Nome dell'autore: Michelangelo Bonessa

Giornalista per inclinazione allo scrivere e al non essere allineato, direttore editoriale dell'Osservatore Meneghino per le mille e imperscrutabili vie della vita. Ho scritto per Narcomafie, Corriere, Giornale, Fattoquotidiano, LaPrealpina, Stile, 2duerighe.com, MilanoPost, l'Esagono e molti altri.

Lardieri non c’entra

Lardieri non c’entra, dicono nei corridoi. La crisi politica in cui si dibatte il Municipio 9 non sarebbe colpa di chi governa, no: sarebbe colpa di Vincenzo Femminino, capogruppo di Forza Italia. Femminino (che abbiamo provato a contattare, ma senza esito) avrebbe iniziato una guerra senza esclusione di colpi con la sua maggioranza per ottenere il posto di assessore. Questa almeno la vulgata che passa nei corridoi. Anzi, Forza Italia si sarebbe divisa in due, scardinando di fatto la maggioranza, proprio perché i quattro confluiti nel gruppo misto sarebbero proprio quelli fedeli al partito. Femminino invece guiderebbe una pattuglia di ribelli. Quindi, per quanto sembri surreale, la Forza Italia fuori dalla maggioranza è quella “vera”, quella dentro è “falsa”. Uno scenario isterico, ma, dicono i suoi, Lardieri non c’entra. Quindi il “cambio di passo” dopo il “tagliando” chiesto dal ribelle Femminino non sarebbe contro Lardieri. Lardieri non c’entra. In fondo lui è solo Presidente e di Forza Italia, ma non c’entra. Saper governare i gruppi, magari anche il proprio, sembra una pretesa eccessiva. Lardieri non c’entra anche se i quattro fuoriusciti di Forza Italia pare siano fuoriusciti proprio per sostenere Lardieri. Però Lardieri non c’entra. Noi dell’Osservatore però siamo gente vecchio stile: da un presidente ci aspettiamo che sappia governare, anche i gruppi della sua maggioranza. Una pretesa, appunto. Quindi capiamo che per l’ex ferroviere forse sia troppo. Davvero dunque Lardieri non c’entra: non c’entra come presidente, nel senso che il posto per lui sembra troppo impegnativo. Probabilmente la sua dimensione sarebbe qualche incarico meno impegnativo, magari la presidenza di qualche biblioteca (anzi, meglio una piccola libreria). Non c’è niente di male a riscoprire la propria dimensione. I cittadini del Municipio 9 sperano che lo capisca anche il partito e sollevi le spalle di quel poveruomo dell’ex ferroviere: Lardieri, lì, non c’entra.  

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Un generale alla banca del Bene

Una visita prestigiosa per l’Asilo Mariuccia e tutti i suoi partners nel progetto Banca del Bene. Il generale di corpo d’armata Gaetano Maruccia, neo comandante interregionale per i carabinieri per il Nord-Ovest, ha visitato lo storico ente milanese per conoscere tutte le realtà associative che si sono unite nel progetto Banca del Bene. A fare gli onori di casa il generale Camillo De Milato, autore della rinascita dell’Asilo Mariuccia: “Noi siamo il futuro di Milano – ha affermato De Milato parlando dei tanti che hanno aderito alla sua iniziativa – e siamo felici che lei sia qui perché, come dicevo agli altri presenti poco fa, è stato Capo di Stato Maggiore dell’Arma a Roma, vuol dire che è quello che dirige tutta l’Arma, quindi circa 110mila carabinieri, e per farlo bisogna avere un’apertura mentale notevole“. Tanti e importanti i rappresentanti delle associazioni e delle realtà presenti come la Fondazione Don Gnocchi, Croce Rossa, Pane Quotidiano, i City Angels, Fabio Di Venosa, presidente del Rotary club International, Maria Elena Polidoro, della società Umanitaria, e tanti altri ospiti importanti. Soprattutto tutti impegnati, chi in un modo chi in un altro, per occuparsi delle parti più fragili della popolazione. La Banca del Bene si basa proprio su quest’idea: avviare, promuovere e implementare tutte le attività che vadano in questa direzione. Una buona notizia che non poteva che partire da Milano, la capitale dei servizi sociali pubblici e privati.

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De Corato: zone rosse anti degrado

Zone rosse anche a Milano: il caso di Calolziocorte sta facendo discutere molto e da quello nascono nuove proposte. Alcuni senatori del partito democratico hanno deciso di portare il caso in Parlamento: inaccettabile, secondo loro, che ci siano delle zone rosse in cui non possono essere impiantati centri di accoglienza per migranti. Idea che invece piace molto alla destra milanese che la rilancia e la amplia per proporre una soluzione ai problemi di degrado che affliggono molte zone della città. Zone rosse a Milano, come in altre città governate dalla sinistra. “Le zone rosse nelle città sono un ottimo strumento per arginare i problemi di degrado. Che poi siano stati due sindaci di sinistra come Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, e Virginio Merola, sindaco di Bologna, a decidere, insieme al Prefetto, di attuarle sottolinea che chi vuole amministrare oggi una città deve garantire, per prima cosa, la sicurezza dei cittadini, evitando che esistano zone ad alta concentrazione di degrado con spacciatori e delinquenti comuni – Lo dice in una nota Riccardo De Corato, assessore a Sicurezza, Immigrazione e Polizia Locale di Regione Lombardia – Le leggi vengono fatte dal Parlamento, una volta promulgate, però, ci deve essere qualcuno che le applichi. In materia daspo urbano e zone rosse sono in primis i sindaci a doverlo fare. Si faccia altrettanto anche nei comuni lombardi e a Milano si cominci con il boschetto di Rogoredo, con Piazza Duca d’Aosta e con le zone della movida, come Corso Como o le colonne di San Lorenzo, dove gli spacciatori la fanno da padroni“.  

