Una Pasqua senza stile, magari. Milano a quanto pare si deve rassegnare a non vederla mai. Nella città nota per il fashion, anche se ormai quel settore è tutto a Parigi, sarebbe bello santificare le feste. Sarebbe bello vedere il primo cittadino con un vestito serio, uno sguardo serio, celebrare uno dei tanti simboli religiosi della città. Non solo per la religione in sé, ma per la religione fuori di sé: i simboli non sono per forza professioni di obbedienza a un santone, ma l’adesione a valori comuni. Sono sun-bolè dal greco antico “con volontà”, cioè con un’idea dentro che unisce e fortifica l’anima, prima che il conto in banca. La Pasqua dovrebbe essere un momento in cui si celebrano i valori che ci tengono uniti, invece il buon Sala ha deciso di schierarsi. Male. A dargli una grossa mano il periodico Style di Urbano Cairo che gli ha dedicato una prima pagina con due bambini lievemente “colored”. Ora diciamolo: si poteva fare meglio. Il sindaco sicuramente è contento che Majorino gli lasci lo spazio di “amico dei migranti”, anche perché come “uomo che fa cose” Sala ha fallito: nessun grande progetto dopo Expo è stato portato a casa. E l’onda lunga di tutto ciò su cui siamo (come comunità) passati sopra sta arrivando (sì come l’Inverno, ci sta mettendo tante stagioni ma arriva). Non gli resta che rubare il posto a Majorino per dare un significato alla sua Amministrazione, o almeno provarci: se Majo aveva il coraggio di andare fino in fondo abbracciando anche nelle prime pagine neri, gay, e tutto ciò che la destra odia, Sala prende la ragazzina con tinta nordafricana in compagnia di un ragazzino in secondo piano e non biondo. Una visione rilassante per la borghesia dell’accoglienza “sì ma se sono puliti e non troppo neri”. La stessa per dire che bruciò le speranze del povero Nichi Vendola quando venne a Milano. Voleva abbracciare rom, neri, gay, insomma tutti quelli che elessero Pisapia, ma fece prendere a Giulia Maria Crespi il classico sciopun. E la (ahimè) ancora potentissima donna richiamò all’ordine “l’avvocato Pisapia” che subito piegò ginocchio e giunta agli ordini dei suoi veri capi. La prima pagina di Style segue la stessa identica logica: il sindaco, giustamente identificato con uno seduto al posto giusto, con i due ragazzini né troppo bianchi né troppo neri. E un titolo quasi forte, “Milano città aperta”, con un bel richiamo a un vecchio film utile a far sentire gli anziani più giovani e contestualizzati in un periodo storico di cui non capiscono un piffero (viene da fare una carezza a chi l’ha scritto). Ovviamente si scelgono i ragazzini perché un uomo con lo Style di Sala vuoi che si faccia una foto con un bel gambiano di un metro ottanta per 90 di muscoli e magari una cicatrice? Stonerebbe. E magari sporca il vestito da 3mila euro, oltre a spaventare i vecchietti come Giulia Maria che per migrante intendono il cameriere, il bambino a cui mandare 50 euro al mese o la donna violentata da accogliere a spese dello Stato. Peccato che sui gommoni in transito (eh già Salvini, arrivano ancora nonostante il tuo storytelling) queste categorie siano in minoranza. Ma Style deve avere stile, quello dei vecchi ovviamente. Sala invece no, ha preferito così: una Pasqua con Style. Peccato. Noi dell’Osservatore speriamo ancora nell’altra: una Pasqua senza stile.