Nome dell'autore: Luca Rampazzo

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione.

Il temporale e l’orrore di Sala per le piccole cose

Dalla Fiera a viale Certosa, ieri Milano è andata sott’acqua. È bastato un temporale per mostrare cosa succede se non si puliscono con regolarità i tombini. Cosa che non viene fatta a regola d’arte da anni. In via Gattamelata si sono allagati i moduli provvisori della scuola elementare. E il traffico, già fiaccato dalle piste ciclabili, è andato in tilt. Questo il bilancio di un temporale primaverile. Ci riassume il contesto il sempre vigile consigliere di Municipio Franco Vassallo: “Dalle case popolari alle strade, tutta Milano fa acqua. È il risultato non certo esaltante di dieci anni di sinistra al potere. Una coalizione che pensa solo in grande, ma di pratico sa solo disegnare linee per terra e chiedere ai cittadini di far finta che siano piazze, piste ciclabili e una città efficiente. E, quando va tutto male come ieri, si getta la responsabilità sulle spalle di MM. Che ormai fa qualsiasi cosa a Milano, dalla raccolta delle foglie all’amministratore di condominio. Dall’acquedotto allo scavo delle gallerie. Manca solo che si chieda anche di servire i pasti ai bambini e di affittare i cartelloni pubblicitari e siamo al completo. Che sia piovuto tanto o poco, di sicuro è piovuto su una città poco manutenuta. Il problema è sempre lo stesso, la Giunta non si muove se il provvedimento non è fotogenico. Sala è ormai ufficialmente il sindaco di Instagram, più che di Milano. E pulire i tombini, così come sistemare le buche o potare il verde non è instagrammabile. Quindi, esattamente come la disinfestazione delle zanzare, non si fa. E pazienza se la città va sotto. I Milanesi ci hanno fatto l’abitudine all’inefficienza della macchina comunale. E questo, per me che sono un dipendente del Comune, fa male. Dieci anni fa eravamo un modello per tutta Italia. Eravamo orgogliosi di dirci dipendenti del Comune. Ma oggi? Oggi fa tutto acqua. Non solo i tetti delle scuole o i muri delle case popolari. Non solo le strade. O il Seveso che, nonostante le promesse di Majorino e Maran, continua a minacciare le case. È proprio un problema di visione della città. Che è la capitale della Moda e se ne frega delle buche. Che è la prima per turismo e si disinteressa delle zanzare. Magari punta al primato mondiale in fatto di week e convegni, ma poi va sott’acqua a giugno. Soprattutto se moda, turismo e congressi sono fermi causa covid, ma zanzare, buche e acqua sono tutt’ora ben presenti. Questo anno e mezzo di covid poteva servire per riportarsi in pari. Lo hanno usato per fare piste ciclabili e urbanistica tattica. Io mi spero e auguro che nelle urne i Milanesi presenteranno il conto per queste scelte sciagurate. Perché se non lo faranno loro con Sala, lo farà la Realtà con loro”.

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I ricci fermeranno la riqualificazione di via Rizzoli?

