Nome dell'autore: Giuseppe Gallinella

Nato a Monopoli (Ba) il 19/07/1969 muove i primi passi nel giornalismo organizzando e creando un quotidiano scolastico. La passione per il giornalismo lo porta a collaborare, dapprima con una testata locale trattando temi di attualità, successivamente con la Gazzetta del Mezzogiorno occupandosi di criminalità. A cavallo tra gli anni 80 e 90, collabora nell’inchiesta giornalistica che si occupa del contrabbando di sigarette di cui la Puglia ne gestiva il traffico internazionale. Nel 2000 fino al 2005 partecipa a varie inchieste, collaborando con il Quotidiano del Sud, sulle truffe alla Comunità Europea da parte di alcuni imprenditori affiliati alla Ndrangheta. Nel 2006 ha il primo incarico di responsabile alla comunicazione presso l’UniVe, resterà in carica fino al 2013. Tra i tanti lavori svolti, la passione per il giornalismo è sempre stata predominante. In fatti diventerà giornalista presso l’OdG Lombardia. Nel 2016 crea ilformat.info testata giornalistica online. Nel 2019 esce il suo primo romanzo intitolato ‘Romalandia’ .

Giornalisti, Lombardia: eletti i 19 consiglieri CASAGIT, hanno votato in 1.899

Definita, dopo le elezioni che si sono svolte dal 4 all’8 giugno, la composizione dei 19 consiglieri che rappresenteranno la Lombardia all’Assemblea Nazionale della Casagit Salute. In Lombardia hanno votato 1.899 giornalisti (pari al 30,7% degli aventi diritto): Elena Golino (901 preferenze), Stefano Gallizzi (868) e Fausta Chiesa (861) i candidati che hanno raccolto il maggior numero di consensi. Tredici dei 19 eletti fanno parte della coalizione ‘Casagit in Salute’ che comprende il Movimento Liberi Giornalisti; Stampa democratica; Non rubateci il futuro; Nuova informazione; Impegno sindacale; Giornalisti controcorrente; Tribuna Stampa e Movimento 5 W. Ecco l’elenco degli eletti in Lombardia: 1) Golino Elena – 901 2) Gallizzi Stefano – 868 3) Chiesa Fausta – 861 4) Capone Antonello – 845 5) Sapienza Tiziana – 827 6) Pirani Fernanda – 825 7) Velluto Alessandra – 816 8) Martinella Vera Michela – 811 9) Giuliani Gianfranco – 809 10) Costa Paolo – 804 11) Pellizzari Alessandro – 796 12) Capone Francesco – 790 13) Muscau Costantino – 776 14) Spatola Giuseppe – 772 15) D’Amico Paola – 738 16) Montanari Andrea – 674 17) Barsottini Laura – 653 18) Sansonetti Vincenzo – 615 19) Gariboldi Carlo Ercole – 613

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Analizzare la crisi economica e sociale per creare opportunità

