coronavirus

La rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa

La rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa. Il Sindacato autonomo della Polizia ha infatti scritto al ministro Luciana Lamorgese per chiedere un passo indietro al governo sulle disposizioni che impongono anche alle forze dell’ordine il green pass per accedere alle mense: come sottolineato anche da Massimiliano Pirola, segretario SAP di Milano, l’ordine non tiene conto della specificità del lavoro delle forze dell’ordine. Né tanto meno che si chiede un documento per mangiare insieme ai colleghi a chi già ci vive: buona parte degli operatori di sicurezza infatti vivono in residenze collettive e lavora a stretto contatto con i colleghi. Inoltre, il governo non ha tenuto conto che non si sono registrati focolai nelle mense delle forze dell’ordine perché fin dai primi mesi sono stati applicati dei rigidi protocolli di sicurezza anti Sars-Cov-2. La rivolta delle delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa è dunque arrivata quando gli agenti e i militari si sono trovati a vagare per i cortili o i marciapiedi con i vassoi della mensa a causa delle nuove disposizioni. Un sussulto di chi ha combattuto in prima linea contro la pandemia fin dai primi mesi del 2020 e che ora vede equiparata la mensa di lavoro a un qualsiasi ristorante. Un brutto colpo per il governo Draghi che proprio sulle forze dell’ordine sta potendo contare per la propria capacità di agire e che vede il dicastero di Roberto Speranza al centro delle critiche perché la direttiva sulle mense (inviata il 14 agosto) è stata ispirata dalle linee guida del Ministero della Salute. Quanto potrebbe contare per la stabilità dello stesso esecutivo nazionale la rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa? Per fortuna di Draghi non si intravedono a breve elezioni, perché la coalizione dovrebbe reggere almeno fino al 2021, però chi lo sostiene in Parlamento prima o poi dovrà rendere conto agli elettori del proprio operato.

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Lo scandalo di Piazza Duomo

Domenica 2 maggio Succede a Milano, una metropoli, non un paesino sperduto su una montagna dove la condivisione è pari al vecchietto che parla al bar davanti ad un aperitivo. I tifosi dell’Inter, ma non solo, avvolgono e travolgono p.zza Duomo e zone limitrofe. Sembrano tante formichine ma in realtà sono persone , persone magari asintomatiche, che in un 30% non sanno di contagiare, di essere vettori del virus. Il cittadino già in se stesso dovrebbe pensarci da se, ma no perché privarsi? Perché non fare i cittadini consapevoli e responsabili a discapito di un festeggiamento? È vero, caspita …era lo scudetto …però, davvero vogliamo passare sopra a tutto , a tutti gli sforzi per uno scudetto? Ci sono persone che non arrivano a fine mese. Ci sono persone che hanno dovuto chiudere le proprie attività, magari proprio quella di famiglia, che già tra le tasse, resistevano a stento. Ed invece no. Noi andiamo a festeggiare! Ma mica in modo consapevole. No, tutti attaccati, adesi e contigui. Ma come si fa? OK i tifosi, ma il Comune? Possibile che nessuno in amministrazione comunale ci abbia pensato? Non sarà mica che come per la ristrutturazione, se non si buttera’ giu’ lo stadio di San Siro, anche qui comandano le squadre? Sarebbe veramente scandaloso mettere al primo posto gli interessi di una squadra a discapito dei cittadini e degli sforzi che abbiamo dovuto sostenere e superare in questo anno di Covid. Ma come? Per i tifosi soprassediamo e se vogliamo invece andare a teatro non possiamo. Lo spettacolo e migliaia di persone sono in balia del Covid, ma per festeggiare ci si passa sopra…che ipocrisia. Questa non è cura, è non curanza della sfera economica sociale della città e delle persone. Abbiamo un’amministrazione assente in fattore sicurezza al cittadino. La nostra vicesindaco Scavuzzo a cosa pensa? Si gira dall’altra parte? Strano che ai piani alti non ci sia stato un terremoto dopo questo avvenimento veramente imbarazzante agli occhi di tutti. E ora che dovremmo finalmente riacquisire un po’ di libertà, come faremo se i contagi si rialzeranno? 15 giorni e ne vedremo l’effetto. Vi lascio con una riflessione di sole quattro parole: “ma come si fa?” A voi il giudizio.

