Nome dell'autore: Mara Pogliani

Sono Mara Pogliani, lodigiana per nascita e milanese d'adozione da 22 anni. Mi sono sempre interessata all'arte e al design. Social media manager, attivista, ambientalista e ricercatrice nella green - economy, m'interesso delle cause socio - ambientali che nascono a Milano ed è per questo che sono anche una dei fondatori della rete nata dai comitati milanesi e della città metropolitana. Credo in un'informazione senza filtri, onesta e diretta ed è questa la mia prerogativa nello scrivere.

A Milano quando?

A Milano quando? Il Comitato nazionale per la transizione ecologica coordinerà e monitorerà le politiche per la transizione verde. Si è svolta venerdì 28 maggio la riunione del coordinamento del Comitato interministeriale per la transizione ecologica. Lo si legge in un comunicato stampa di Palazzo Chigi. Il Consiglio dei ministri ha assicurato il supporto tecnico e organizzativo tramite il Dipe, cioè il dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica. Quali sono i loro compiti? Hanno il compito di assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione, monitorando e documentandone i progressi. Finalmente, si incomincia a lavorare verso il un futuro nazionale più verde. Ma sarà davvero così green anche a Milano? I nuovi progetti messi in cantiere, alcuni negli ultimi cinque anni, vanno proprio dalla parte opposta. Anche quelli in ultima data non sono da meno. Il consumo di suolo continua ad impazzare a Milano. Ma perché è così importante non consumarne altro? Ve lo dico subito, perché se continuiamo a consumarne, via via arriveremo ad avere una temperatura sempre maggiore in città, per esempio. Perché tutto ciò che si consuma influisce sul nostro respiro e quindi sui nostri polmoni, per farne un’altro di esempio. Ma gli effetti che ne derivano, sono molti in città in realtà, ma nessuno ne parla, nessuno lo comunica ai cittadini ed i prossimi elettori che si stanno preparando a scegliere il prossimo Sindaco più green, lo dovrebbero sapere. Il consumo di suolo è una variazione di una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato). Per copertura del suolo o land cover, si intende una copertura biofisica del terreno. L’impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura permanente con materiali artificiali (quali asfalto o calcestruzzo) per la costruzione, ad esempio, di edifici, come quello che sorgerà in Piazza Loreto, giusto per dirne uno, ma sarà solo uno dei tanti in città. Già solo questi elementi costituiscono la forma più evidente e più diffusa di copertura artificiale. L’uso del suolo o land use, è invece, un riflesso delle interazioni tra l’uomo e la copertura del suolo e costituisce quindi una descrizione di come il suolo venga impiegato in attività antropiche. La direttiva 2007/2/CE ne definisce l’importanza assieme al PGT, piano del Governo del territorio. Il tema del consumo di suolo è legato in particolare alla diffusione urbana, quindi per noi si parla della nostra città. La rappresentazione più tipica del consumo di suolo è data dal crescente insieme di aree coperte da costruzioni, infrastrutture, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, serre e altre coperture permanenti, aeroporti e porti, aree e campi sportivi impermeabili, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate. Tutto ciò si estende anche in ambiti non necessariamente urbani, ma esclude, invece, le aree aperte naturali e seminaturali in ambito peri-urbano, cioè il nostro hinterland. A tal proposito la Commissione Europea aveva chiarito nel 2007 che questo tema dovesse essere una priorità per tutti, ma soprattutto per i centri urbani densificatamente abitati, le città. In un altro documento della Commissione Europea, si chiarisce che l’azzeramento del consumo di suolo netto significa evitare l’impermeabilizzazione di aree aperte e per la componente residua non evitabile, compensarla attraverso la rinaturalizzazione di un’area di estensione uguale o superiore, che possa essere in grado di tornare a fornire i servizi ecosistemici forniti da suoli naturali. E secondo voi a Milano ne stiamo tenendo conto? Ovvio che no. Ne abbiamo un chiaro esempio sul parterre di Benedetto Marcello, area vincolata a verde, ma impermeabilizzata in realtà dal bitume. Ripristineranno come la legge richiede? Le elezioni fanno miracoli, chissà… ma bisogna poi anche mantenere la parola. Quindi, Beppe Sala, la parola la terrai questa volta?

