Nome dell'autore: Luca Rampazzo

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione.

Via Civitavecchia: una comunità orgogliosa e abbandonata

Via Civitavecchia: una comunità orgogliosa e abbandonata Le casette, singole, strette e alte. I tre gradini prima della porta d’ingresso. Il giallo vivace della facciata. C’è un angolo di Inghilterra a Milano, nell’ultimo lembo della città prima di via Rizzoli. Prima della Rizzoli, se parliamo di tempi. Perché queste case hanno visto espandersi la città. Erano qui, testimoni silenziose, quando il Corriere della Sera è arrivato, con le rotative pesanti e rumorose. E hanno visto la metropolitana sbucare dal terreno e correre sotto il sole. C’erano, quando, trent’anni dopo, sono arrivate altre case popolari. Insomma, sono piccoli e silenziosi testimoni di una città che è cambiata. Hanno visto il terrorismo, la droga, il parco Lambro passare molte crisi. Erano qui, silenziose, quando è arrivata la prima ondata migratoria. E sono state minacciate più volte di demolizione, sempre scampandola per un pelo. Oggi vivono uno strano limbo: sospese sul baratro della burocrazia di MM, mentre, tutto attorno, il quartiere cambia. Questo piccolo viaggio, senza pretese di inchiesta, è un omaggio e una denuncia. Un omaggio alle case e ai loro tenaci abitanti. E la denuncia delle condizioni in cui gli abitanti sono costretti a vivere. Il parco negato Nel cuore di queste casette a schiera c’è un parco per i bambini. In teoria. In pratica c’è un cane senza guinzaglio che sta facendo pipì sul cartello che vieta di portarci i cani, in quel parchetto. La legalità e questi luoghi si rispettano, ma cercano di evitarsi quando possibile. Un molosso abbia frenetico da un cortile. Attende impaziente il suo turno nel parco, che dovrebbe essergli proibito. Naturalmente è escluso che durante l’orario di scuola ci siano bambini. Ma non è l’unico momento in cui queste aree sono loro negate. Durante l’estate le bande che se lo contendono rendono la loro presenza un ricordo. A terra cocci di vetro. E siamo fortunati, dopo le lunghe e calde notti, di solito si trova di tutto. Dal biologico alle siringhe, passando per le bottiglie, le schegge di vetro e altre sostanze su cui è meglio soprassedere. Alle spalle del parco, con i suoi giochi vuoti, la facciata sfregiata di un istituto professionale. Dentro, un insegnante urla. Fuori, le urla diventano tag sui muri grigi. I ricoveri per i senza tetto Su entrambi i lati delle case a schiera, ci sono hotel di vita. Il primo, dal lato dell’Enotria, è ancora frequentato. Varia umanità sofferente entra ed esce dalla scatola di cemento, eterno oggetto di promesse mancate. Doveva essere un supermercato, poi un ufficio postale. Forse sarà interessata dal mega progetto di riqualificazione dell’area Rizzoli, quello che vedrà sorgere un mega coworking in bambù per Panda hipster. Forse resterà così, un parallelepipedo in cemento sperduto nel verde. Testimone che di buone intenzioni è lastricato il degrado di Milano. Sul lato opposto il ricovero per senza tetto era addirittura nel perimetro dell’istituto professionale. Era perché è qualche anno che non si vedono più ospiti. Forse è stata chiusa. Letteralmente, nel senso di murata. Una ben strana scuola, ma qui la stranezza è l’unica cosa normale. I ricoveri per inquilini In mezzo ai due hotel di vita, la vita degli abitanti di queste case popolari. Una vita che in sette decenni ha visto momenti molto peggiori, ma anche decisamente migliori. Questo è il giardino segreto di Milano, dove si sta combattendo una difficile battaglia per la riqualificazione da una parte e si decide anche di lasciare casi troppo difficili per esseri lasciati in contesti più grandi. Come nel caso dell’accumulatrice seriale. Le case internamente sono piccole, ma confortevoli. Sono anche dotate di un piccolo giardino. Giardino che, se non curato (e le case abbandonate ci sono e non sono poche), diventa ricovero di piante talvolta anche velenose. Sicuramente allergeniche. Che conquistano ogni centimetro lasciato libero. Qui siamo alla frontiera, l’uomo è solo un turista. Il verde riconquista ogni metro incustodito. Ricordandoci che, alla fine, sul pianeta non lasceremo impronte durature. Oltre la frontiera Oltre l’ultima fila di case c’è il Parco Lambro, un posto incantevole. Fino al venerdì pomeriggio, nella bella stagione. Poi, la fonte di un incubo: ubriachi, violenti, armati e senza paura alcuna. Escono soli, in gruppi, in branchi dall’oscurità. E non vanno incrociati. Farlo non porta sfortuna, ma un ricovero garantito dai venti giorni in su. Le storie che si raccontano sono di violenza, cieca e senza senso. File di macchine vandalizzate per lanciare un messaggio a chiunque chieda, anche gentilmente, di riavere la quiete notturna perduta. E polizia assente durante questi fine settimana alcolici che privano una comunità della pace e della sicurezza. I furgoni con i gazebo e l’equipaggiamento da barbecue passano di qua. Nessuno vede, nessuno è sicuro. L’estate qui è un caldo incubo che solo le piogge autunnali mitigano. Don Mazzi aveva fatto molto per rendere migliore la zona, ma nemmeno il suo futuro è sicuro. Quello è sicuro è il ritorno delle carovane dei nomadi. Alcuni migliori, altri peggiori. Tutti comunque parte del grande mistero: riusciremo a difendere il poco che abbiamo. Questo è lo spirito dei pionieri della periferia. Un grande romanzo di resistenza, in cui la città di te se ne frega con precisione chirurgica. E la rivedi solo quando deve difendere regole arcaiche o incassare bollette arretrate. Oppure, va detto, portare un fiore dopo anni di maltrattamenti: la casa dell’acqua. La casa dell’acqua è un bel gesto, molto apprezzato. Con la pavimentazione nuova tutto attorno. Oh, sì, molto apprezzato. Come la pace prima della tempesta. Una mano di colore Ecco, in campagna elettorale la maggioranza che governa la città qui poteva fare e promettere molto. Telecamere nel parchetto, per dissuadere i malfattori a due zampe. Più controlli, per non lasciare soli gli inquilini malati e i loro vicini che da anni la notte non dormono. La ripulitura dei giardini sopraffatti dalla vegetazione, salubre o insalubre. Ma di tutte queste cose non si sarebbe accorto nessuno. E quindi, idea geniale, si faranno dei murales sulle testate di fila. Utilità? Ovviamente nessuna. Ma la sola casetta dell’acqua