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Oggi è un giorno bellissimo

Oggi è un giorno bellissimo. Lo è perché ricorre l’anniversario delle foto con i camion, del primo vero impatto italiano con l’epidemia, dell’ondata di morti, ma soprattutto ricorre l’anniversario delle mani tese. Di gesti di cuore. Di lavoro fino allo sfinimento di migliaia di operatori sanitari. Di ricchi che donano botte di dieci milioni di euro a testa. Un’onda d’amore che è riuscita seppur a fatica a non far saltare del tutto le reti sociali e le menti di dieci milioni di lombardi. Mentre tanti scappavano dalla barca che sembrava affondare, in centinaia di migliaia si sobbarcavano il peso di traghettarci oltre la tempesta. Ricchi, poveri, alti, bassi, dalle pianure, dalle colline fino in cima alle montagne in tantissimi hanno impegnato tutta la loro anima per aiutare le persone intorno a loro. Senza chiedere chi erano o quante case al mare avessero. Per una volta siamo stati davvero tutti lombardi, stretti a coorte, come canta l’inno di Mameli, ma una coorte di innamorati come quella raccontata nel Fedro. Una falange invincibile perché il suo legame era l’amore di ciascuno per la persona al suo fianco. Per un breve periodo si è persino fermata la guerra tra generazioni. Tutti decisi a fare tutto il possibile per salvare più vite possibili contro un nemico invisibile. Il 2020 non passerà alla storia nella maniera giusta se non cercheremo di ricordare che siamo stati migliori di come ci raccontiamo. Oggi è un giorno bellissimo e non dobbiamo dimenticarlo, perché potrebbero arrivare altre pandemie pronte a falcidiarci. Per avere un futuro, il capitale più importante da salvare è ciò che ci ha permesso di trovare una mano o un sorriso anche nei momenti più bui.

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Basta task force Covid per favore

Basta task force Covid per favore. Non ne possiamo più di task force, commissari salva tutto e Stati Generali. Basta riunire gruppi speciali, che facciano funzionare quello che c’è. Cosa serve l’assessorato alla Salute se quando c’è un emergenza bisogna chiamare ben due commissari per la campagna vaccinale? Cosa serve lo stesso assessore? Perché se queste strutture servono solo in tempo di ordinaria amministrazione, non servono: i lombardi hanno da sempre dimostrato una certa capacità e volontà di autogestirsi, non serve stipendiare un esercito di persone che in realtà hanno la stessa utilità di una cassa automatizzata. Regione, ma anche lo Stato, hanno sempre più la fissa dei personaggi speciali. Va bene che le case cinematografiche stanno spingendo molto sulle serie Avengers, ma le istituzioni sono state create per funzionare, altrimenti non ci servono. Sono un ostacolo e basta. Dunque basta task force Covid per favore, che si mettano al lavoro le persone che vengono pagate per quello. Tutti i dirigenti, quadri e impiegati dell’assessorato al Welfare di Regione sono stati umiliati pubblicamente dalla decisione di creare l’ennesima task force. E dall’ennesimo personaggio come Bertolaso, altro che ha preso la pensione e invece di curare i nipoti è sempre in giro a lavorare gratis. Tanto lui la pensione ce l’ha. Così in un colpo diventa la testimonianza vivente che i dipendenti di Regione non servono a niente e uno che droga il mercato del lavoro perché per quale ragione ci si dovrebbe rivolgere a chi devo pagare se un volenteroso anziano è disposto a lavorare gratis? Ma lui piace, come Colao prima. Sono questa sorta di eroi dell’Amministrazione, categoria possibile solo in tempi decadenti come questi. In tempi normali il funzionario addetto a certi lavori, saprebbe occuparsi di certi lavori. Oggi invece si cerca sempre l’uomo speciale, umanizzazione di quella filosofia del “colpaccio” tanto comune nel pensiero italiano quanto fallimentare.

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Coronavirus: 1.606 nuovi casi e 36 morti

A fronte di 15.337 tamponi effettuati in Lombardia sono 1.606 i nuovi positivi (10,4%), i guariti-dimessi sono 658. Diminuiscono i ricoverati in terapia intensiva (-9) e nei reparti (-137). I decessi in totale complessivo sono a 24.818, +36 rispetto a ieri. I dati di ieri:  i tamponi effettuati: 15.337 totale complessivo: 4.780.837  i nuovi casi positivi: 1.606 (di cui 66 ‘debolmente positivi’)  i guariti/dimessi totale complessivo: 387.049 (+658), di cui 3.871 dimessi e 383.178 guariti  in terapia intensiva: 513 (-9)  i ricoverati non in terapia intensiva: 3.839 (-137)  i decessi, totale complessivo: 24.818 (+36) I nuovi casi per provincia: Milano: 499 di cui 313 a Milano città; Bergamo: 97; Brescia: 131; Como: 125; Cremona: 26; Lecco: 68; Lodi: 11; Mantova: 96; Monza e Brianza: 141; Pavia: 30; Sondrio: 10; Varese: 341.

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Coronavirus: meno di mille contagi in un giorno

Continuano a diminuire i ricoverati in terapia intensiva (-22) e nei reparti (-109). A fronte di 10.587 tamponi effettuati sono 950 i nuovi positivi (8,9%). I guariti/dimessi sono 8.376. I dati di ieri:  i tamponi effettuati: 10.587 totale complessivo: 4.640.399  i nuovi casi positivi: 950 (di cui 98 ‘debolmente positivi’)  i guariti/dimessi totale complessivo: 374.434 (+8.376), di cui 3.975 dimessi e 370.459 guariti  in terapia intensiva: 561 (-22)  i ricoverati non in terapia intensiva: 4.232 (-109)  i decessi, totale complessivo: 24.420 (+41) I nuovi casi per provincia: Milano: 426 di cui 173 a Milano città; Bergamo: 72; Brescia: 157; Como: 31; Cremona: 9; Lecco: 19; Lodi: 15; Mantova: 54; Monza e Brianza: 92; Pavia: 35; Sondrio: 1; Varese: 14.

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