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Case popolari: il Tar dà ragione per la terza volta al sindaco di Sesto

Case popolari: il Tar dà ragione per la terza volta al sindaco di Sesto. Il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso presentato da un cittadino cingalese che chiedeva di essere reinserito nella graduatoria per l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica. I giudici amministrativi hanno accolto pienamente le argomentazioni contenute nella memoria difensiva del Comune di Sesto San Giovanni. Si tratta del terzo caso analogo in cui il Tar si esprime a favore al Comune, dopo i precedenti di gennaio e maggio con protagonisti rispettivamente una cittadina ecuadoriana e un cittadino marocchino. Anche a proposito di quest’ultimo caso non c’è stata nessuna condotta discriminatoria da parte del Comune nei confronti del diretto interessato. Il Tar ha specificato che la certificazione depositata per attestare la non proprietà di immobili nel paese d’origine è risultata non sufficiente e riferita soltanto a una provincia (o addirittura a un semplice distretto) dello Sri Lanka; inoltre, l’affermazione da parte del cittadino che ha fatto ricorso contro il Comune, per cui nella repubblica di Sri Lanka non sarebbe riconosciuta la proprietà edilizia privata, non ha trovato nessun riscontro. Il ricorso, oltre a essere stato dichiarato infondato, è stato dichiarato anche inammissibile perché, come rilevato dall’Amministrazione comunale, non è stato notificato nel termine di legge ad almeno uno dei contro interessati, ovvero ai soggetti la cui domanda è risultata collocata in graduatoria in posizione successiva a quella del ricorrente. “Per la terza volta il Tar ci dà ragione e ciò testimonia che applichiamo la legge in modo regolare, senza alcuna discriminazione né corsia preferenziale verso qualcuno. In questo modo – commenta Roberto Di Stefano, sindaco di Sesto San Giovanni – tuteliamo, come già detto dal Tar, sia i cittadini italiani sia gli stranieri in regola coi documenti: le leggi vanno rispettate da tutti, altrimenti finiremmo per penalizzare e discriminare le persone in difficoltà che presentano tutti i documenti sulle loro proprietà. La sinistra non fa altro che attaccarci sulle modalità di assegnazione delle case popolari, gridando al razzismo, ma il risultato è chiaro ed è anche certificato dai giudici: il Pd evidentemente sta dalla parte di chi non rispetta la legge, al contrario nostro. Niente più niente meno. E proseguiremo su questa strada per aiutare chi rispetta le regole e si trova davvero in difficoltà”.  

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Il 60% delle case popolari in deroga è assegnato a extracomunitari

“Nel 2018 il Comune di Milano ha assegnato 341 case popolari in deroga e di queste 209 sono finite a immigrati: praticamente 6 alloggi su 10, fuori dalle graduatorie, finiscono soprattutto a extracomunitari sudamericani, nordafricani e asiatici. Si tratta di famiglie sfrattate o persone senza fissa dimora che non hanno i requisiti per partecipare ai classici bandi e quindi si rivolgono al Comune che procede alle assegnazioni dirette tramite una Commissione consultiva. Cosa penseranno i tanti che rispettano le regole e aspettano un casa da anni in graduatoria? Servono più controlli perché i cittadini chiedono norme chiare che valgano per tutti e non facilitazioni non oggettive che finiscono per premiare chi non ha i requisiti per accedere ai bandi“. Così Silvia Sardone, consigliere comunale ed europarlamentare della Lega. “Dall`accesso agli atti che ho richiesto al Comune per avere contezza della questione ho scoperto ancora una volta come il welfare a Milano continui a premiare gli stranieri: non è giusto che i tanti cittadini italiani in difficoltà si vedano sistematicamente scavalcare dagli ultimi arrivati nell’accesso a ogni tipo di servizio. Questa tendenza a favorire gli stranieri sembra ormai una prassi consolidata, alimentata da una propaganda anti-italiana della sinistra. Oltre alle politiche abitative – continua Silvia Sardone – ricordo le cifre della Bebè card (80% a mamme straniere), del sostegno al reddito (76% della Misura 1 a famiglie straniere con minori a carico), delle borse lavoro (50% a stranieri), dell`esenzione mensa (72% a stranieri). A Milano gli stranieri sono il 19% della popolazione eppure sono sempre maggioranza quando si parla di servizi sociali: la sinistra che non perde mai tempo nel gridare al razzismo cosa dice di fronte a questi numeri? Se c’è qualcuno che viene discriminato – ha concluso – a Milano non sono certo gli immigrati, ma gli italiani. Se da sempre pago le tasse nella mia città non posso vedermi scavalcare da extracomunitari appena arrivati“.  

