Sardone (Lega): solo il 30% dei bambini rom di via Negrotto vanno a scuola
“Nel campo rom di via Negrotto, quello dove dal 2016 si è creato un buco di 30.000 euro per le utenze non pagate, i 20 minori presenti non vanno praticamente mai a scuola: i 12 delle elementari hanno una frequenza del 32%, gli 8 delle medie addirittura del 27%. Inoltre, attraverso il Celav, sono stati fatti appena 3 colloqui di orientamento che hanno prodotto due borse lavoro e un tirocinio. E se aggiungiamo anche la presenza di manomissioni sulla struttura e sui sottoservizi, oltre alla disarticolazione delle reti elettriche, idrauliche e antincendio predisposte dal Comune, il quadro è chiarissimo: l’integrazione rom tanto sbandierata dalla sinistra negli ultimi dieci anni è un autentico fallimento. La giunta Pisapia aveva promesso lo sgombero nel marzo 2016 mentre Sala in tempi non sospetti aveva dichiarato che l’esperienza dei campi nomadi era da superare: solo promesse al vento”. Lo rende noto Silvia Sardone, Europarlamentare e Consigliere Comunale della Lega in merito alla documentazione prodotta dalla Commissione Sicurezza del Municipio 8. “Sono stata in via Negrotto – continua la leghista – e ricevo spesso segnalazioni da parte dei residenti della zona in merito a feste con musica altissima, scoppio di fuochi d’artificio, roghi e degrado. All’interno del campo avevo trovato cataste di rame, ferro e biciclette smembrate, addirittura delle telecamere di videosorveglianza. Il fatto che nessuna famiglia di questo insediamento sia in lista d’attesa per collocamento per alternative residenziali è indice del fatto che i rom vogliono continuare a vivere sulle spalle della cittadinanza in un fortino inaccessibile, come se questo fosse un porto franco in cui non valgono le leggi dello Stato. Lo sgombero, così come per tutti gli altri campi, è l’unica strada percorribile”. Stefano Pavesi, consigliere leghista del Municipio 8, ha partecipato alla Commissione Sicurezza di Zona: “Parliamo del campo rom di cui fa parte la banda che assaltava i distributori di benzina coi kalashnikov, dove furono trovati arsenali di armi, dove un tassista è stato aggredito e derubato: insomma, un covo di illegalità dove non si pagano le bollette e non vengono mandati i figli a scuola. I percorsi di inserimento lavorativo sono pressoché inesistenti come dice lo stesso Municipio 8. Perché non chiuderlo? Anche la sinistra forse, dopo anni di inerzia e mancate promesse, comincia ad accorgersi della pericolosità di questo campo. Ora però servono i fatti – conclude la Sardone – il quartiere, ma anche tutta Milano, non meritano il buco nero di via Negrotto”.
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