baby gang

Arrestati cinque componenti di una baby gang

La polizia ha arrestato i ‘vertici’ di una banda di ragazzini che commetteva rapine nella zona est di Milano, in particolare quella di piazza Leonardo Da Vinci, dove si trova la sede principale del Politecnico. Sono cinque i minorenni arrestati venerdì mattina, quattro maschi e una femmina. La ragazza e uno dei ragazzi erano già al carcere minorile per altri reati. Gli altri tre questa mattina erano a casa. Per due il tribunale dei Minorenni ha deciso il carcere, mentre il terzo è stato destinato a una comunità. Le indagini sono partite dopo due rapine proprio in piazza Leonardo Da Vinci il 3 e 4 gennaio, due di varie compiute da ragazzini che approfittavano dell’inferiorità numerica dei loro obiettivi. Aggressivi, a parole e nei fatti, provocavano le vittime per poi rapinarle. Sono stati individuati i membri della banda e i ruoli che avevano; “preponderante” secondo la polizia quello dei cinque arrestati, che tranne in un caso avevano già segnalazioni per reati simili. ANSA

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Arrestati i rapper Baby Gang e Neima Ezza

Tre giovani, fra cui i due rapper, sono stati arrestati ieri da Carabinieri e Polizia, perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di 4 rapine commesse ai danni di ragazzi a Milano e a Vignate, nel Milanese. I due rapper sono Baby Gang e Neima Ezza.   Il provvedimento – si legge in una nota della Questura – dispone la misura cautelare in carcere nei confronti del rapper 20enne Z.M – alias baby Gang – e ai domiciliari per il 18enne S.D. e per il rapper 20enne A.E.Z., il marocchino Neima Ezza. Le indagini condotte dai militari della Compagnia Carabinieri di Pioltello e dagli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale Soccorso Pubblico della Questura di Milano, confluite poi in un unico procedimento, hanno consentito di ricostruire gli episodi compiuti nei quali gli arrestati, avvicinando le vittime forti della superiorità numerica e delle minacce, si sono fatti consegnare denaro, gioielli e altri effetti personali. Le giovani vittime, in tre casi, presso le Colonne di san Lorenzo e in piazza Vetra, a maggio 2021, sono state bloccate e colpite con pugni al petto e con schiaffi prima di essere derubate delle rispettive collanine d’oro. A luglio, infine, a Vignate, due persone erano state avvicinate da due giovani, di cui uno armato, che avevano rubato loro denaro, auricolari e le chiavi dell’auto perché non li seguissero. Sono in corso ulteriori accertamenti per l’individuazione di eventuali complici e per valutare il coinvolgimento degli indagati in analoghi episodi verificatisi nell’area metropolitana del capoluogo. Per il ventenne Zaccaria Mouhib, alias Baby Gang, già protagonista di diversi fatti di cronaca e destinatario di numerosi provvedimenti giudiziari, la Questura di Sondrio aveva chiesto l’applicazione di una misura di ‘sorveglianza speciale’ per due anni. Nelle oltre 300 pagine di atti in cui vengono riportate tutte le varie accuse a carico del 20enne, è scritto che Baby Gang – arrestato e portato in carcere – è ‘un rapper’ molto ‘seguito dai giovani sui vari social network’ e ha ‘utilizzato la sua influenza per promuovere in zone aperte al pubblico delle riunioni non autorizzate che sono sfociate in scontri con le forze dell’ordine, creando in tal modo situazioni di serio pericolo per la sicurezza’. Il 10 aprile del 2021 a Milano, per ‘registrare un videoclip’ musicale con Neima Ezza, 20enne ora ai domiciliari, aveva radunato ‘circa 300 giovani’ nella zona di San Siro. E il tutto, poi, si era concluso con un lancio di oggetti contro le forze dell’ordine. Tra il 2020 e il 2021, Baby Gang – il rapper più controverso della nuova generazione dell’hip hop italiano – è stato deferito per i reati di diffamazione e violazione della proprietà intellettuale, istigazione a delinquere, porto abusivo di armi, vilipendio della Repubblica, delle istituzioni e delle forze armate, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. E ha ricevuto fogli di via da Lecco, Milano, Cattolica, Misano Adriatico, Riccione, Rimini e Bellaria Igea Marina.