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Municipio 3 – riqualificazione Via Benedetto Marcello

Succede nel municipio tre. Qualche settimana fa, esce sui giornali la notizia con l’impegno da parte del nostro comune, di prendersi in carico la tanto attesa riqualificazione di Via Benedetto Marcello. Impegno che dal 2006 si è preso. Via Benedetto Marcello, forse non tutti lo sanno, ma è una via vincolata dalle belle arti. Sono 40 anni che ospita abusivamente un mercato rionale, che in primis era stato adibito a progetto sociale di recupero. Da 20 banchi siamo arrivati negli anni a più di 200. Quindi, capiamo bene : una via vincolata che non potrebbe ospitare il mercato, ma che invece da più di 40 anni vige in tutta la via. Nulla contro il mercato o chi ci lavora ovviamente, anche perché svolge anche un’azione sociale. Ma permettetemi di chiedere: possibile che si possa contravvenire così da tanti anni ad una legge che vige dal 1969? Ebbene si. I fatti sono purtroppo questi. Un’azione fatta dagli abitanti della via, tanti anni fa per aiutare ex carcerati a reintrodursi nel mondo del lavoro, è diventato un abuso. Il pave’ pian piano si è rovinato dai continui passaggi dei mezzi pesanti. Si è rovinato anche grazie alla pulizia necessaria, dopo ben due giorni di mercato alla settimana, con le lance del comune. I getti forti tolgono la terra che tiene adese le piastre di pave’, ecco perché. Le vie limitrofe sono state anch’esse disastrate nel tempo. Basti pensare, che in Via Mercadante, via collegata a Benedetto Marcello, addirittura han dovuto togliere i porfiri decorati, proprio perché si stavano rovinando col passare dei mezzi dei venditori del mercato. Che peccato no? Anch’essa è una via vincolata. Insomma, il perché sia stata vincolata dalla soprintendenza è più che evidente. Un po’ per i bellissimi palazzi liberty che la abitano ed un po’ anche ovviamente per le strade lastricate del 1800. Anch’esse hanno un valore storico artistico. Un’altra parte che è vincolata, è il parterre che ospita, anche qui abusivamente, un parcheggio d’auto. Vi chiederete voi, perché abusivamente? Perché sia I carabinieri forestali che la soprintendenza di Milano, l’hanno dichiarato vincolato a verde. Ma questo cosa vuol dire? Come mai l’hanno asfaltato e non abbiamo il verde come richiesto? Verde che oltre ad abbassare la temperatura della via, dovrebbe essere uno spazio pubblico usufruibile liberamente dai cittadini. L’ultimo ritocco, anch’esso non a norma è stato fatto due anni fa spendendo €450.000. Un intervento che secondo i documenti scritti dalla soprintendenza e dai carabinieri forestali, mettevano un punto ben diverso. Recitano quanto segue: “Il primo che metterà mano al parterre asfaltato abusivamente, dovrà necessariamente ripristinare il parterre com’era in origine.” E com’era? Aveva ben 7 filari d’alberi che lo abitavano e che facevano respirare la via. Basti pensare che, insieme alla gemella via Morgagni, era considerato uno dei polmoni che collegano Loreto al centro città. Vi chiederete, ma come è potuto succedere che nessuno sia andato contro a quest’abuso edilizio? Perché di questo si parla. Vi basti pensare che anche la corte dei conti ci sta indagando. Ma questa è per altri motivi ovviamente. I documenti parlano chiaro. Recitano testualmente: “… Un tecnico del comune si è dimenticato di avvisare il comune che avrebbero asfaltato il parterre nella via che accoglie una parte dei banchi del mercato”. Tutto questo dalla sera alla mattina. Gli alberi che vivevano sul parterre sono stati fatti morire antecedentemente, perché non sono stati nel tempo innaffiati e perché ormai erano stati strozzati dai recinti che li avrebbero dovuti proteggere. Ma si sa, purtroppo gli alberi non vanno molto d’accordo con i continui urti dei camioncini. Il 26/11/2019 esattamente alle 18.30, si tiene una commissione d’urgenza in municipio 3, proprio per far attuare la riqualificazione decisa con la delibera già firmata nel 2006. Perché vi racconto questo? Perché dopo finalmente anni di battaglie da parte dei residenti e da quasi tre anni dal comitato Salviamo Benedetto Marcello, due settimane fa vediamo che il Comune finalmente s’impegnerà a ripristinare il decoro nella via. Una riqualificazione che vedrà come principe il parterre che dovrà necessariamente avere il ripristino di 140 alberi. Inutile dire che fino ad ora, questo non è avvenuto. La soprintendenza sta aspettando il progetto da giugno 2020. OK il Covid, ma I progetti in città stanno andando avanti. Come mai qui, non esiste ancora invece un progetto? Sarà vero l’impegno? Sarà mica una mera propaganda comunale? I cittadini non scordano, ora più che mai. Direi che hanno ragione. Vediamo di dare seguito ai fatti e non recitare solo parole, ahimè temo di puro #greenwashing. Anche il nostro attuale Sindaco Beppe Sala, si era preso l’impegno di ripristinare e ridare splendore e dignità a questa bellissima via. Indovinate un po’? Nemmeno questo è mai avvenuto.