Esiste una resistenza sotterranea alla volontà del Comune di eliminare l’abusivismo dell’area INPS di via Rizzoli. È piccola, ma arrabiatissima. E tiene dei cuccioli in ostaggio. Non parliamo dell’opposizione a palazzo Marino, che al massimo tiene in ostaggio se stessa, ma dei coraggiosissimi Erinacei del fiume. O ricci, per i meno scientificamente inclini. Questi piccoli e tenaci animaletti, insieme a delle associazioni animaliste come la LAV e ad almeno un Consigliere Regionale, rivendicano il diritto di nidificare un po’ dove diamine pare a loro. In barba alla proprietà privata dell’INPS e al degrado. Perché, ciò che per noi è indiscutibilmente illegale, per i nostri amici notturi e spinosi è semplicemente casa. Il problema di iniziare ora i lavori di sbancamento per riportare l’area alla legalità è che le mamme riccio, se minacciate, tendono a regire molto male. La prima opzione è abbandonare i piccoli al proprio destino. La seconda è ucciderli. Quindi, ad oggi, la popolazione locale ha messo sotto ultimatum ecologico Sala e compagni: se mandi le ruspe ammazziamo i cuccioli. E, vista la campagna elettorale alle porte, l’amministrazione si trova con le spalle al muro. L’operazione di abbattimento di orti, colonia felina e balera abusiva, infatti, era il volano per recuperare il consenso traballante di questa via alla maggioranza cittadina. Ma cosa fare se le piccole terroriste spinose dovessero attuare le loro minacce? Cosa ne sarebbe del consenso di fronte alle foto di piccoli dilaniati dai denti di madri terrorizzate? Di fronte a questo dilemma, come apprendiamo da una diretta Facebook dell’associazione La Ninna (https://www.facebook.com/centrorecuperoricciLaNinna/videos/521130482358007), pare che esista un compromesso: si sbanca, ma senza ruspe e in autunno, ovvero a cuccioli cresciuti. Togliendo ai piccoli mammiferi la ferale arma di ricatto. E regalando un’ultima estate agli ortisti (abusivi) e ai ballerini (altrettanto abusivi) per godersi questi piccolo paradiso (sempre abusivo), in attesa che i ricci (che devono essere maledettamente bravi a sopravvivere, stando a fianco a una colonia felina) maturino. Una volta cresciuti, verranno catturati (come, da chi, in che tempi?) e trasferiti (dove, a spese di chi?). Il problema è che, con l’allungamento dell’estate, questo potrebbe mandare in malora il piano di usare elettoralmente l’operazione. In caso vi stiate domandando se in questa storia perfetta manchi qualcosa, vi agevolo: dei residenti, ancora una volta, non frega nulla a nessuno. Le notti saranno come sempre allietate, tra molte virgolette, da musica a palla (che evidentemente ai ricci piace) e la simpatica faida che ha portato a tre roghi questo inverno potrà crescere, prosperare ed esplorare nuovi modi di esprimersi. Perché nessuno deve toccare i ricci (che ci ricattano con l’infanticidio), ma in compenso i rischi per la sicurezza e l’incolumità pubblica non paiono particolarmente rilevanti. Nemmeno col pericolo che un rogo in situazione di siccità posssa arrivare al benzinaio. Un funerale vichingo per i nostri piccoli amici potrebbe essere ugualmente epico ed appropriato, evidentemente. Da qui un suggerimento per gli umani che vogliono avanzare rivendicazioni: travestitevi da mamma riccio in estate. Magari verrete ascoltati.

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Confsal suona a Sala la sveglia su MM

Inutile nasconderselo, il Comune fa acqua. Persino quando si parla di acquedotto. Almeno, questo è l’opinione di Confsal che ha segnalato una serie di problemi non da poco riguardanti MM, Cap (il gestore dell’acquedotto) e alcune condotte antisindacali che, se messe in atto dai compagni, improvvisamente non scandalizzano più nessuno. Qui il comunicato: “In ragione del mutato scenario intervenute a seguito di vicende aziendali ed in particolare a seguito della Delibera ATO concernente l’incorporazione di MM in Cap holding, preoccupati legittimamente del futuro dei tanti iscritti alla Confsal Fenac Lombardia , benché più’ volte la Confsal Fensac Lombardia ha chiesto un incontro con la Direzione di Metropolitana Milanese Spa , la Dirigenza di Mm non ha MAI risposto e Mai ha voluto confrontarsi con la Confsal Fenac Lombardia Noi consideriamo che la richieste di incontro più volte inviate alla Dirigenza di Mm siano nell’alveo delle procedura di confronto sindacale necessario a recepire un quadro generale e prospettico in cui intende muoversi l’Azienda , nonché tutti i dettagli rispetto al piano di riorganizzazione con i riflessi che ciò comporterà anche in termini di professionalità, ruoli e mansioni dei lavoratori iscritti alla Confsal Fenac e Unilavoro coinvolti, le modifiche dell’organizzazione del lavoro ed interventi di reskilling (riqualificazione professionale) ed upskilling (miglioramento delle competenze) professionali future. E inoltre Contestiamo fermamente il licenziamento del nostro iscritto che consideriamo “strumentale” e “opaco” nei confronti di chi ha avuto il coraggio di DENUNCIARE ABUSI, FURTI e MINACCIE .” Commenta la vicenda il sempre presente Franco Vassallo, delegato sindacale Confsal oltre che Consigliere di Municipio: “La radice di tutti i problemi che riguardano MM è la visione padronale della sinistra. Sì, dico proprio padronale. Perché qui è peggio delle ferriere ottocentesche: non si accetta il dissenso, non si tollera il sindacato (indipendente) e si colpisce il lavoratore che denuncia i misfatti. Il tutto in un clima pesantissimo di sospetto e con sempre meno attenzione all’utenza. Mari di preziose energie vengono sprecati per garantire la pace interna coprendo gli scandali e facendo capire che parlare non è nell’interesse di nessuno. Soprattutto di fronte a fusioni di questo genere. Quando non è chiaro il futuro di migliaia di famiglie. E l’azienda rifiuta i confronti liberi e franchi, preferendo la versione addomesticata in cui hanno tutti ragione e i problemi si risolvono in trattoria. Non si gestisce una grande azienda come se fosse una sede di partito. Vogliamo, chiediamo e pretendiamo non solo per i lavoratori, ma nell’interesse dei cittadini, trasparenza e confronto. Altrimenti a rimetterci saranno sia i proprietari, ovvero i cittadini, che i lavoratori. E a guadagnarci, come da molti anni a questa parte, saranno solo i gestori. Che talvolta dimenticano che si parla di beni comuni e pensano di essere padroni a casa propria.”