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Quattro domande per il Presidente di MM Dragone

Abbiamo appreso da un post Facebook del candidato al Consiglio Comunale della lista Riformisti per Sala Carmine Abbagnale che il Presidente di MM Simone Dragone avrebbe preso parte ad un sopralluogo insieme a lui ed al consigliere uscente del Gruppo Misto Nanni nelle case popolari di via Creta, Municipio 7. Il fatto è di per sé problematico. Per questo abbiamo atteso sette giorni per darvene conto. Abbiamo fatto le verifiche di rito e ora passiamo la parola al Consigliere di Municipio 7 Franco Vassallo, candidato in Comune con la lista Milano Popolare, nonché Presidente della Commissione Casa, che la vicenda di quelle case la segue da anni: “Prima di tutto, data la mia indole, voglio essere contento. Dopo anni di inutili appelli ed inviti andati a vuoto, finalmente il vertice di MM è andato in via Creta. Ci arriva dopo articoli, email e pure un servizio televisivo. Purtroppo ci arriva in una modalità che temo non sia la più idonea e che, temo, vada stigmatizzata. Una premessa: con il Presidente Dragone ho avuto diversi scambi di mail. E nell’ultimo l’ho esortato alla prudenza nei rapporti con la politica. L’ho fatto da Consigliere di Municipio, perchè ho di lui profonda stima, ma ero e sono convinto che certi argomenti vadano trattati con estrema cura. Ecco, quindi, che non lancerò accuse, come sarei nel mio diritto a fare, per quella visita. Ma farò delle domande. La gravità della situazione mi impone di farle pubblicamente, sperando in una altrettanto pubblica risposta. 1. Era opportuno, Presidente, recarsi (dopo anni di inviti) a visitare le case di via Creta insieme a due candidati alle elezioni? 2. Era opportuno, Presidente, farsi fotografare a fianco ai due summenzionati mentre tenevano quello che dalle foto appare come un comizio? 3. Era opportuno, Presidente, andarci dopo non aver mai accettato di recarvisi con il Presidente della Commissione Casa del Municipio, cioè il soggetto istituzionale preposto alla risoluzione dei problemi relativi alle case popolari? 4. Era opportuno, Presidente, unire una visita istituzionale a un evento politico? Per chiarezza: entrambi gli eventi sono ovviamente legittimi. La loro unione, Presidente, la ritiene opportuna? Nella eventualità che la risposta sia sì a tutte le domande, Le rinnovo, stavolta pubblicamente l’invito a recarsi con me in via Tofano 3 a ispezionare lo sversamento della fognatura, presente da quattro anni, con annesso rischio biologico (come riportano i cittadini) e sicuro tanfo. Sono certo non mancherà di cogliere tale opportunità. Qualora, invece, dovesse riscontrare che quanto avvenuto lunedì 13 settembre opportuno non lo fosse, mi aspetto una dichiarazione pubblica in tal senso. Ed una riflessione profonda sul proseguimento del suo mandato. Per quanto breve tale proseguimento possa essere, visto lo smembramento di MM che Sala ha in mente. E che difficilmente risparmierà il vertice. A prescindere dal numero di sopralluoghi e dalla vicinanza, vera o presunta, con taluni candidati.”