Dall’analisi andamentale dei fallimenti negli ultimi 10 anni, in base ai dati Cerved, si può notare come, dopo un triennio di picco costituito nel periodo 2013-2014-2015, il 2019 aveva segnato un ennesimo periodo di riduzione attestandosi a 11.110 fallimenti. Il dato del 2020 risulta essere ridotto ma non può essere confrontato con gli anni precedenti per dei fattori in particolare: •sospensione delle attività dei Tribunali •blocco dei licenziamenti. Sembra essere la quiete prima della tempesta. Circa un terzo delle pmi opera nel campo del commercio, della ristorazione e del turismo, settori particolarmente colpiti dalla pandemia. Inoltre, almeno nel 40% delle imprese si accende un indicatore di criticità di crisi. Secondo una stima si prevede che nel 2022-2023 ci troveremo a dover affrontare una mole di aziende in crisi pari a circa 25.000 aziende, più del doppio dei fallimenti gestiti nel corso del 2019. Il dato deve comunque essere inquadrato nella situazione economica nazionale che vede una crescita del pil, nel 2021, tra il 4 e 4,5% mentre per il 2022 al 4,8%. Ma di cosa hanno bisogno oggi le PMI? La chiusura prolungata ha sicuramente danneggiato molte PMI sottocapitalizzate, anche se economicamente molto valide, ed i vari contributi non hanno certo aiutato in maniera convinta le loro casse. Per assicurare la loro ripresa occorre assicurare loro una finanza di lungo periodo che permette di riavviare il volano economico delle proprie attività e ripartire con serenità, confortate dai dati macroeconomici diffusi dal Governo e da Bankitalia. Così come ha detto il Presidente Draghi, attraverso il “debito buono” occorre “scommettere sulla crescita”. Ed oggi il sistema bancario e ancor prima le garanzie dello stato devono mettersi al servizio delle pmi. Ma non basta. Occorre: •incentivare gli accorpamenti delle pmi (come ad esempio le reti d’impresa) per dare maggiore solidità e competitività •istituire voucher per la copertura dei costi di risanamento e ristrutturazione per la crisi da covid-19 •snellire e velocizzare le procedure concorsuali di risanamento •“stimolare” l’ingresso di capitali in aziende in crisi in corso di risanamento per covid-19 •finanziare principalmente il MADE IN ITALY Ma è necessario anche porre dei correttivi per evitare un abuso di inventivi o di perdere il controllo e generare un effetto contrario attraverso: •Monitoraggio precoce delle imprese al fine di pianificare tempestivamente le misure di aiuto e, quindi, no alla proroga per l’approvazione dei bilanci di esercizio; •Eliminare le politiche di bilancio che non fanno emergere le perdite subite, quali calcolo degli ammortamenti; •Sospendere la normativa EBA che penalizza oltremodo gli sconfinamenti bancari e crea un blocco all’utilizzo degli affidamenti bancari; •Dare corso alla direttiva EU 2019/1023 sulla crisi d’impresa che al punto 68 prevede: “per incoraggiare i nuovi prestatori (finanziatori ndr) ad assumere il rischio maggiore di investire in un debitore sano che versa in difficoltà finanziarie, potrebbero essere necessari ulteriori incentivi, ad esempio dare a tali finanziamenti la priorità almeno sui crediti non garantiti nelle successive procedure di insolvenza” LA DIRETTIVA DOVREBBE ESSERE ADOTTATA ENTRO IL 21.07.2021, MA E’ STATA CHIESTA UNA PROROGA DI UN ANNO, TUTTAVIA LA RACCOMANDAZIONE E’ CHIARA E PRESENTE. Ultima considerazione da tenere presente è che 500 miliardi di euro rappresentano i risparmi in eccesso accumulati dalle famiglie europee. In questa classifica gli italiani sono secondi con un valore che rappresenta il 4,9% del PIL. Sicuramente potranno rappresentare un ottimo investitore o finanziatore per il rilancio dell’economia italiana. Infine, l’impatto delle misure di contrasto al Covid hanno avuto effetti pesanti sull’occupazione. Nonostante gli ammortizzatori sociali covid e il blocco dei licenziamenti in un anno sono andati persi oltre 600mila posti di lavoro e altri se ne perderanno. La crisi profonda cambierà per sempre la vita delle persone e l’economia vivrà importanti riorganizzazioni. Va gestita la transizione dal vecchio al nuovo, aprirsi a nuovi mercati, creare nuove competenze e per questo servirà un grande intervento sul lavoro. Di questo se ne discuterà lunedì 19 aprile 2021 in un webinar dal titolo Analizzare la crisi economica e sociale per creare opportunità l’on. Irene Tinagli – economista, parlamentare europea Stefano Binda – segretario generale CNA Lombardia Alvise Biffi – vice presidente piccola industria Confindustria interverranno: Francesco Fedele – segretario Milano PerCorsi Mario Giaccone – Università degli Studi di Torino Gaetano Lisi – Università Telematica eCampus Fabrizio Garofoli – studio Morri Rossetti di Milano Alberto Valcarenghi – commercialista in Cremona. l’incontro sarà moderato da Marcello Guadalupi – presidente Milano PerCorsi L’appuntamento è per le ore 17.00 sul canale 45 su https://www.canaleeuropa.tv/ per info 3275477139 segreteria@milanopercorsi.it