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Fulmine a ciel sereno in via Rizzoli: va via il portiere?

Quando si è periferia non solo del Comune, ma dell’impero, può succedere anche questo. Un lavoratore benvoluto dai condomini, inseritosi dopo un periodo di assestamento, che ha contribuito professionalmente e fattivamente a limitare il fenomeno delle baby gang (con un enorme successo), dalla sera alla mattina rischia di sparire. Sostituito così, senza un motivo. Nonostante le proteste degli inquilini. “Sudditi, non inquilini. È questa l’impressione generale che abbiamo in questo momento. l signor Verza è stato un bel passo avanti per le nostre case. Nonostante il lockdown è sempre stato presente e ha saputo aiutarci anche a tenere sotto controllo le baby gang nei momenti più caldi. Non capiamo davvero la necessità della sostituzione, se non nell’ottica di far pagare sempre le nostre case per tutti i problemi della città” dice combattivo uno dei membri del comitato delle case MM 73-87. Proprio in questi giorni il Comune chiede 20 milioni per rifare gli impianti idrici e per le manutenzioni straordinarie delle case popolari. Eppure è più forte di Sala e Rabaiotti: le decisioni vengono sempre prese sulle teste degli inquilini. Mai un incontro. Mai una discussione. Non una volta che qualcuno spiegasse. È così, ve ne dovete fare una ragione. “La cosa più assurda di questo trasferimento è la fatica che abbiamo fatto per avere un portiere presente, attento e pronto a trasmettere le nostre richieste. Adesso che avevamo trovato un equilibrio ci viene tolto, senza una spiegazione, senza un incontro, trattandoci come sudditi e non come inquilini. Inquilini che il portiere lo pagano, peraltro.”, ribadisce un’altra voce del comitato. Lo sconforto è palese. Anche perché i tempi paiono essere strettissimi, questione di giorni secondo alcuni. Per quanto ci si debba necessariamente affidare a delle voci, perché MM non ha rilasciato alcuna comunicazione ufficiale. E proprio questa segretezza mette in allarme gli inquilini. Pare logico dedurre dalla segretezza e dalla fretta che, se il problema non è qui, in via Rizzoli, allora deve essere nelle case da cui verrà il sostituto o la sostituta. Che evidentemente sarà spostato (o spostata) per ragioni o disciplinari o di incompatibilità. Insomma, le previsioni non sono affatto rosee in via Rizzoli. Perché, se la promessa del Comune di ristrutturare i palazzi dovesse realizzarsi, qui si rischia di avere una figura non più amica e dalla parte degli inquilini, ma una persona che si limita a fare l’indispensabile. Questo rischio preoccupa molto. Purtroppo, in queste case, il minimo indispensabile non è lontanamente sufficiente per avere una vita decente. Ci vogliono persone straordinarie. Un motivo in più per protestare contro un trasferimento incomprensibile, non spiegato e vissuto come una punizione da chi qui ci vive.

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Come può un centralino (MM) arginare una cascata?

