Nome dell'autore: Luca Rampazzo

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione.

Continua l’escalation del degrado nelle case popolari di via Omero

Una volta, sotto elezioni, anche la sinistra diventava efficiente. Bei tempi. Adesso nemmeno l’approssimarsi della scadenza elettorale riesce a ridare vigore ai compagni stanchi della Giunta Sala. E i risultati, devastanti, si vedono soprattutto nelle case popolari. L’esempio di via Omero ormai è da manuale, come potete vedere dalle foto. Ce ne parla il sempre presente consigliere Franco Vassallo: “Ho scritto una mail al presidente di MM chiedendo un rapido intervento. La situazione è evidentemente fuori controllo. I cancelli, soprattutto e prima di tutto, vengono i cancelli. Una casa è tale solo con la porta chiusa. Altrimenti è una piazza, un bivacco o, nei casi peggiori, una discarica. Ma non è una casa. MM deve chiudere di nuovo la porta e restituire la serenità alle centinaia di inquilini regolari che vedono ogni giorno invadere la propria privacy. Ormai via Omero 15 e via Osimo sono diventati il punto di ritrovo della più svariata umanità. E no, questo non è un bene. Anche perché, come le immagini documentano, il via vai aumenta lo scarico abusivo di immondizia, i danni e le giuste proteste dei residenti. Adesso poi sono pure al buio: è saltato l’interruttore generale e la persona che se ne occupava ha rinunciato. In questo mese di denunce tutto quello che MM ha fatto è stato riparare due chiusini. E di certo non è abbastanza. Questa, peraltro, non è nemmeno una questione di sicurezza. È solo buona pratica amministrativa. Una cosa che, una volta, era un marchio di fabbrica della Milano perbene e borghese. Sotto Sala è diventata un cimelio del passato. Quello che è diventato sempre più attuale è la corsa alla riscossione dalla povera gente, con aumenti dei canoni alla voce spese. Spese in senso generico, sia chiaro, MM non spiega, non motiva e c’è il fondato sospetto non interessi nulla di farlo. Da inquilini a sudditi, questo il destino degli inquilini. Speriamo che il prossimo sindaco, che non può certo essere Sala, inverta questa tendenza. Chi ha costruito Milano col sudore della fronte non merita una vita così”.

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Scritta la parola fine per la Gang di Rizzoli Street?

Questa mattina, il commissariato di Villa San Giovanni, ha posto fine alle gesta di quella che si era nominata come la KO Gang. O Gang di Precotto. Che non c’entrava nulla con Precotto, perché faceva base all’Esselunga di via Adriano, dimostrando un minimo di furbizia nell’usare un luogo diverso dalla base per nominarsi. Numerosi i reati contestati, stando alle fonti giornalistiche: Nell’ordinanza di custodia cautelare che li ha mandati in cella vengono ricostruite sei rapine – di due sono accusati in concorso – più un vero e proprio raid vandalico all’interno di un autobus Atm. Non sarebbero, quindi, implicati negli incendi delle scorse notti e non sarebbero loro i devoti che facevano sacrifici ad antiche e rispettabili divinità di oltre mare. Non sarebbero nemmeno accusati dell’incendio all’interno delle case popolari di via Rizzoli o della rapina avvenuta ad inizio mese davanti alle case popolari di via Rizzoli. Insomma, questa gang non avrebbe legami con i più recenti atti di violenza della via. Almeno per ora, le Forza dell’Ordine, con molta serietà muovono accuse solo quando sicure di poterle difendere in tribunale. Quello che è certo è il sollievo di tanti cittadini residenti, soprattutto anziani, che si sentono più sicuri. In questi giorni, infatti, è stata notata una maggior presenza delle forze dell’ordine sempre positivamente accolta. Da chi vive nel rispetto della legge, quanto meno. Resta da capire cosa succederà al resto dei ragazzi che si trovavano alle Popo di Cre. Quale destino attenda la varia umanità che qui passa tutti i pomeriggi. Per quanto la voglia di sentirsi sollevati sia forte, non tutti sono convinti che la gang sia stata interamente smantellata. O che ve ne fosse una sola. Solo il tempo ci dirà se si tratta, come speriamo, di paure infondate.

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Perché Sala odia il futuro di San Siro?