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Lo scandalo di Piazza Duomo

Domenica 2 maggio Succede a Milano, una metropoli, non un paesino sperduto su una montagna dove la condivisione è pari al vecchietto che parla al bar davanti ad un aperitivo. I tifosi dell’Inter, ma non solo, avvolgono e travolgono p.zza Duomo e zone limitrofe. Sembrano tante formichine ma in realtà sono persone , persone magari asintomatiche, che in un 30% non sanno di contagiare, di essere vettori del virus. Il cittadino già in se stesso dovrebbe pensarci da se, ma no perché privarsi? Perché non fare i cittadini consapevoli e responsabili a discapito di un festeggiamento? È vero, caspita …era lo scudetto …però, davvero vogliamo passare sopra a tutto , a tutti gli sforzi per uno scudetto? Ci sono persone che non arrivano a fine mese. Ci sono persone che hanno dovuto chiudere le proprie attività, magari proprio quella di famiglia, che già tra le tasse, resistevano a stento. Ed invece no. Noi andiamo a festeggiare! Ma mica in modo consapevole. No, tutti attaccati, adesi e contigui. Ma come si fa? OK i tifosi, ma il Comune? Possibile che nessuno in amministrazione comunale ci abbia pensato? Non sarà mica che come per la ristrutturazione, se non si buttera’ giu’ lo stadio di San Siro, anche qui comandano le squadre? Sarebbe veramente scandaloso mettere al primo posto gli interessi di una squadra a discapito dei cittadini e degli sforzi che abbiamo dovuto sostenere e superare in questo anno di Covid. Ma come? Per i tifosi soprassediamo e se vogliamo invece andare a teatro non possiamo. Lo spettacolo e migliaia di persone sono in balia del Covid, ma per festeggiare ci si passa sopra…che ipocrisia. Questa non è cura, è non curanza della sfera economica sociale della città e delle persone. Abbiamo un’amministrazione assente in fattore sicurezza al cittadino. La nostra vicesindaco Scavuzzo a cosa pensa? Si gira dall’altra parte? Strano che ai piani alti non ci sia stato un terremoto dopo questo avvenimento veramente imbarazzante agli occhi di tutti. E ora che dovremmo finalmente riacquisire un po’ di libertà, come faremo se i contagi si rialzeranno? 15 giorni e ne vedremo l’effetto. Vi lascio con una riflessione di sole quattro parole: “ma come si fa?” A voi il giudizio.

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STAY AT HOME

Ovvero, stiate tutti vicini vicini. Con misure sempre più o meno severe in lockdown in Europa e quindi anche da noi a Milano, abbiamo imparato a riviverci gli spazi di casa, quelli sperduti o proprio quegli stanzini adibiti a catasto improponibili dove magari avevamo messo proprio il regalo della zia che “non lo butto, se poi me lo chiede?” Ecco, abbiamo avuto la capacità di reinventarci, il nostro ufficio, tra una pentola ed un libro. Una cosa buona l’abbiamo fatta quindi: il riutilizzo degli spazi. L’importanza di vivere in uno spazio bello ed a misura nostra è diventata un’esigenza non più rimandabile. Mai sentito parlare del diritto di abitare? Le dimensioni utilizzate per valutare il disagio che si prova nella propria abitazione sono relative alla sostenibilità economica dell’alloggio rispetto al reddito familiare e alle condizioni dei materiali utilizzati. Bisogna poi valutare gli investimenti, pubblici e privati, che contribuiscono a cercare di limitare le situazioni di povertà abitativa. Quali sono quindi le politiche europee adottate fin’ora? Il Parlamento europeo a gennaio 2021 ha approvato delle soluzioni per aver delle unità abitative dignitose e sostenibili. Il documento raccoglie le linee di indirizzo per gli Stati membri per ridurre il numero dei senza-fissa dimora e rendere il mercato immobiliare più inclusivo. Ok, direte voi ottimo. Invece a me viene da dire: perché allora si continua a sostenere a Milano la speculazione edilizia? Per esempio: avete sentito parlare degli scali ferroviari qui a Milano, che saranno oggetto di rivoluzioni non da poco? Beh, uno degli aspetti preponderanti saranno le nuove abitazioni, che non saranno accessibili a buon mercato andando verso a quello che l’Europa auspica. Quindi? Avremo degli spazi sì nuovi, migliorati, magari anche eleganti, ma di sicuro ad alto impatto economico. Perchè non utilizzare invece queste nuove opportunità che la città si ritrova ad accogliere, facendo una cosa buona a largo spettro? Io se fossi ai piani alti ci penserei. L’inclusione abitativa avverrebbe veramente sotto questi termini e non solo per facciata. Lo sapete che nel 2019 il 9,4% della popolazione europea ha visto le spese abitative assorbire almeno il 40% del suo reddito disponibile? Una percentuale che sale al 35,4% per chi è a rischio di povertà, non poco vero? Pensate ad una casa che non ha i servizi essenziali ed è sovraffollata, le persone che ci vivono sono considerate in grave deprivazione abitativa. Di solito sono i giovani, gli studenti che non hanno delle soluzioni ottimali ma non solo però, anche le famiglie in affitto e con i redditi più bassi, sono nella stessa situazione. Il  social housing  è la soluzione che impazza tra i giovani europei. Le politiche di supporto all’housing nei Paesi europei sono eterogenee, ma è possibile identificare delle tendenze comuni precedenti al Covid-19. Col Covid, tutto si è modificato ed anche la condivisione degli spazi quindi. La questione abitativa è un problema che va affrontato su vari fattori: offerta di housing pubblico, aiuti alle famiglie per sostenere le spese di affitto e controllo dei prezzi calmierati sul mercato immobiliare. L’investimento pubblico in questo settore, anche tramite la cessione del patrimonio abitativo pubblico a enti no-profit, che è rappresentata in Germania e nel Regno Unito da noi non trova la luce. Come mai? Un’idea ce l’avrei in realtà, ma mi piacerebbe sapere ora voi cosa ne pensate.