Come può un centralino (MM) arginare una cascata? Spoiler: non può. Ma MM non lo sa e continua lo stesso a obbligare la gente a chiamare questo monumento all’inefficienza invece di creare dei numeri diretti. Questa la lezione che abbiamo appreso quando l’altra notte una inquilina si è svegliata nel cuore della notte con un geyser in camera. E ha fatto l’improvvido errore di chiamare il summenzionato centralino. Ci racconta la vicenda notturna, che ha seguito in prima persona essendo lui il Delegato alla Casa del Municipio 7 il sempre presente consigliere Franco Vassallo: “Questa vicenda sarebbe incredibile anche in un paese del terzo mondo, a Milano diventa scandalosa. Una inquilina viene svegliata di notte dall’acqua che scorre libera e felice nella sua camera. Chiama MM che la rimbalza ai Vigili del Fuoco. I Vigili del Fuoco la rimandano da MM, chiamando anche di persona per accertarsi che fosse ben seguita la vicenda. Il centralino finge di non aver mai detto di chiamare i Vigili del Fuoco. Sembra un film di Totò, ma è una brutta notte di fine Maggio nella Milano di Sala. A quel punto, disperata, l’inquilina mi ha chiamato e io ho fatto quello che ho potuto. Finalmente è uscito il tecnico. Ci vorrà qualche altro giorno, però, perché le cose si normalizzino. Nel frattempo potremmo anche domandarci a cosa servano i soldi delle nostre tasse, perché è un grande mistero. L’introduzione di un centralino in MM è stata la classica miccia in un negozio di botti. Non è di per sé sbagliata, pericolosa o immorale, ma nel contesto è devastante. L’unico tipo di utilità che i cittadini riscontrano è il ritiro di un numero di pratica. Un numero che, in pratica, non serve assolutamente a nulla. Se non a constatare il livello di follia generale dell’ente che amministra il patrimonio casa del Comune. E la cui principale virtù è scaricare su altri un problema. Mentre il principale difetto è sbagliare di frequente il soggetto di riferimento. Come in questa vicenda. Con il Corpo dei Vigili del Fuoco costretto a perdere quindici minuti e sentirsi pure preso in giro. Non dall’inquilina, che ha pure dei testimoni, ma da un sistema inteso come ripartizione di problemi, divenuto fabbrica di caos. È venuto il momento di porci la vera, grande domanda che la sinistra evita da anni: quando abbandoniamo l’idea di MM come amministratore di condominio e torniamo a casa, in Aler?”

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Nuovo record di MM in via Rizzoli: sei mesi per riparare l’impianto di aspirazione

Nuovo record di MM in via Rizzoli: sei mesi per riparare l’impianto di aspirazione Nella continua rincorsa all’efficienza MM in via Rizzoli ha perso un’altra gara. L’ennesima. Partiamo dai fatti. A dicembre i condomini di via Rizzoli, civici dal 73 all’87, in particolare ai piani alti del 77 e del 79, ma si avvertiva ancora all’81, hanno cominciato a non dormire più la notte. Nel silenzio del coprifuoco le ventole che assicurano l’aspirazione dell’aria dei bagni facevano il tipico rumore del bombardiere che decolla. In queste condizioni, per evitare crisi di nervi e crolli psicologici, si è presa una durissima decisione. “Spegniamo, tanto a breve si risolve tutto”. Le ultime parole famose. Sei mesi dopo, ovviamente, nulla è stato risolto. In compenso un’aria pesante, incrocio tra fogna e palude, aleggia sulle case dei poveri condomini. Che, comprensibilmente, non ne possono più. In primis, non ne possono più di queste scelte impossibili. Come si fa a scegliere tra rumore insopportabile di notte e odore intollerabile tutto il giorno? Il tutto senza mai uno straccio di scadenza, eternamente appesi ad un centralino che nelle migliori delle ipotesi ti lascia un numero di pratica. Che non serve pressoché a nulla. Nella peggiore ti dice che ci stanno lavorando. Già, ma a cosa stanno lavorando? I pezzi della ventola ci sono. L’appalto anche. La burocrazia è stata sbrigata. Cosa aspettano quindi, per Giove? L’imbragatura. L’imbragatura per l’elettricista, perché possa operare in sicurezza. Non si pensi, ovviamente a delle bretelle di cuoio. È molto più complessa di così, il luogo da raggiungere è alto e la struttura non si trova su Ikea a 9,90 euro con brugole incluse. Ma non sembra nemmeno una di quelle cose mai create da mano umana che devono essere temprate nel sangue di una vergine al plenilunio sotto stelle aliene. Possibile che in sei mesi non siano riusciti a procurarsela? Purtroppo la risposta è sì, è possibile. E così gli inquilini sono costretti a vivere in un costante miasma per aver sbagliato risposta a dicembre, cosa di cui alcuni ancora si pentono. Che poi, sbagliato è un parolone. Se avessero scelto il rumore magari avrebbero sofferto per il rumore due mesi in più e poi si sarebbero rotte lo stesso le ventole. Quello che è certo è che la capitale dell’efficienza pensa a come far tornare il turismo e non a come rendere la vita tollerabile alle periferie. Una costante che ormai marchia il decimo anno consecutivo di gestione sinistra della città.

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