Nome dell'autore: Luca Rampazzo

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione.

Sala, il liquidatore di MM

Sala, il liquidatore di MM Trionfo elettorale a parte, a Sala le elezioni non hanno dato alla testa. E nella composizione della giunta, fatta alla velocità della luce, i referati sono stati distribuiti saggiamente. In particolare le case popolari sono finite al recordman di preferenze del PD, Maran. Il problema è noto: MM non può andare avanti così. Ma ci spiega i dettagli il già Consigliere del Municipio 7 con delega alla casa Franco Vassallo: “MM deve morire. Questa pare la priorità di Sala all’inizio del suo secondo mandato. Troppo dispendiosa, troppo inefficiente, troppo legata a promesse che la crisi economica post pandemica rende impossibile mantenere. MM è, senza ombra di dubbio, all’ultimo miglio. Come verrà liquidata farà la differenza per chi ci vive e per chi la paga. Cioè per tutti noi. L’equilibrio da mantenere è sottile e fragile: da una parte non deve sembrare una fuga, dall’altra deve essere chiaro che questo passo è definitivo. E non ammette ripensamenti. Quindi, la soluzione più ovvia, cioè ridare le case ad Aler, così su due piedi, è da scartare per non sembrare degli idioti. Impresa molto difficile in generale, ma qui oltre le più nere aspettative. La soluzione proposta da Sala, creare una terza società è, ovviamente, solo una base negoziale. Nessuno può davvero credere che la regione sciolga Aler per creare una società a guida Milanese che indirizzi la gestione del patrimonio immobiliare già ERP solo per far contento Beppe. Quindi ci si troverà a metà strada, probabilmente. Dove e come faranno tutta la differenza del mondo: gli inquilini temono, e a ragione, che questa sarà la scusa regina per aumentare i canoni di affitto e l’alibi perfetto per fermare tutte le manutenzioni. Già ora, in attesa di un PNRR che potrebbe arrivare tra anni, i lavori sono bloccati, procedono solo i murales, che non risolvono nulla, ma danno l’impressione che ci si impegni molto in tal senso. Io avevo, molto più modestamente, proposto una commissione inquilini elettiva che controllasse i tempi e i modi dei lavori. Ma la commissione non era abbastanza visibile e trendy, quindi via al mezzo milione mal contato di pitture murali e pazienza se nelle case piove dentro. Tanto, si spera, prima del 2023, data delle regionali, il problema sarà di qualcun altro. Nel frattempo sono iniziate le telefonate per verificare la volontà per gli inquilini MM di cambiare contratto. Tanto per saggiare il terreno e risolvere il problema dei rinnovi automatici. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze sinistre….”

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Come si costruisce l’astensionismo

Come si costruisce l’astensionismo Premessa, il centrodestra ha straperso le elezioni a Milano. E la colpa è solo sua. Fine. Non ci sono colpevoli ulteriori e non ci sono motivazioni altre. Detto questo, è inutile piangere sulla morte della democrazia per astensionismo quando si spostano i seggi e lo si comunica unicamente sul sito internet del Comune. E fatalità sempre in zone dove si concentra il voto dell’avversario. Ce ne parla il già Consigliere di Municipio 7 Franco Vassallo: “A Quinto Romano durante le elezioni comunali è andato in scena uno spettacolo assurdo, un gioco dell’oca sotto l’acqua che ha ovviamente portato centinaia di persone a rinunciare al proprio diritto-dovere di votare. I residenti delle vie Tofano e San Romanello hanno ricevuto una comunicazione scritta dal Comune con l’indicazione di recarsi in via Lamennais per votare. Sul sito, naturalmente, ci poteva anche essere l’indicazione corretta, ma se una persona, soprattutto se anziana, riceve una comunicazione scritta del Comune ovviamente si fiderà. E altrettanto ovviamente, in via Lamennais non c’era l’ombra del loro seggio. Che si trovava, come sempre si è trovato negli ultimi anni, in via Airaghi. Quindi la gente, sotto la pioggia e spesso a piedi attraverso il Parco delle Cave, si recava in via Lamenais, scopriva che il seggio non c’era, e si trovava di fronte ad un bivio: andare a piedi in via Airaghi, sempre sotto la pioggia e per nulla rinvigorita, oppure tornare semplicemente a casa. Sempre senza sorpresa alcuna molti hanno scelto la seconda ipotesi. Problema opposto per chi vive in via Fleming e via Pastonchi, a loro non è arrivato alcun talloncino per recarsi in via Lamennais e quindi sono andati alla loro scuola storica. Che però è chiusa da due anni. Ancora una volta, di sicuro si trovano tutte le indicazioni sul sito, ma solo Furio, il personaggio nevrotico di Carlo Verdone, avrebbe verificato questa cosa prima di uscire di casa. Le persone normali, sotto la pioggia, verificato il problema tornavano a casa. Ecco, l’astensione si costruisce in molti modi, questo è uno dei più facili da evitare. E per questo è anche uno dei più gravi”.