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Nuovo Atlante delle Arti – Quattro

Indagine sull’Arte Europea Progetto Artistico Internazionale ideato e diretto da Carlo Franza La mostra dal titolo “Stanze di terra e di cielo” dell’artista DOMENICO POMPA che rientra in un progetto artistico internazionale, “NUOVO ATLANTE DELLE ARTI”, ideato e diretto dal Prof. Carlo Franza (Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea e Critico de IL Giornale fondato da Indro Montanelli) per la FONDAZIONE ATM di MILANO, istituzione attestata internazionalmente, che focalizza l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte di piano internazionale, che firma anche il testo, riunisce un certo numero di opere che compongono una vera e propria installazione, capace di campionare il percorso singolare di questo illustre artista fotografo italiano. All’inaugurazione ci saranno i saluti del Presidente e una prolusione del Prof. Carlo Franza, curatore della mostra, unitamente alla partecipazione di intellettuali italiani e stranieri e di numerosi collezionisti. Scrive Carlo Franza: “Paesaggi e volti e maschere, individualità e universalità, tutto come un sismografo che capta l’assoluto essere nel mondo, un generale processo esistenziale, una sorta di doppio movimento interno/esterno, ovvero del percepire la natura colta nell’emozione. E accanto alla natura e al paesaggio tout-court c’è anche la coscienza presa come natura visibile in quei volti costruiti come nuova realtà. Da una pittura figurale e naturalistica degli inizi, Domenico Pompa si è spinto poi verso stilemi post-cubisti, con uno sguardo anche al dettato picassiano, onde operare una difficile sintesi tra l’urgere del mondo interiore e l’esigenza di trovare temi – paesaggi, volti e maschere – e linguaggi fortemente comunicativi. Costruzione di un linguaggio peculiare e unitario attraverso i mezzi della pittura ad olio. Una pittura ancora fortemente strutturata dal segno che delimita ogni parte della composizione, arrivando a una rapida e stupenda maturazione, con una sintassi monumentale che attinge alla lezione di Permeke, e l’uso di colori che vanno dai neri agli ocra, ai bruni rugginosi, ma anche verdi, gialli e rossi squillanti. L’impeto emotivo e la tensione ideali sostengono ogni dipinto, con la materia che si fa greve, pastosa, e il segno che arretra di fronte al colore che agisce sempre nel senso di una strutturazione del dato figurale. La gamma cromatica lascia vivere una tavolozza ironicamente lirica specie nei volti e nelle maschere, caricandosi di una stupefacente e magnifica intima luminosità. Il pittore Domenico Pompa con il suo spiccato senso compositivo e la metodica volontà rappresentativa del contenuto paesaggistico dona prova di distinzione, di personalità stilistica, di capacità affermativa del bisogno di raccontare sollecitando la sensibilità del fruitore. Si materializzano nell’osservatore scenari d’immagini paesaggistici dalla netta valenza scenica nella quale rigide geometrie convivono in magica simbiosi con l’essenza del colore, con la pastosità della materia attraverso declinazioni dei toni che rendono unico, nel suo genere, ciascun accostamento cromatico armonioso, donando anima alla tematica sviluppata. L’artista Domenico Pompa vive in un universo fatto di visioni cromatiche rielaborate dall’estro creativo di una mente artisticamente preziosa e feconda. Biografia dell’artista Domenico Pompa nasce a Maccagno (Va) e risiede a Peschiera Borromeo, Milano. E’ laureato in Economia e Commercio all’Università Cattolica di Milano, ove svolge attività di Commercialista. Fin dalla sua adolescenza, conquistato dalla bellezza dell’ arte, inizia a dipingere da autodidatta, partendo da soggetti figurativi e paesaggistici. Sulla spinta emotiva della passione per le arti espressive inizia, in proprio, un percorso formativo per approfondire e studiare le varie tecniche pittoriche, frequentando, come privato, corsi di pittura con maestri locali dell’interland milanese. Ha partecipato a varie rassegne artistiche locali e regionali. Sue opere si trovano in collezioni private. Nel 2019 è chiamato dall’illustre storico dell’arte Prof. Carlo Franza, a tenere una mostra personale dal titolo “La pittura del poeta” nel Progetto “Scenari” al Plus Florence di Firenze. Nel 2019 vince a Milano il Premio delle Arti-Premio della Cultura per la Pittura. Nel 2019 è invitato nella rassegna “Le Ragioni dell’Arte” a cura del Prof. Carlo Franza presso Artestudio 26- Milano. Nel 2020 è invitato nella rassegna “Il primato dell’Arte ” a cura del Prof. Carlo Franza presso Artestudio 26 – Milano. Nel 2020 vince a Milano il Premio delle Arti-Premio della Cultura come Artista dell’Anno 2020. Nel 2021 è invitato nel progetto “Nuovo Atlante delle Arti” a tenere una sua mostra personale dal titolo “Stanze di terra e di cielo” a cura del Prof. Carlo Franza presso la Fondazione ATM – Milano. Biografia del curatore Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere( Università della Slesia, ecc.). Docente nel Master Universitario dell’ARD&NT Institute (Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano) in The Other Photography e nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l’Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995,