Sarà anche una domanda dura, ma qualcuno se la deve pur fare. La polemica di Sala con l’Inter, infatti, più che lo Stadio riguarda la riqualificazione di un intero quartiere e il rilancio economico del quadrante nord ovest della città. Messo a rischio non dalle normale vicende societarie di una grande squadra di calcio, ma dall’incapacità manageriale di un sindaco che, quello stadio, non l’ha mai voluto. Ce ne parla il sempre attento consigliere di Municipio 7 Franco Vassallo. “Se qualcuno credeva che l’iscrizione di Sala ai Verdi Europei fosse una cosa indolore temo se ne dovrà ricredere. Beppe sta già passando a pagare dazio. E lo fa cercando di sabotare un progetto che non ha mai amato. Troppo proiettato nel futuro, troppo grande, troppo privato. Qualcosa su cui non ha mai potuto ingerire, che non porterà il suo distinto marchio di fabbrica: inefficienza e costi che lievitano, senza che nessuno chieda mai a fondo conto delle cifre. Così sta approfittando delle normali vicende societarie di tutti i grandi club in questi momenti tribolati, per cercare di sabotare l’intero piano. Che riguarda lo Stadio, certo. Ma che riguarda anche e soprattutto la riqualificazione dell’intera area. Gli oneri urbanistici sono il 50% del progetto. Vuol dire che Milan e Inter lo stadio lo pagheranno il doppio. Ecco, un sindaco pragmatico e avveduto non farebbe polemica sulle quote societarie. Si assicurerebbe invece che i lavori e gli oneri andassero di pari passo, che non si facesse economia su questi ultimi per favorire lo Stadio. Insomma, farebbe, in silenzio il proprio lavoro. Ma Sala è un bravo manager pubblico solo quando nessuno fa le pulci alla contabilità e tutti obbediscono senza fare domande. Non a caso l’unico grande cantiere di questi cinque anni è stato progettato, pagato e verrà realizzato da privati. Lui è stato ad osservare, come gli umarell attorno ai cantieri, criticando e cercando di rallentare ogni volta che è stato possibile. Questo atteggiamento, purtroppo, rischia di costare caro alla gente di San Siro, che potrebbe perdere centinaia di milioni di euro per vivere meglio. E tutto per evitare che si guardi al futuro. L’unica, piccola e amara consolazione è che ai Milanesi verrà mostrato in tutto il suo splendore cosa succederà se lo rieleggeranno: cinque anni di immobilismo e perdita di valore per la città. Dove l’unica cosa a crescere saranno le code davanti al Pane Quotidiano.”

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Esplosione in via Quarti – video

Questa mattina nel parcheggio delle case Aler di via Quarti l’incendio di una roulotte ha portato al levarsi di un’alta colonna di fumo. I testimoni riferiscono di un forte boato. Si teme tutta via che l’episodio non sia stato ancora del tutto circoscritto. Sul posto sono intervenuti tempestivamente i Vigili del Fuoco, con grande sollievo dei residenti. Ci fa un commento al volo il Consigliere di Municipio 7 delegato alla Casa Franco Vassallo: “Nonostante l’impegno di Aler per la sicurezza degli inquilini, la Regione nulla può di fronte all’immobilismo di Sala. Queste case, in particolare, sono sotto assedio. Ho denunciato più volte che se non si risolve il problema sicurezza, in primo luogo chiudendo il campo Rom che di fatto si è creato in questi parcheggi, mai la situazione si sistemerà. Ma per il sindaco la sicurezza, la dignità, la tranquillità dei residenti, soprattutto anziani, vale meno dell’ideologia. L’ideologia di chi parla di accoglienza e poi costringe i disperati a rischiare la vita, in una guerra tra poveri che non avrà né vincitori, né vinti. Solo un eterno degrado. Che Sala è pronto ad accettare finché a rischiare la vita in questi episodi saranno solo gli anziani, i poveri e gli emarginati delle periferie”.

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Il grido di dolore di via Omero

Alla fine del nostro tour nel degrado delle case MM di via Omero è il momento di fare un punto sulla vicenda. E chiudere questa vicenda con un appello all’amministrazione perché, almeno sotto elezioni, il sindaco faccia il suo dovere di padrone di casa e metta mano a questa pratica. Ce ne parla il Consigliere di Municipio Franco Vassallo che elenca le priorità da sistemare: “MM in via Omero e via Osimo ha lavorato al contrario: ha iniziato dalla fine. È partita sistemando l’interno, ma ha lasciato le porte aperte durante i lavori. Ovviamente, e non poteva andare diversamente, questo ha trasformato l’area in una discarica a cielo aperto. Chiunque avesse qualcosa da buttare, sapendo che nessuno vigila e che ogni tanto ritirano, può venire a depositare qui quello che non gli serve. Inoltre, anche dall’esterno, lo stato di abbandono delle portinerie incentiva a pensare che questa sia terra di nessuno. Se poi guardiamo lo stato del cortile interno, con i chiusini risistemati da poco (coincidenza vuole poco dopo la mia denuncia su questo giornale), ma le alte montagne di spazzatura, i cassonetti strapieni e le crepe sui muri capiamo che qualcosa nel piano lavori non sta funzionando. A partire dal “muro di Berlino” eretto tra le case popolari di via Osimo e Omero. Muro che però ha delle porte sempre aperte, vanificando ogni tentativo di limitare i disagi. Questo porta a due grandi problemi: l’insicurezza di chi ci vive e la difficoltà di uscire di casa. Anche perché varia umanità ha cominciato a bivaccare in ogni angolo incustodito. Tanto da obbligare MM a sigillare le parti comuni. Ma nulla è stato fatto per le cantine e in molti, soprattutto anziani ed invalidi, sono di fatto chiusi in casa per paura di uscire. O di non poter rientrare. Questa situazione, purtroppo, è complessivamente figlia di quell’approssimazione generale che fa parte della visione di Sala delle periferie. Ghetti in cui rinchiudere chi non può permettersi la cerchia dei navigli. Ed a cui togliere tutti i piaceri della vita. Spostarsi autonomamente in macchina, vivere in case decenti, avere la sicurezza di potersi muovere senza rischiare salute e vita. Sala sogna una grande Milano solo perché ha paura di svegliarsi e guardare in faccia la realtà: in periferia, a Milano, di grande c’è solo il degrado e l’inefficienza di una amministrazione distratta che ha un solo obiettivo. Fare soldi sulla pelle dei più poveri, esigendo debiti di dubbia esistenza, aumentando le spese e spremendo chiunque. Restituendo in cambio le case che vedete nelle foto. Abbiamo una sola, grande, speranza. Che a ottobre l’urlo di dolore delle periferie arrivi perfino in centro e ci venga concesso di vivere meglio”.