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Sei giorni di follia a Crescenzago

Lo si era già detto altrove, ma le baby gang di Crescenzago (i ragazzi che si danno appuntamento alle Popo di Cre, le case popolari di Crescenzago nello slang) non erano un fenomeno destinato a sparire magicamente. E così, mentre eravamo tutti concentrati a capire chi potesse avercela con i gatti del gattile bruciato, o con le verdure nell’orto della baracca arsa o chi stesse invocando Baron Samedi con i sacrifici rituali di pesce e frutta, loro sono tornati. E stavolta non avevano affatto intenzione di scherzare. All’inasprirsi della situazione del Covid, la rabbia, la noia, la sottile disperazione che sta diventando il marchio di questa generazione sono esplose. Sabato un gruppo di minorenni, riferiscono testimoni oculari, ha preso un’auto Enjoy, ha guidato in maniera spericolata per via Palmanova e via Rizzoli, terminando la bravata contro una rete di recinzione vicino la metropolitana. Poteva andare peggio. Poteva andare molto peggio. Domenica e lunedì sono stati i giorni degli scippi. Le scavallate. Domenica, alle 18, è il turno di uno sfortunato ragazzo, a cui viene sottratto il cellulare. Dopo aver raggiunto alcuni buoni Samaritani nel cortile dei civici 13-45 lo sfortunato è riuscito a chiamare la polizia. La quale, recatasi a colpo sicuro alla metro di Crescenzago, ha rintracciato il telefonino e l’ha restituito al legittimo proprietario. Vista l’età dei coinvolti non sono state eseguite misure cautelari, come ci viene riferito da chi era là. Non altrettanto bene sarebbe finito uno scippo avvenuto lunedì sera. Martedì riposo. O forse pianificazione, perché lo strano silenzio che copriva gli alberi e l’arena delle case popolari era rotto digitalmente su Instagram da una fitta corrispondenza, ispirata da un aspirante artista digitale. In particolare, il gruppo di ragazzini avrebbe deciso di ripetere mercoledì pomeriggio la bravata di quindici giorni fa in via Adriano, con passamontagna e scacciacani. Obiettivo: terrorizzare i residenti. Mercoledì, però, quando la performance stava per iniziare, l’inesperienza è stata fatale ai minorenni. Che sono incappati in una retata della polizia. L’operazione però non è andata come programmato dalle forze dell’ordine, con un membro in borghese aggredito e gettato a terra dal braccio destro del capobanda. A quel punto, la questione è divenuta seria. I presenti sono stati divisi, fatti allineare, identificati e perquisiti. I responsabili del crimine, tutti o quasi Italiani, sono stati fermati e portati in centrale per le dovute procedure. Agli altri è stata impartita una solenne paternale. Di quelle che in questi tempi forse non vengono più distribuite con la generosità di un tempo. video-cimiano Giovedì mattina si è passati ad un controllo capillare di tutta la zona. Risultano essere state attenzionate anche le cantine ai civici 77 e successivi. L’operazione, condotta da agenti in borghese, è stata accolta con gioia dai cittadini. Quasi tutti i cittadini, almeno. È da capire come la rinnovata presenza delle forze dell’ordine sul territorio interagirà con quel tessuto ricco di varia e sofferente umanità sul lungo periodo. Fuori di poesia, come già detto, qui esiste un mondo parallelo che non ama i riflettori. E questi ragazzi hanno la pessima abitudine di portare tanta, troppa attenzione. Gli effetti delle operazioni di polizia di sicuro non sono istantanei. Nella serata di giovedì è andata in scena la follia. Verso le 20 un ragazzo che tornava a casa è stato circondato, aggredito, gettato a terra e ha subito un tentativo di rapina da sei ragazzi con i cappucci delle felpe sugli occhi. Si è evitato il peggio solo perché tre coraggiosi residenti sono intervenuti in soccorso. Poche ore dopo è andato a fuoco un altro manufatto vicino al benzinaio. Sempre più vicino al benzinaio, occorre dire. La situazione, ovviamente, non può che peggiorare in assenza di interventi definitivi. Quello che resta da capire è se gli interventi definitivi si possano davvero attuare.