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Il Paese della paura. L’Italia e l’ombra del degrado stigmatizzato

La paura è stata un’emozione invocata dal potere per continuare a governare. Con propaganda e altro clamore si annuncia, ad esempio, che bisogna stare attenti con il comunista, con il nero, con il quale non è d’accordo, con l’ateo, con il pigro, con il peloso e con la barba. È stigmatizzato. È successo in vari processi qua e là, diciamo nel lavaggio del cervello che Woodrow Wilson ha fatto al popolo americano per paura che i tedeschi forzassero una dichiarazione di guerra. O nelle invenzioni di Netanyahu su un modello all’aceto chiamato “Ebraismo”. Attento a chi pensa! E vengono alimentate paure peggiori, diffuse dalle potenti cupole, affinché i soggiogati continuino ad obbedire. Modi favolosi per dominare il branco: “il lupo sta arrivando!” Inoltre: se gli oppressi amano la loro condizione bassa, tanto meglio. Allerta con quello o quello a cui piacciono il rifiuto e la mobilitazione! E l’uso diretto della paura impone la sua legge. E alle paure ideologiche, religiose, tattiche politiche, altre sono incorporate, che sono specificate dalle teste di moka, quelle che sanno tagliare la flanella, la plebaglia, gli “uccelli”, coloro che sono in grado di aprire il grembo della donna incinta ed estrarre il feto in modo che né l’uno né l’altro gonfieranno improvvisamente l’opposizione. E poiché è necessario espropriare le terre migliori, è necessario massacrare, dire che è un movimento per ripulire il territorio dai ladri, o dagli insorti, o da coloro che potrebbero sostenere i sediziosi in qualsiasi momento. E proprio come l’Inquisizione imponeva le sue paure alle streghe (donne sagge), agli sperimentatori, scossi dalle superstizioni, alla scienza, oltre alle fiamme “purificatrici” per cancellare i peccati e condurre i trasgressori in paradiso (di passaggio, ovviamente, prima attraverso il purgatorio), c’erano altri poteri – meno celesti – che approfittavano del connubio tra religione e politica. Cavalcarono sull’ignoranza delle folle e consolidarono il loro dominio. L’Italia è stata una terra propizia per la diffusione della paura come meccanismo di controllo. E proprio come a un certo punto era propizio spargere l’aspetto del cavaliere senza testa su montagne e canaloni, soprattutto per essere in grado di aumentare le proprietà e far correre filo spinato e tumuli, così la paura non è ancora così metafisica, ma molto materiale. Quello che usa le motoseghe, massacra, gioca a calcio con le teste delle vittime e un vasto repertorio di atrocità inesauribili. Paure storiche, come quella promossa dai monsignori contro i liberali, che non solo sono stati trattenuti con le catene del segnale, ma si è