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Transizione ecologica o green marketing?

Ma la vera attenzione all’ecologia non è altra cosa? Noi milanesi ci aspettiamo un cambio di passo immediato per affrontare questi cambiamenti che sono dietro alle nostre porte di casa. Parliamo della transizione ecologica. Le parole da chiunque vengano pronunciate in quest’ultimo periodo si arenano e rimangono lì bloccate quasi senza via d’uscita. Insomma, bello riempire comunicati con la parola più in voga del momento: transazione ecologica. Ma siamo sicuri che tutti sappiano a cosa si riferisce? È il processo di cambiamento su: lavoro, istruzione ed impresa in piena sostenibilità ambientale. Lo sviluppo ecosostenibile è il focus dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, declinato in 17 Sustainable Development Goals – SDGs. E noi a Milano cosa abbiamo intenzione di fare? Anzi, cosa stiamo combinando soprattutto in fattore ambientale? Forse non tutti lo sanno, ma negli ultimi 5 anni abbiamo subito dei danni ambientali che non sono proprio piccoli. In queste ore forse si sta permettendo l’abbattimento di 60 alberi al parco La Goccia sempre per far posto ad altro cemento. Ma perché? Si sta facendo antropizzare il parco agricolo del Ticinello. Ma perché? Si sta facendo costruire una pista d’asfalto che devasterà il parchetto Cividale. Anche qui, ma perché buttare asfalto su un percorso ciclabile già battuto in mezzo alla natura? Perché consumare ancora suolo quando se ne può fare a meno? Perché danneggiare irrimediabilmente la terra senza nessun motivo? Davvero, ce lo stiamo chiedendo un po’ tutti. Perché mettere a posto è una cosa, danneggiare è un’altra e da noi a Milano, il danno purtroppo è sempre dietro l’angolo. Eppure, sarebbe così semplice lasciare andare la natura per il suo corso, senza far intromettere di continuo cantieri e progetti che vengono reputati dalla gran parte di noi cittadini: inutili. Ma poi, che progetti? Sono davvero sostenibili? Proprio no e le motivazioni sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo a Milano ormai anche chi si è assunto gli oneri ma anche i doveri sulle deleghe europee per l’ambiente. Purtroppo nulla è stato fatto. Neppure dopo il patto stilato 2 anni fa, sulle misure urgenti da attuare sui cambiamenti climatici, di cui abbiamo ormai prova giornalmente nel mondo. Ma come? Vi ricorderete bene la manifestazione tenutasi in tutto il pianeta – there’s no planet b. Il nostro Sindaco Giuseppe Sala, aveva accolto i ragazzi dei FFF di Milano, in una riunione straordinaria, dove s’impegnava a non consumare più suolo ed a trovare soluzioni urgenti per Milano. È stato rispettato? Direi più snobbato. Ah ma vero, dimenticavo: ora abbiamo un Green man alle porte delle prossime amministrative che metterà mano ai veri bisogni verdi della nostra città. Più che un Green man, lasciatemelo dire, a noi sembra più un green marketing per portarsi a casa i voti. Siamo un po’ stanchi delle belle parole e stavolta, noi cittadini, saremo più furbi e più informati.