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Arrestati quattro minorenni membri di una baby gang

La Polizia a eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale per i Minorenni di Milano su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Milano che ha coordinato le indagini, nei confronti di 4 minori di età compresa tra 15 e 16 anni, appartenenti ad una “baby gang” responsabile di svariate rapine consumate nel corso degli ultimi mesi in diversi parchi cittadini, in particolare Parco Solari e zone limitrofe. Le indagini della Squadra Investigativa del Commissariato Porta Genova, iniziate diversi mesi fa e tuttora in corso, hanno consentito di riconoscere i 4 ragazzi (due italiani, un cingalese ed un salvadoregno) come autori in concorso di oltre 10 rapine che, con modalità particolarmente efferate, agendo in gruppo, avvicinavano coetanei con le scuse più disparate – ad esempio chiedendo una sigaretta o 5 euro in prestito – per poi aggredire e picchiare i malcapitati cetanei, sottraendo loro cellulari, denaro e capi di abbigliamento. Tre dei giovani sottoposti alla misura sono stati collocati in comunità rieducative della Lombardia, mentre per il più grande dei 4 si aprono le porte del carcere minorile Beccaria. Sono tuttora in corso indagini relativamente ad altre rapine ed aggressioni, commesse da minori nella stessa area, nonché altri episodi criminali avvenuti nei primi mesi del 2021.

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Denunciati nove membri di una baby gang

Nove minorenni sono stati denunciati dai carabinieri per aver aggredito tre coetanei durante un raid punitivo avvenuto l’8 dicembre scorso nella stazione di Paderno Dugnano (Milano) contro un compagno di classe accusato di aver redarguito uno dei bulli che durante una lezione in didattica a distanza aveva distratto tutti i presenti.     Secondo quanto ricostruito dai militari, quel giorno un gruppo di ragazzi è partito dai quartieri milanesi di Affori e Comasina per raggiungere in treno Paderno, dove hanno individuato lo studente “spione” e lo hanno picchiato con calci e pugni. Due amici della vittima, intervenuti a sua difesa, sono stati aggrediti allo stesso modo, riportando una prognosi di 10 e 20 giorni. Uno di loro, inoltre, è stato anche rapinato della bicicletta. Grazie alle immagini del sistema di sorveglianza i carabinieri di Paderno Dugnano sono riusciti a individuare l’organizzatore della spedizione punitiva e lo hanno denunciato per rapina aggravata, violenza privata e lesioni personali in concorso. In base agli elementi raccolti il pm ha chiesto e ottenuto dal gip del Tribunale per i Minori un’ordinanza di custodia cautelare in casa eseguito dai militari il 31 dicembre. Successivamente sono stati identificati anche altri 8 minorenni che aveva partecipato all’azione e il 29 gennaio sono terminati tutti gli interrogatori, durante i quali tutti hanno ammesso le loro responsabilità. ANSA