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Sei giorni di follia a Crescenzago

Lo si era già detto altrove, ma le baby gang di Crescenzago (i ragazzi che si danno appuntamento alle Popo di Cre, le case popolari di Crescenzago nello slang) non erano un fenomeno destinato a sparire magicamente. E così, mentre eravamo tutti concentrati a capire chi potesse avercela con i gatti del gattile bruciato, o con le verdure nell’orto della baracca arsa o chi stesse invocando Baron Samedi con i sacrifici rituali di pesce e frutta, loro sono tornati. E stavolta non avevano affatto intenzione di scherzare. All’inasprirsi della situazione del Covid, la rabbia, la noia, la sottile disperazione che sta diventando il marchio di questa generazione sono esplose. Sabato un gruppo di minorenni, riferiscono testimoni oculari, ha preso un’auto Enjoy, ha guidato in maniera spericolata per via Palmanova e via Rizzoli, terminando la bravata contro una rete di recinzione vicino la metropolitana. Poteva andare peggio. Poteva andare molto peggio. Domenica e lunedì sono stati i giorni degli scippi. Le scavallate. Domenica, alle 18, è il turno di uno sfortunato ragazzo, a cui viene sottratto il cellulare. Dopo aver raggiunto alcuni buoni Samaritani nel cortile dei civici 13-45 lo sfortunato è riuscito a chiamare la polizia. La quale, recatasi a colpo sicuro alla metro di Crescenzago, ha rintracciato il telefonino e l’ha restituito al legittimo proprietario. Vista l’età dei coinvolti non sono state eseguite misure cautelari, come ci viene riferito da chi era là. Non altrettanto bene sarebbe finito uno scippo avvenuto lunedì sera. Martedì riposo. O forse pianificazione, perché lo strano silenzio che copriva gli alberi e l’arena delle case popolari era rotto digitalmente su Instagram da una fitta corrispondenza, ispirata da un aspirante artista digitale. In particolare, il gruppo di ragazzini avrebbe deciso di ripetere mercoledì pomeriggio la bravata di quindici giorni fa in via Adriano, con passamontagna e scacciacani. Obiettivo: terrorizzare i residenti. Mercoledì, però, quando la performance stava per iniziare, l’inesperienza è stata fatale ai minorenni. Che sono incappati in una retata della polizia. L’operazione però non è andata come programmato dalle forze dell’ordine, con un membro in borghese aggredito e gettato a terra dal braccio destro del capobanda. A quel punto, la questione è divenuta seria. I presenti sono stati divisi, fatti allineare, identificati e perquisiti. I responsabili del crimine, tutti o quasi Italiani, sono stati fermati e portati in centrale per le dovute procedure. Agli altri è stata impartita una solenne paternale. Di quelle che in questi tempi forse non vengono più distribuite con la generosità di un tempo. video-cimiano Giovedì mattina si è passati ad un controllo capillare di tutta la zona. Risultano essere state attenzionate anche le cantine ai civici 77 e successivi. L’operazione, condotta da agenti in borghese, è stata accolta con gioia dai cittadini. Quasi tutti i cittadini, almeno. È da capire come la rinnovata presenza delle forze dell’ordine sul territorio interagirà con quel tessuto ricco di varia e sofferente umanità sul lungo periodo. Fuori di poesia, come già detto, qui esiste un mondo parallelo che non ama i riflettori. E questi ragazzi hanno la pessima abitudine di portare tanta, troppa attenzione. Gli effetti delle operazioni di polizia di sicuro non sono istantanei. Nella serata di giovedì è andata in scena la follia. Verso le 20 un ragazzo che tornava a casa è stato circondato, aggredito, gettato a terra e ha subito un tentativo di rapina da sei ragazzi con i cappucci delle felpe sugli occhi. Si è evitato il peggio solo perché tre coraggiosi residenti sono intervenuti in soccorso. Poche ore dopo è andato a fuoco un altro manufatto vicino al benzinaio. Sempre più vicino al benzinaio, occorre dire. La situazione, ovviamente, non può che peggiorare in assenza di interventi definitivi. Quello che resta da capire è se gli interventi definitivi si possano davvero attuare.

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