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Le cose che non dicono: riqualificazione delle aree in stazione centrale.

Da due anni a questa parte, il Comune parla col comitato Salviamo Benedetto Marcello di  uno dei quartieri liberty più famosi e belli di Milano. La tanta proclamata riqualificazione del quartiere di Via Benedetto Marcello e dei dintorni, sembra proprio che non veda la luce. Parliamo di un progetto aperto coi residenti da più di 20 anni, quindi non proprio poco tempo. Assisteranno invece, all’ennesimo restyling delle aree della stazione centrale di Milano che è lì a due passi. Ben venga dico io, ma gli effetti di questa riqualificazione andranno a sommarsi a quelli del 2015. I cittadini così si trovano spostati sotto casa i problemi che girano attorno a tutte le stazioni del mondo. I residenti devono confrontarsi con: spaccio, abusivismo, prostituzione, insomma un mercato a cielo aperto di ogni genere.  La cosa drammatica sapete qual è? Che tutti sanno, ma che nessuno fa niente, persino il nostro Sindaco Beppe Sala aveva detto che se ne sarebbe interessato. Inoltre, i residenti chiamano le forze dell’ordine ma si sentono glissare continuamente. Bene, i cittadini, sono ancora in attesa della presa di posizione del nostro Sindaco e di sentirsi al sicuro ovviamente. Le elezioni fanno miracoli a volte, vedremo.  Il 14 febbraio 2020, è stato organizzato l’incontro da Mercato Centrale con la presenza del sindaco Giuseppe Sala, l’Assessore all’Urbanistica, al Verde e all’Agricoltura Pierfrancesco Maran, l’architetto e urbanista Stefano Boeri, l’Amministratore Delegato di Grandi Stazioni Retail Alberto Baldan e l’architetto del progetto Mercato Centrale Milano Alberto Torsello, per parlare del progetto imminente del mercato centrale. La cosa secondo il mio punto di vista, ma anche dei residenti, è quella che non si siano posti una domanda essenziale. Che senso ha concentrare il commercio proprio in questa zona? A copia o somiglianza di quello che avviene nelle capitali europee, ma come da tempo chiedono i residenti: perché non si vuole unire in un solo posto il mercato quindi? In Via Benedetto Marcello è in vigore un vincolo paesaggistico ed architettonico. Ricordiamolo. Quindi il mercato non ci potrebbe nemmeno stare. Per di più su un’area verde vincolata. Ulteriore danno provocato direi. Quindi facendo il punto della situazione, avremmo due aree di commercio a distanza di pochi metri. Utile vero? Ma soprattutto, molto difficile da gestire, sia per il traffico che genera e sia per tutti i problemi che un’area commerciale di questa portata si trascina dietro. Proprio perché viene considerato come servizio utile, civile e d’integrazione con la funzione all’interno del quartiere considerata la sua natura di spazio inclusivo e aperto al dialogo con il contesto urbano di riferimento, perché non toglierne una e concentrarla solo in stazione con tutti i benefit che ne deriverebbero? Perché procurare ulteriori problemi in zona, se Il fine è quello di dare un contributo concreto al territorio? Grazie alla creazione di importanti sinergie con i settori protagonisti del quartiere e lo sviluppo di progetti dal forte valore culturale e sociale, se ne avrebbe la possibilità così.  Perché non prendersi cura di quello che dicono i cittadini in riguardo? Si parla tanto di partecipazione, di collaborazione, ma qui non se ne vede tanta, anzi… quasi quasi si respira l’aria di speculazione edilizia, perché come ben si sa, un’area mercatale subisce di conseguenza un deprezzamento. Riqualificazione, territorio e identità sono temi cardine e non li si può strutturare ed inserire così in sordina in un progetto commerciale.  La cultura e l’integrazione, vanno ben oltre e non devono essere posti come problemi ai cittadini, perché così un buon progetto socio culturale commerciale come questo, diventerebbe un ennesimo concentrato degli effetti che si abbatterebbero sui residenti. Se come si dice: “il bello, attira il bello” da quando hanno rifatto il piazzale, tutti i problemi si sono spostati nelle vie limitrofe e non si risolvono così i problemi, vero? Spostandoli ed aggirandoli intendo.  

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