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Municipio 9, Forza Italia mette all’angolo Forza Italia

Non può piovere per sempre, diceva Eric Draven. Ma sul Municipio 9 pare di sì. L’intervento di ieri sera di Vincenzo Femminino, consigliere municipale di Forza Italia, potrebbe sembrare una cosa da poco, ma solleva per l’ennesima volta il problema della gestione amministrativa del Municipio 9: il consigliere ha parlato della necessità di fare un tagliando all’Amministrazione in carica, perchè “serve un cambio di passo”. Quindi: un presidente di Forza Italia, il sempre più traballante Giuseppe Lardieri, viene messo all’angolo dal suo stesso partito. Forse anche Femminino e i suoi si sono resi conto che oltre al refrain della “terza città della Lombardia” c’è poco altro del governo Lardieri, o forse c’è una manovra politica per ottenere l’incarico di assessore visto che ancora manca un assessore alla Sicurezza? La stampa del suo paese d’origine ci spera da quando il centrodestra ha vinto le elezioni nel municipio 9, ma gli altri non tanto. Ma l’ex ferroviere Lardieri cosa farà? Sembra una piccola cosa, un dettaglio, ma se il tuo stesso partito sottolinea così la tua (carente) gestione, forse Lardieri deve capire di avere un problema serio. Magari quello di non essere all’altezza della terza città di Lombardia, può capitare di affrontare sfide più grandi di noi, ma ora i cittadini hanno un municipio bloccato. Sarà comunque difficile che si dimetta: lo ha minacciato spesso, ma mai fatto, quindi sembra che punti più sulla paura di nuove elezioni dei suoi che su altro.  Ma i suoi problemi non finiscono mai e provengono spesso dal suo stesso partito: proprio un altro pezzo di Forza Italia è uno dei bastoni che stanno bloccando la ruota della macchina amministrativa. Al momento infatti ci sono quattro fuoriusciti dal gruppo di Forza Italia e confluiti nel gruppo misto. Senza una guida non si capisce più quale dei due gruppi parli davvero a nome del partito: Femminino parla a nome di chi? Ha potuto umiliare Lardieri pubblicamente perché lo chiede Forza Italia o è una sua iniziativa? Per il momento non ha risposto alle domande dell’Osservatore. Ma sicuramente la situazione del Municipio 9 è al limite: si litiga, ma non si governa. L’opposizione ha i pop corn in mano da settimane, in attesa che sia la stessa maggioranza a sfiduciare Lardieri. L’ex ferroviere ieri sera aveva la faccia di un pugile suonato, ormai umiliato dalla sua squadra. Chissà perché non smette di farsi prendere a ceffoni dalla sua stessa maggioranza ritirandosi nella dignitosa vita da pensionato che gli spetta. I cittadini della “terza città di Lombardia” ne avrebbero in cambio un Municipio che funziona meglio, lui la pace che merita. In fondo, non può piovere per sempre.  

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Autonomia, Regione Lombardia pressa il governo

L’occasione è stata l’audizione alla Commissione parlamentare per le questioni regionali. Il governatore lombardo Attilio Fontana ha ribadito quanto gli hanno detto i rappresentanti del sistema lombardo. “Questi principi di richiedere l’autonomia sono assolutamente condivisi dal sistema lombardo, sia sul versante istituzionale che sul versante delle categorie produttive e sociali. Tutto il sistema Lombardia ci sollecita a una rapida definizione della procedura – ha affermato Fontana – In occasione degli Stati generali dello sviluppo tenutosi in Lombardia e’ stato chiesto alle rappresentanze di sostenere a livello nazionale la  maggiore autonomia della Regione. E’ stato redatto un documento – ha aggiunto – che è stato sottoscritto da tutti i rappresentanti e gli stakeholder del Patto per lo sviluppo”. Ma il governo potrà prestare orecchio alle esigenze della locomotiva economica italiana? In questo momento Lega e Cinque Stelle sono ai ferri corti e il clima non farà che peggiorare in vista delle europee.  

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Il Duomo e la Maestà contestata dalle donne

Le critiche arrivate dal mondo femminista non sembrano scuotere il sindaco Sala, ma l’installazione di Gaetano Pesce continua a non piacere proprio alle donne. Un altro carico lo ha messo Graziella Biondino, pasionaria di Forza Italia sempre in prima linea per i diritti delle donne e dei disabili. Il suo commento su Facebook non lascia scampo a quella che dovrebbe essere un’opera d’arte: Mi sono dovuta calmare prima di pubblicare questo scempio ! ma non vi Vergognate ???? Dovrebbe rappresentare la Donna Trafitta dalla Violenza ! La Donna che è stata Trafitta Dalla Violenza Non mette in Mostra solo Tette e Cu……lo . Sono INCA….ZZATA !! MI SENTO OFFESA VERGOGNA .!! Chi è che mi spiega chi ha avuto questa idea di Mer….da ???? — arrabbiata presso Piazza del Duomo. Sono critiche troppo dure? O forse Pesce e Sala non hanno capito che in questo caso hanno preso un abbaglio. Sbagliare capita a tutti, ma perseverare è diabolico dice un vecchio adagio. Ma Beppe Sala sembra aver optato per la strada diabolica. Va bene tutto, compresa l’aura di perfezione di Sala, ma almeno le donne le vogliamo ascoltare o rimaniamo chiusi negli stessi salotti dove comandano gli uomini?

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