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Chiusi in casa senza ascensore: questa la democrazia secondo Sala

Chiusi in casa senza ascensore: questa la democrazia secondo Sala Via Fleming 19, palazzina B, case MM. Da ieri l’ascensore è fuori uso e metà del palazzo, composto in buona parte da anziani e disabili, è impossibilitato a votare. Ci racconta la situazione il consigliere di Milano Popolare Franco Vassallo: “Molti anziani e disabili non possono recarsi ai seggi. MM, nonostante la del tutto evidente emergenza in 24 ore non è ancora riuscita a sistemare l’ascensore. La mia non è una battaglia politica, è una battaglia di civiltà, non possiamo accettare che vengano privati del diritto al voto decine di anziani solo per la sfortuna di abitare in case gestite da MM”.

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MM sfida le leggi della fisica. E perde.

Come ognuno di noi ben sa, un sano murales antifascista ha poteri miracolosi. Risana i quartieri, previene il degrado, rende migliori le persone, vince contro il terrorismo e soprattutto è in grado di proteggere la Costituzione. Viste tutte queste ammirevoli proprietà, hanno pensato in MM, sarà almeno in grado di proteggere dalla muffa, no? Ci racconta l’esito di questa ardita sperimentazione il candidato in Comune di Milano Popolare Franco Vassallo, sempre attento e presente nelle vicende e nelle vicissitudini dei condomini delle case popolari: “Come le immagini dimostrano inequivocabilmente, no, i murales antifascisti non proteggono le case dell’umidità, non sono sostitutivi di una buona manutenzione e soprattutto sono soldi buttati che potremmo spendere più utilmente in altro. Siamo in via Consolini, Gallaratese. E qui le infiltrazioni, come mostrano le foto, stanno minando salute e staticità delle case. Ovviamente MM interviene, ci mancherebbe. E qual è la soluzione? Un bel murales green, eco friendly e balle varie sulla facciata. Capiamoci, molto bello. E sicuramente sarà, sostenibile non lo metto in dubbio. Ma oltre a rendere il palazzo un sepolcro imbiancato a cosa e a chi dovrebbe servire? Questo è il sintomo di un problema più profondo e tipico del Sindaco-Fenomeno Sala. Ci si occupa solo di cosa grandi, che la gente possa vedere e ammirare. Le piccole cose, come le manutenzioni, non interessano. Vale per le case popolari, soprattutto. O rifai tutto il cappotto termico, le facciate, i balconi e ovviamente un bel murales oppure può anche andare tutto in malora. Non credo serva spiegare perché questo sia un pessimo modo di gestire la cosa pubblica. Il problema è che ci sono settori, come la scuola, il verde pubblico e la viabilità dove questa logica è direttamente pericolosa. Non è possibile che i chiusini non vengano puliti regolarmente, la disinfestazione sia un fatto episodico e, Dio non voglia, le scuole si tocchino solo quando cadono pezzi di muro o di soffitto. Sala ha come slogan “Sempre più Milano”, ma questa non è Milano. Non lo è mai stata e speriamo non lo diventi. E questa sarà la direttrice della mia azione in Comune, se gli elettori me lo concederanno. Una Milano concreta che rinasce dall’efficienza nelle piccole cose. Perché se non sei fedele ai cittadini nel piccolo, come potranno fidarsi di te nel grande?”

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Quanto costeranno gli inutili murales di via Civitavecchia?