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The Gangs of Rizzoli Street

“Ci vediamo a Cre”, “Alle 16 alle Popo”. Quest’angolo di estrema periferia Nord Est di Milano con il Covid ha scoperto la popolarità. Adesso è una zona che richiama adolescenti da via Feltre, Quartiere Adriano, Segrate e anche Vimodrone. Parliamo di una porzione davvero piccola di città, ricompresa tra la stazione di Crescenzago (da cui Cre) e le ultime case popolari sulla sinistra della strada, fino al civico 87. Due complessi di case popolari (le case Popo) e tre di case private. Epicentro di tutto l’arena delle case popolari che vanno dai civici 13 al 45. Dove il fenomeno è nato, in maniera apparentemente innocua. La zona è popolare anche tra i ragazzi di comunità, quando hanno due o tre giorni “liberi”, per esempio sotto natale. Insomma, è un luogo dove si può incontrare più o meno di tutto. Primavera ed estate Con la chiusura delle scuole ed i pochi casi di Covid, i giovani avevano bisogno di un posto dove trovarsi. L’arena delle case popolari è ideale. Lontana dalla strada, protetta su tre lati da edifici con doppie porte che consentono di entrare ed uscire dal complesso facilmente (non sono quasi mai chiuse) e con una popolazione straordinariamente accogliente. I ragazzi passano parola. E i numeri salgono. Parliamo di una cinquantina fissi dentro e qualche decina attorno. Milano, effettivamente, pare restia a fermarsi. Autunno ed inverno Il problema degli assembramenti dei giovani, oltre che sanitario, è che se non controllati non spingono il meglio di loro ad emergere. Chi frequenta le Popo non è necessariamente un cattivo ragazzo. Ma la pressione dei coetanei è forte. E comincia a girare la droga. Conseguentemente, alcuni gruppi più agguerriti iniziano ad imporsi. Già dalla fine dell’estate iniziano i primi episodi di violenza. Dal complesso di case popolari 13-45 ci si sposta verso le case private. Si verificano piccoli furti. Ma il clima diventa pesante. Così alcuni gruppi iniziano ad esplorare. Arrivando all’altro blocco di case popolari di via Rizzoli, il 73-87. Qui il clima è meno accogliente. Le case si sviluppano orizzontalmente, danno direttamente sulla strada. La popolazione è meno accomodante. Insomma, i numeri non raggiungono mai nulla di paragonabile. Però la preoccupazione per gli atteggiamenti serpeggia. Le avvisaglie A Capodanno la prima bravata. Nell’androne di uno dei civici viene fatta esplodere una fontana., il tipico botto di capodanno. L’unica vittima è una pianta incolpevole. Ma ovviamente si sviluppano delle fiamme e l’incendio va domato con un estintore. È un primo atto che serve, oltre che a sconfiggere la noia da lockdown, a vedere fin dove arriva l’impunità. Nel frattempo la compagnia nelle altre case popolari aumenta di numero e le passeggiate sono più lunghe e più frequenti. Qualcosa bolle in pentola. L’incendio Il 10 gennaio, come vi abbiamo riportato, succede un alterco tra uno dei gruppi più agguerriti e qualcuno dei residenti storici. Nulla di grave, pare sul momento. Ma qui si tratta di mostrare chi è il più forte. Così, individuato un divano in un sottoscala, si passa alle vie di fatto. Si dà fuoco al mobile e parte il delirio. Nessuno per fortuna si fa male. Ma il rischio c’è stato. I giorni successivi Complice la zona rossa, l’aumentata presenza della polizia e la generale sensazione che stavolta la si sia fatta grossa, la pressione sull’intera via Rizzoli cala. Ma è calma apparente. Già sette giorni dopo il numero e la frequenza dei passaggi è tornato quello di prima. I ragazzi arrivano già nel primo pomeriggio e restano fino a sera. Il picco si ha tra le 15 e le 17. Il freddo non incoraggia a restare durante la notte. Per ora. I problemi Intanto, e senza rimuginarci troppo, non esiste una sola norma anticontagio che venga rispettata seriamente. Se dovesse scoppiare un focolaio avremmo un terreno ideale per la ripresa dell’epidemia. Non ha senso chiudere le superiori per lasciare aperte le arene delle case popolari. Ovviamente c’è un altro problema non secondario. I residenti sanno, vedono, ma parlano molto poco. Qui qualcuno ha trovato un mercato di adolescenti annoiati alla ricerca di sensazioni forti. In un’area in cui, anche nei migliori di periodi, c’erano quattro o cinque centri importanti di spaccio. Che, al momento, saranno anche contenti. Ma che non sono in grado di gestire la situazione e potrebbero decidere di risolvere il problema dei piantagrane con metodi decisamente spicci. E c’è una grande incognita. Vista la predisposizione alla prevaricazione, c’è da domandarsi se questo non stia diventando un terreno fertile per la nascita di bande organizzate. Minorenni che rischiano poco, vicino ad adulti con zero scrupoli. Cosa potrebbe mai andare storto? Ecco, forse è il caso di rivoltare questa zolla prima che dia origine a un verminaio. Le forze dell’ordine hanno fatto molto. In questi giorni sono fisicamente presenti e controllano. Ma Milano è grande, non si può creare un presidio fisso in questo lembo di terra. C’è bisogno di un’azione decisa, radicale. Non è mai auspicabile che davanti a dei sedicenni si facciano tintinnare le manette, ma in 9 mesi di tempo la situazione ha fatto a tempo ad incistirsi. Qualcuno deve pagare, se vogliamo che non esploda il bubbone. E forse un po’ di sano timor panico potrebbe risvegliare qualche coscienza che tende all’atrofia. Le paure I cittadini sono sempre più spavgentati. Non per la delinquenza o il piccolo spaccio. Ma per l’assoluta mancanza di scrupolo nell’uso della violenza. L’età media è avanzata. C’è stanchezza, tanta. Per difendere questi pochi metri di asfalto nella campagna con vista San Raffaele, molti di loro per anni hanno fatto la ronda. Per proteggere le proprie famiglie ed i propri figli. Ora l’età e l’umidità sconsigliano di riprendere i giri. Ci vorrebbe un aiuto qualificato. Senza lasciare la cosa all’improvvisazione. Prima, soprattutto, che il fenomeno si cronicizzi ed invada le cantine. Se questo dovesse succedere e i giri di ricognizione guardano sempre più spesso in basso, non se ne uscirebbe più. E da una versione pandemica dei Ragazzi della via Pal, rischieremmo di passare a qualcosa di più

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