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Case popolari, il fallimento del sindaco Sala

Dati impietosi quelli pubblicati dal Sicet. Il sindacato inquilini della Cisl denuncia una situazione critica, anzi di “drammaticità per moltissime famiglie”. Aumentano solo gli sfratti: nel 2018 sono state 5.308 dopo le 4.722 del 2017. Ma intanto restano oltre 9mila appartamenti sfitti che in teoria potrebbero essere assegnate. Ermanno Ronda, segretario generale del Sicet Milano, parla di “25mila domande presentate” che però “purtroppo non ottengono risposta” dalle istituzioni. Amministrazione comunale e regionale in questo caso. l Comune, lo scorso anno, ha assegnato solo 859 alloggi, quasi esclusivamente nei confronti dei nuclei di uno, due, o tre persone. Numeri impietosi rispetto all’epoca Moratti, quando le assegnazioni erano di qualche migliaio all’anno. Ma Sala ha deciso che la linea del Comune, Metropolitana milanese in particolare, non era quella di partire dalle assegnazioni di alloggi. L’attenzione per ora è su altro: Sala cerca qualche grande progetto per restare nella memoria di cittadini e finanziatori. A quanto pare un suo nuovo pallino è la metropolitana Rossa: il primo cittadino insiste spesso sull’idea di una metropolitana che colleghi Monza e Milano. Per assurdo, sarebbe pure una delle opere meno onerose per le casse pubbliche tra le tante messe in piedi da Sala. La stessa Metro 4, che di fatto ha bloccato la gran parte della capacità di spesa del Comune, sembra un buco nero: doveva essere pronta per Expo, sarà un miracolo se finiranno le prime tre fermate entro il 2022. Intanto però circa mezzo miliardo all’anno, quasi tutti i soldi davvero spendibili da Palazzo Marino (il resto serve per stipendi, mutui, e tanto altro) è vincolato per il progetto. Così restano pochi fondi. E il governo ora non ne ha. Quindi Sala cerca di parlare d’altro perché sulle case popolari lui e la sinistra stanno fallendo. Giorno dopo giorno è sempre più lampante e prima o poi anche la stampa allineata dovrà prenderne atto: le case popolari sono un fallimento del sindaco Sala. L’ennesimo.  

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Ai morosi non interessa il piano di rientro del Comune

Solo 3.500 dei 19.000 morosi residenti nelle case popolari hanno manifestato interesse per il piano di rientro proposto dal Comune. Lo ha comunicato in commissione l’Assessore a Lavori Pubblici e Casa, Gabriele Rabaiotti. Il piano, che si riferiva alle morosità accumulate tra il 2003 e il 2016, era stato concordato dal Comune con i sindacati degli inquilini e salvaguarda le posizioni più fragili. Lo scorso maggio agli inquilini morosi era quindi stata recapitata una lettera, a cui dovevano rispondere, manifestando l’eventuale interesse ad aderire al piano, senza che ciò li impegnasse in seguito a farlo. L’obiettivo dell’Assessore era l’adesione di 5/6mila inquilini, ma per raggiungerlo ne mancano ancora più di 2.000. Un livello che se non fosse raggiunto, ammette lo stesso Rabaiotti sarebbe stata un’iniziativa costata “tanta fatica, con poco risultato“, ma in tal caso si accontenterebbe comunque di avere riaperto “un rapporto tra amministrazione e inquilini“. La commissione è stata anche l’occasione per fare il punto sugli inquilini decadenti, quelli cioè quelli che per vari motivi hanno perso il diritto alla casa, che ha oggi sono 2.345, pari cioè al 7,8% cento degli abitanti delle case popolari, mentre i morosi sono 1.086, pari al 4%. la cui loro morosità totale (dal 2003 al 2016) ammonta a 90 milioni di euro. Capitolo a parte quello immobili a uso commerciale o di valorizzazione sociale, su cui il Consigliere Gianluca Corrado (M5S) ha presentato due interrogazioni spiegando: “Il dato che ci preoccupava è che il 90 per cento di queste morosità riguardavano soggetti che formalmente o informalmente continuavano a utilizzare questi locali… arrecando un danno erariale e un danno alla libera concorrenza” concludendo “La nostra interrogazione era volta a capirequale fosse la situazione“. Domande cui Rabaiotti ha risposto: “Non abbiamo mai fatto segreto del fatto che esiste una morosità importante sulla parte commerciale“, ma questi non sono stati inclusi nel piano di rientro anche se da parte di questi derivano in totale oltre 20 milioni di morosità, perché su di essi si agirà in maniera differente.  Al termine della commissione Rabaiotti ha sottolineato “Il piano di rientro della morosità è diventato un obiettivo del mandato di mm“. parole confermate da Francesco Tarricone, direttore del settore Casa del Comune di Milano: “MM a gennaio ha creato una task force che si occupa solo di questo e come direzione abbiamo dato come missione di intervenire a ‘gamba tesa’ e con ‘tolleranza zero’“. Critica l’opposizione, soprattutto Forza Italia. Secondo Fabrizio de Pasquale capogruppo di Forza Italia in Consiglio Comunale “La richiesta di conguaglio spedita agli inquilini Mm e stata un flop, anche se mascherata dalla rateizzazione“, Perché, spiega il forzista, nessuno “pagherebbe migliaia di euro per spese condominiali di 10 anni fa senza vedere uno straccio di giustificativo?” accusando “Il Comune dovrà farsi carico di almeno 30 milioni di euro fra morosità di utenze commerciali e conguagli rifiutati“. Il vicecapogruppo Alessandro De Chirico invece chiede che il Comune acceleri sulle decadenze. “Venti milioni di euro a cui aggiungere gli oltre 300 milioni di euro per gli alloggi ad uso abitativo. Una cifra enorme che, se e quando recuperata, permetterebbe all’Ente di fare investimenti sugli immobili di sua proprietà per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli stabili” precisa l’azzurro,  concludendo “È ora di dare un deciso giro di vite contro i furbetti” anche iniziando “controlli porta a porta contro la criminalità“.

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