La campagna elettorale è quel magico momento in cui gente mai vista per cinque anni si presenta a casa tua con tutte le promesse del mondo. La campagna elettorale della sinistra a Milano è quel terrificante momento in cui gente mai vista per dieci anni si presenta alla tua porta con una frase deflagrante: “Abbiamo una grande idea per rilanciare il quartiere”. Ovviamente, dopo anni di assenza, del quartiere questi non sanno nulla. E, altrettanto ovviamente, nulla sapendone, credono di aver capito l’essenza dei problemi e invariabilmente hanno grandi progetti. Progetti, manco a dirlo, cui nessuno aveva mai pensato. Anche perché per toccare determinate vette di dadaismo politico ci vuole tutta l’inconsapevolezza di chi dalla realtà ha divorziato anni fa. Via Civitavecchia ne è un perfetto esempio: assediata, talvolta letteralmente, dal degrado era riuscita a ottenere un grande successo: la pittura degli esterni. Siccome a farla è stata la sinistra, però, le testate d’angolo di queste case all’inglese erano rimaste grigie. E siccome a governare città e municipio è sempre la stessa parte politica, l’assenza di controlli ha portato a tag e graffiti. Come risolvere questo problema? Certo non con maggiore presenza di forze dell’ordine o telecamere. Ma manco per niente. Facciamo dei murales! Oh, che grande idea! All’inizio a qualcuno era piaciuta anche. Poi, però, è iniziata a girare una voce. Il costo di queste opere d’arte sarebbe di 180mila euro. Inserendo questa geniale iniziativa nei libri dello spreco. Ovviamente i proponenti sono liberi di smentire questa voce e nessuno ne sarebbe dispiaciuto, anzi probabilmente ne gioirebbero. Per cui se qualcuno volesse farlo lo accoglierei volentieri in un articolo cui dare massimo risalto. In caso contrario è pronta una raccolta firme per fermare lo scempio da parte degli inquilini delle case. Senza alcun politico coinvolto. Da queste parti è così: gente forte, indipendente, abituata a difendersi da sola. E no, a nulla sono valse le scuse addotte da alcuni benintenzionati. I murales, infatti, a loro detta renderebbero questa zona meta turistica. Questa è una teoria abbastanza fantasiosa da meritare una considerazione a parte. Via Civitavecchia è immersa nel verde. Se questo verde fosse curato e non lasciato in balia del crimine sarebbe di per sé una attrazione turistica. Se la scuola professionale a fianco alle casette fosse tenuta decentemente e non sembrasse un rudere sovietico accrescerebbe lo charme di questo angolo di Milano. Che davvero ha molto da raccontare. È una comunità con 70 anni di vita alle spalle. Quando nascerà il coworking in bambù per panda hipster il tema “casa nel bosco” aumenterà di intensità. E loro cosa vanno a proporre? Dei murales, e pure costosi parrebbe. Così, de botto, senza senso. Invece di curare, proteggere e ripulire il parco interno e renderlo di nuovo fruibile ai bambini. Invece di pattugliare il Parco Lambro. Invece di risistemare la scuola. I murales. Come attrazione turistica. Ecco, questa è la cifra di Sala e della sua maggioranza. Invece di sistemare il degrado ci dipingono sopra, sperando che la gente sia così distratta dalla folgorante arte contemporanea da non notare le foreste incolte di piante fortemente allergeniche nei cortili attorno, le siringhe nel parco, i tag sulla scuola e la folla di ubriachi violenti che li circonda nei fine settimana. Tu chiamala, se vuoi, ossessione per le periferie.

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MM continua a fallire nelle piccole cose

Una bella giornata di fine settembre, il cielo azzurro sopra. Un odore nauseante di morte tutto attorno. È il locale immondizia dell’83 di via Rizzoli. Milano. Tanto per ribadire che non siamo in un paese del terzo mondo. E la catasta di rifiuti che stiamo osservando, è là da giorni. Un’eterna promessa di rimozione che non li preoccupa minimamente. Sono il frutto di una pulizia a fondo di una casa che, invece di finire in ricicleria, occupano una colonna nel locale. Locale regno incontrastato di larve e vermi, che la mattina formano una linea continua dietro ai sacchi trasportati via. Uno schifo di proporzioni difficilmente immaginabili. Intorno scheletri di biciclette con festoni di ragnatele e uno spesso strato di polvere. Addirittura un motorino abbandonato da più di un decennio dichiarano gli inquilini. Ecco, questa la situazione delle case popolari. E la giunta, Maran in testa, ha il coraggio di parlare di mala gestione di Aler. La dignità, questa sconosciuta. Ma la situazione è più grave di quanto non si veda in superficie. In primis per le ovvie questioni igieniche. Ma poi per un problema generale di credibilità del gestore. Ma con quale coraggio insensato si possono fare due anni di aumento con le larve che accolgono chi deve buttare l’immondizia. Questo non è populismo è la norma ed umana decenza di rendersi conto di essere inadatti. E ovviamente non finisce qua. Mentre gli eredi morali di Greta Thunberg concionano di cappotti termici i balconi, i passaggi che scalvano i parcheggi al piano meno 1 e la facciata perdono pezzi. Ovunque. Sui balconi di sotto, su chi posteggia, su chi passeggia. E sono sempre più grandi. Questa è la classica situazione che passa come problema secondario finché qualcuno non si fa male. Dobbiamo aspettare la tragedia per intervenire? O almeno per una volta, almeno stavolta, avremo un intervento tempestivo? La risposta che vorremmo non sarà quella che avremo.

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