappone. Sono questi, oggi, i nostri modelli.  Quindi Valditara ha ribadito quanto già scritto dal centrosinistra 15 anni fa. Con la scusa di una relazione basata sui modelli cinesi. E piena di affermazioni surreali come “il cervello agisce come un muscolo“, che qualche collega di Cangini ha pure provato a correggere ricordandogli che “Di fatto esso non è un muscolo, ma un organo, pertanto va bene questa analogia, ma bisogna stare un po’ attenti“. Inoltre, come spiegato a Cangini dai suoi stessi colleghi “i risultati di questa indagine conoscitiva sono curiosamente in contrasto con quelli dell’attività conoscitiva svolta insieme alla 12ª Commissione, in occasione dell’esame dell’affare assegnato n. 621, laddove invece si proponeva l’utilizzo dei dispositivi informatici, rendendo più facile la loro distribuzione e il loro utilizzo nelle scuole“. Ora restano dunque alcuni dubbi: il primo è a cosa serve un ministro che copia quanto detto da i suoi predecessori e lo spaccia per un suo lavoro. Il secondo è se davvero l’Italia si merita un ministro che come modello ci propone la Cina, la Corea o il Giappone. Nazioni che avranno tutto il diritto di esistere e che grazie agli imprenditori italiani che volevano risparmiare sui diritti sociali hanno vissuto un boom economico micidiale per le economie dei Paesi che rispettano i diritti umani. Un altro dubbio è: ma a parte il Corriere, qualcuno si è preso il disturbo di citare e leggere quanto buttato in pasto alle agenzie di stampa? Perché questa relazione di Cangini è davvero surreale, confondo muscoli, organi, digitale, videogame, pere, mele e argomentazioni sensate con idiozie da decerebrati. Perché prima di insultare gli studenti italiani in base a quanto scritto sugli studenti di nazioni lontane dall’Europa sia geograficamente che a livello di diritti sociali e umani, un onorevole dovrebbe pensarci. Figuriamoci un ministro. Ma il modello di educazione di Valditara è la Cina a quanto pare. Dunque prepariamoci al peggio. relazionepresentataalSenato

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