permesso, senza che fosse un peccato, di “colpirli sulla testa”. Paure storiche come quelle stabilite nella Colonia Vaticana, ad esempio, contro i membri della comunità e il loro leader, il cui corpo sminuzzato è stato distribuito per la lezione collettiva in diverse coordinate. Paure come quelle promosse dalle mafie e dal loro “coprifuoco” o quelle molto diffuse negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso nelle campagne, con sfollamenti forzati. Devi uccidere, sparire, lanciarti dagli elicotteri, convertire la gente in NN; i ragazzi disoccupati, indotti e ingannati devono essere spacciati per fannulloni. I terribili e ripudiabili “falsi positivi”, crimini dello Stato per far sembrare certe politiche ufficiali molto redditizie ed efficaci. E come sfondo dell’orrore, le varie strutture della paura diventano un deterrente. Non protestare, non alzare la voce. Accetta e dimettiti. È meglio per lui se tace, sembra essere l’essenza di ciò che il potere intende con la sua propaganda (controllo mentale) e con molestie fisiche e altre brutalità. Ci sono altre paure, sfruttabili dal punto di vista del potere. E sono quelli della pandemia. Più che un interesse per la salute pubblica, per la salvaguardia delle persone, in un paese mancipato come l’Italia, che non ha proprio privilegiato l’istruzione, la cultura o il benessere collettivo, sono ben visibili le sciocchezze ufficiali e perfino le prese in giro che si fanno degli indifesi. Sono minacciati con più tasse, senza mediare il miglioramento delle condizioni di vita. Al contrario, ci sono sempre più fattori di impoverimento massiccio. La propagazione delle paure (sì, alimentando la paura del manifestante, che non ingoia tutto, che alza le bandiere della libertà e della dignità) è un vecchio ingranaggio che unge il potere. Non si limita a guardare e punire. Puoi anche eliminare l’avversario. L’esercizio del potere in Italia, che si è ingrossato, assomiglia più a una barbara “casa pique” che a un’espressione di democrazia. Gli schiavi sono noti per amare le loro catene. Il potere cerca con tutti i suoi oltraggi e bugie che chi è piegato arrivi ad assaporare la paura della libertà con gusto. E’ il classico stringimento delle classi suddivise da: impauriti e potere. Nell’oscura democrazia che si cela alle spalle della libertà, l’Italia dimostra un stragismo politico che irrompe prepotentemente con i suoi ‘sistemi’. La gerarchia politica ha fortificato, negli anni, una consolidata prepotenza che vede un’economia sottomessa alla più grave pandemia del 21° secolo; dopo il Covid quale sarà il vaccino più efficace per risollevare l’Italia?

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Attivisti ‘No Big Ships’ contro il decreto navi da crociera a Venezia