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Sala ammette che MM ha fallito

Prima o poi doveva succedere. Ve lo ha detto più volte Franco Vassallo, candidato in Comune con Milano Popolare, da queste pagine: MM ha fallito nella sua missione storica. Ed è ora che smetta di amministrare le case del Comune. E stavolta persino Sala, l’uomo delle decisioni irrevocabili, ha dovuto riconoscerlo. Solo che, come sempre, c’è la fregatura. Ce ne dà conto il Consigliere Vassallo: “Dopo essere stato ripreso più volte dai vertici di MM finalmente l’azionista unico di MM, il Comune di Milano, mi dà ragione. Sala ha riconosciuto che è venuto il momento che le case di proprietà del comune siano amministrate da una società che lo sappia fare e che si occupi solo di quello. È una bella soddisfazione. MM era un gioiello, quando si occupava di cose difficili come scavare gallerie per la metropolitana, ma faceva solo quello. Adesso è un ibrido che non ha più anima. E a farne le spese sono i cittadini. L’errore di Beppe, sempre lo stesso, è che per correggere l’errore vuole buttare altri soldi. Lui è così, i problemi li affronta tutti nello stesso modo: annegandoli nei soldi dei milanesi. E questa tattica profondamente inefficiente, talvolta è pure dannosa. Per esempio in questo caso. Una terza società, costituita dalla fusione (che non avverrà mai) tra MM e Aler Milano, infatti, erediterebbe tutti i problemi dei genitori e non avrebbe nessuna delle soluzioni necessarie. E soprattutto regalerebbe agli inquilini due anni almeno di caos, in cui capire chi chiamare per risolvere il problema sarebbe impossibile. Il tutto per non voler riconoscere che esiste una soluzione più semplice, lineare e realizzabile in pochi mesi. MM potrebbe essere incorporata da Aler. Lasciando in carico al Comune il management, di cui Aler, e soprattutto gli inquilini, non avrebbero alcun bisogno, e spostando i dipendenti utili alla Regione. A quel punto non si entrerebbe certo nell’epoca dell’oro, ma almeno a gestire le case popolari tornerebbero degli esseri umani al posto degli algoritmi. Insomma, Sala non può dichiarare in campagna elettorale il totale fallimento di MM, ma per il dopo possiamo sperare in una soluzione intelligente. Sempre, ovviamente, che la sinistra non rivinca. Altrimenti non cambierà mai nulla”.