Attivisti contrari alle navi da crociera a Venezia cercano un incontro con il governo per sostenere che la sua ultima proposta di reindirizzare le grandi navi lontano da Piazza San Marco non affronta le pressanti preoccupazioni ambientali sulla fragile laguna veneziana. Il Consiglio dei Ministri ha approvato questa settimana un decreto che chiede una gara pubblica di idee per creare un nuovo porto di attracco “al di fuori delle acque protette della laguna”. Il ministro della Cultura Dario Franceschini ha affermato che il decreto affronta le preoccupazioni dell’UNESCO di lunga data e stabilisce che le navi da carico e da crociera di dimensioni superiori a 40.000 tonnellate devono attraccare fuori dalla laguna. Sebbene non sia articolato nel decreto, il piano temporaneo prevede che le grandi navi utilizzino il porto di Marghera sulla terraferma italiana fino a quando non verrà trovata e implementata una soluzione definitiva, un processo potenzialmente lungo di anni. “Chi è stato a Venezia in questi anni, italiano o straniero, è rimasto sconvolto nel vedere queste navi – lunghe centinaia di metri e alte come un condominio – passare da luoghi fragili come il Canale della Giudecca o davanti a Piazza San Marco”, Ha detto Franceschini. Ha definito il decreto un modo “molto importante” per trovare una nuova soluzione definitiva. Ma il Comitato No Big Ships, una coalizione di attivisti, ha detto che il porto di Marghera fa ancora parte della laguna veneziana e quindi va bocciato anche come soluzione temporanea. La nuova rotta prevista porterebbe le navi oltre la coda del Lido per poi abbracciare la terraferma attraverso il Canale dell’Olio, lontano dal centro storico di Venezia ma sempre in laguna e fino a Marghera. “È certamente un sollievo sentire il governo affermare finalmente la sua intenzione di tenere le grandi navi fuori dalla laguna e impedire loro di avvicinarsi a Venezia”, ​​ha detto Jane da Mosto del gruppo We Are Here Venice, che fa parte di la coalizione No Big Ships. “Ma il piano provvisorio ‘temporaneo’ per portare a Marghera grandi navi da crociera non proteggerà la laguna”, ha detto in una e-mail. “Questa nuova rotta danneggerà ancora il suo fragile ecosistema, con inevitabili effetti a catena negativi”. La questione ribolle a Venezia da anni. La fragile città lagunare dipende dal turismo, anche se la pandemia di coronavirus ha inferto un duro colpo a quell’industria nell’ultimo anno. Ma gli oppositori del turismo delle navi da crociera affermano che le navi sono fuori scala per Venezia, causano inquinamento, minacciano l’ecosistema della laguna e sono un pericolo. A sostegno delle loro affermazioni, citano lo schianto del 2019 di una nave da crociera sul principale Canale della Giudecca di Venezia che ha ferito cinque persone. Il Comitato No Big Ships ha detto che sta cercando un incontro con il governo per sostenere che la rotta del Canale del Petrolio per Marghera “non è praticabile”. “Qualsiasi soluzione temporanea deve essere rifiutata perché il rischio è troppo alto che diventi definitiva”, ha twittato il gruppo.

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Quadro di Van Gogh: venduto per 15,4 milioni di dollari a Parigi

Un raro dipinto di Vincent Van Gogh è stato venduto all’asta da Sotheby’s Paris per 13,1 milioni di euro (15,4 milioni di dollari). La vendita di “Street Scene in Montmartre” era molto attesa in quanto era uno dei pochi dipinti del maestro impressionista olandese ancora in mano a privati. La casa d’aste si aspettava una vendita tra i 5 milioni di euro e gli 8 milioni di euro. Sotheby’s ha detto che l’opera è rimasta nella stessa collezione di famiglia per più di 100 anni, fuori dagli occhi del pubblico. Raffigura un mulino a vento chiamato Macinapepe, visto dalla strada sotto un cielo luminoso, con un uomo, una donna e una bambina che camminavano davanti alle palizzate di legno che circondavano il luogo. Fu dipinto nel 1887, un anno dopo che Van Gogh si trasferì a Parigi e visse a Montmartre mentre alloggiava con suo fratello Theo. Lasciò la capitale francese nel 1888 per il sud della Francia, dove visse fino alla sua morte nel 1890. Era tra le oltre 30 opere vendute da Sotheby’s giovedì di maestri come Modigliani, Rodin, Camille Claudel, Degas, Klee e Magritte.

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