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Storia dell’ennesima umiliazione di MM

Non sarà MM a costruire, in cordata con altri, il padiglione Italia a Dubai per l’expo del prossimo anno. Il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso contro la decisione di Invitalia, gestita da Arcuri, di escludere la cordata di imprese in cui si trovava anche MM per il conflitto di interessi di un suo ingegnere che aveva rapporti commerciali con un membro della commissione aggiudicatrice. Tutto questo in che modo impatta sulla città e la nostra vita? Ce lo spiega il candidato in Comune e in Municipio 7 con Milano Popolare Franco Vassallo: “Un tempo, le partecipate erano il fiore all’occhiello di Milano. Parliamo della Milano di Albertini, la Grande Milano, e prima ancora, nonostante gli scandali, anche nella Prima Repubblica. Erano un vanto in Italia: efficienti, con personale motivato e orgoglioso del ruolo e della funzione svolta. Insomma, un’eccellenza in cui c’era la consapevolezza del ruolo svolto e la costante concorrenza col privato per fare meglio, sempre al servizio dei cittadini. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un deterioramento di tutto questo. Ed MM ne è stata la vittima più eccellente. Come mai non ci si è accorti di quell’ingranaggio inceppato? È umano, quando tutta la città, in pratica, gravita sulle tue spalle. MM, ricordiamolo, sta per Metropolitane Milanesi. Ma non si riferisce al traffico veicolare, solo alla costruzione e manutenzione della rete. MM ha costruito, letteralmente, il reticolo di gallerie in cui viaggia la metropolitana. Poi si è deciso, e secondo me non è stato il massimo, di accorpare il servizio idrico. In ogni caso, le due attività erano affini, per servizio idrico anche qui si intende la parte dell’acquedotto: tubi, per capirci. Da lì in poi, però, è passato il principio che se scaviamo bene, tutto il resto ci verrà benissimo. Ed MM è diventata anche gestore delle case popolari e dall’anno prossimo ristrutturerà scuole e raccoglierà le foglie. Ormai manca solo che si metta a vendere calzini alle fermate della metro e poi le ha fatte tutte. In questo clima si è deciso che costruire uno stand a Dubai era una buona idea. E nel marasma nessuno ha controllato, o poteva controllare, tutti i conflitti di interesse. Non è una storia nuova, purtroppo, nel mondo degli appalti Milanesi. Di sicuro la figuraccia che ne risulta è epocale e stimola una riflessione: non è il caso di ritornare a semplificare? Nel mio programma c’è un rilancio dell’esperienza e delle competenze delle partecipate. E questo rilancio parte proprio dal dire che ognuno dovrebbe fare quello che sa fare. MM non sa nulla dello sfalcio dell’erba. Ed è inutile promettere assunzioni a destra e a manca. MM deve tornare a concentrarsi sugli scavi e sulla manutenzione dei medesimi che sa fare davvero bene. Il resto lasciamolo a chi sa farlo di mestiere, vale per la ristrutturazione delle scuole, vale per l’Expo di Dubai”.

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Case ridotte a discarica e preda di bande di minorenni: benvenuti in via Rizzoli

Case ridotte a discarica e preda di bande di minorenni: benvenuti in via Rizzoli Quasi quasi verrebbe da rimpiangere i tempi delle Gang di Rizzoli Street. Almeno c’era meno immondizia. La situazione delle case MM all’estrema periferia di Milano è ormai fuori controllo, anche se, va detto, c’è ampio margine di peggioramento e MM è seriamente intenzionata a fare peggio. Nelle foto potete vedere cataste di rifiuti che crescono sempre di più, frutto di traslochi e altri lavori probabilmente. Qualcuno le ha spostate o ripulite? Non per giorni. Forse vi domanderete perché fare tante storie. Un motivo c’è: come visto in molti altri posti (via Rilke e via Omero per esempio), l’accumulo dei rifiuti nelle aree comuni è solo il primo passo di una lenta discesa all’inferno. Prima di tutto, viene interpretato come un chiaro segnale: il Comune si è arreso. E questo dà il via alla criminalità. A farne le spese sono dapprima le cantine ed i locali al piano meno uno. Nei civici 13-47 il processo è già iniziato da tempo. A questo punto comincia ad arrivare spazzatura da fuori. Perché mai, vi chiederete voi. Perché in ricicleria qualcuno talvolta controlla cosa scarichi. E non si ha sempre voglia che si sappia. Ci siamo capiti, vero? Se la zona è adatta allo scopo, chi ama scaricare grosse quantità di rifiuti arriverà a controllare gli accessi, è il caso di via Quarti (anche se è Aler il gestore cambia poco). E da là è tutta in discesa. Via Pastonchi è diventata un’oasi di degrado puro, via Quarti è un rifugio di roulotte e occupazioni, via Omero un cantiere di cui non si vede la fine. Via Rizzoli che fine farà? I numeri bassi ormai sono terreno di baby gang. La criminalità abituale è ormai con le spalle al muro, i nuovi arrivati spadroneggiano. E puntano ad una espansione del piccolo impero di anarchia. L’obbiettivo sono i numeri alti. Qui, la presenza di un gruppo determinato di inquilini che, senza paura, hanno difeso le case e di un portiere altrettanto determinato e attaccato al proprio dovere, hanno per ora tenuto le case libere da rifiuti e caos. Ma l’assedio è sempre più deciso. Domenica un gruppo di ragazzini ha rubato e svuotato gli estintori. Noia, direte voi. Potrebbe essere, ma potrebbe anche essere un test per vedere i tempi di reazione. Il portiere è correttamente e meritatamente in vacanza e la domenica è un giorno di poco movimento. Durante le scorse settimane si è visto di tutto passare, da registi improvvisati a virtuosi dei monopattini. Finora non sono mai rimasti, questi turisti delle periferie. Ma senza un intervento del Comune prima o poi resteranno. E allora anche i numeri alti diventeranno una riserva di degrado. In sostanza, il Comune deve battere un colpo. E battere un colpo non significa installare un ping pong. Opera meritoria sia chiaro, ma la devianza non si corregge con i giochi per bambini. Va fatta pulizia. Letterale, prima di tutto. Lasciar accumulare i rifiuti è indegno di un paese civile. E poi va aumentata la sicurezza nei cortili. Se il portiere da solo non basta, è il caso dei numeri bassi, gli va affiancata la security, che MM ha ma non usa. E vanno coinvolte le forze dell’ordine. Comune e Municipio hanno gli strumenti per intervenire, se non per risolvere. Quello che manca è la volontà.

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L’assurda situazione di Piazza Stuparich

La pandemia c’è, ma non per tutti. È il caso, ormai eclatante, dell’occupazione di Piazza Stuparich in cui da sette anni due immobili privati sono stati sottratti ai legittimi proprietari da un gruppo di aderenti ai centri sociali. E a cui si potrebbero trovare delle più utili destinazioni. Per esempio l’accoglienza dei perseguitati Afghani salvati dai Talebani. Ce ne parla il Candidato al Comune e al Municipio 7 per Milano Popolare Franco Vassallo. “Dopo aver passato vent’anni a chiedere la fine dell’occupazione Americana in Afghanistan quello che sto per dire dovrebbe persino essere banale. Oggi che gli Usa si sono ritirati dobbiamo accogliere i perseguitati dei Talebani. Cioè quel regime che, secondo gli amici dei centri sociali, non si doveva sovvertire con la forza. È quindi del tutto ovvio che chi fugge da quell’ideologia di morte debba trovare casa da loro. In quello spazio che tanto non si riesce a restituire ai proprietari. Quindi quale posto è migliore di Piazza Stuparich 18 a Milano? Il Consiglio ha, infatti, dichiarato sicura l’area. Così sicura da essere anche adatta a trasmetterci le partite dell’Europeo nonostante il Covid. Ha, quindi, tutti i requisiti necessari a questa grande opera umanitaria, che altrettanto certamente, non troverà alcun ostacolo da parte dei proprietari e degli attuali occupanti. I proprietari, finalmente, verrebbero indennizzati per la perdita del bene, bene che ovviamente gli verrebbe restituito alla fine dell’emergenza. E gli attuali occupanti farebbero una grande opera di accoglienza! La perdita dell’occupazione, peraltro, gli lascerebbe il tempo per trovarsi un lavoro oppure aprire una partita IVA e scoprire le gioie e i dolori di fare impresa per davvero in questo paese, pagando le tasse, facendo gli scontrini ed in generale facendo i capitalisti, ma con il capitale proprio. Non quello di altri non consenzienti. Sarebbe una bella soluzione a una brutta vicenda che ha ormai otto anni. Otto anni in cui, ancora una volta, si è dimostrato che in questo paese la proprietà privata esiste per i compagni e non per i cittadini”.

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