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Coronavirus, i respiratori della Protezione Civile non funzionano

Coronavirus, i respiratori della Protezione Civile non funzionano. Lo hanno sussurrato in tanti, ma a dirlo chiaramente nella conferenza quotidiana che tiene sul canale della Regione Campania è stato Vincenzo De Luca. Il presidente campano tra la serie innumerevole di difficoltà legate all’emergenza ha messo proprio i respiratori che la Protezione civile ha consegnato in tutta Italia. Milano compresa. I respiratori della protezione civile non funzionano, dunque sono stati la classica fake news positiva diffusa dalle istituzioni. Una crepa in quella che era un’impostazione comunicativa del governo dall’inizio: dire sempre la verità. Ora sui respiratori forse ci si è fidati del capo Borrelli, forse nemmeno lui sa quale sia la situazione. In questo momento una verità a singhiozzo è la peggior soluzione perché non permette di innescare la reazione positiva a questa crisi che si sta cercando di mettere in piedi in tante parti d’Italia. Il Paese c’è (ndr noi pure con una raccolta fondi) come dimostrano le decine di milioni piovute sulla sanità pubblica e privata in pochi giorni. Donazioni di cinque euro o di dieci milioni, i soldi arrivano da tutti. Quando il governo ha chiamato 300 medici per costituire una task force anti Coronavirus, hanno risposto 15mila medici in poche ore. Segno che la possibilità di ripresa ci sono, basta smetterla di prendere in giro gli italiani. Il popolo esiste, ora bisogna capire se esiste anche una classe politica in grado di svolgere davvero un ruolo positivo per i governati. C’è un politico che sappia risolvere la questione respiratori?

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Il ritardo culturale della sinistra crea danni

Il ritardo culturale della sinistra crea danni. E danni gravi in un momento di emergenza nazionale. C’è una parte della sinistra milanese a cui va riconosciuto l’impegno di sostenere la battaglia comune contro il Covid-19, un’altra invece insiste sulla privazione delle libertà personali. Sostengono cioè che in qualche modo i nostri diritti civili siano a rischio perché vengono temporaneamente limitati dal governo a causa dell’epidemia. Quando poi si è passati a usare l’Esercito, è scoppiata l’ultima vena sul collo di queste persone. Addirittura l’Esercito, nemico numero uno per certa ideologia. Roberto Cornelli, rappresenta proprio parte di sinistra milanese. L’utilizzo della parola Esercito, la prima di un suo post indignato, lo ha spaventato. L’Esercito nelle strade, un tabù per chi come lui è intriso di una certa cultura novecentesca. Tutti gli incubi in materia di libertà gli si sono palesati e, colpa nella colpa, persino alcuni di sinistra sono ben contenti di vedere l’Esercito a proteggerci. Per Cornelli e quelli come lui è troppo, ma non è colpa loro: scontano un ritardo culturale molto diffuso. Nella loro formazione l’Esercito è cattivo, servo del Potere che ci vuole schiacciare mentre noi combattiamo con i megafoni nelle strade. E’ un’eredità del Novecento, dove dittature (alcune amate proprio dalla sinistra italiana) di vario tipo usavano proprio questo schema. Negli ultimi anni però il mondo è cambiato. E alcuni si trovano spaesati perché usano la propria formazione come prigione e non come base per formulare nuovi pensieri. Cercano ostinatamente di ricondurre tutto al passato, diventando rabbiosi e miopi perché la realtà ha il brutto vizio di non curarsi delle interpretazioni politiche. L’esempio dell’Esercito è proprio un esempio: se avessero attraversato il mare dopo le rivolte arabe, altra rivoluzione vera dei nostri tempi, avrebbero scoperto che lì l’Esercito era l’eroe del popolo. “Il rumore degli elicotteri voleva dire che i nostri erano arrivati” spiegavano al tempo i tunisini. Proprio le forze armate sono diventate nei tempi moderni qualcosa di molto diverso da quanto erano nel Novecento. In Italia, tanto per dirne una, hanno contribuito alla ricostruzione del Ponte Morandi. A Milano, per dirne una che a Cornelli e amici dovrebbe piacere, avevano anche ristrutturato in tempi record un centro d’accoglienza per migranti. E potremmo continuare, ma potrebbero non capire comunque. Il ritardo della culturale della sinistra crea danni perché si creano divisioni in un momento ideale per riscoprire i legami sociali. Dividere le fila ora solo per un retaggio del Novecento è sbagliato, ci sentiamo di affermare ciò che dovrebbe essere ovvio. Il nostro appello ai Cornelli di questo mondo è: aggiornatevi. Abbiamo una guerra giusta perché sta unendo tutta l’umanità in una grande famiglia senza soldi alla fine del mese. Stavolta siamo davvero uguali come stanno scoprendo persino gli arroganti anglo americani. E la vostra reazione di fronte a questo scenario è trovare motivi di divisione? Siete come il fante che al momento di ritirarsi per non venire distrutti, s’impunta a restare lì perché non gli è stato chiesto per favore di arretrare. Questo è il momento di riscoprire un amico e un fratello in ogni sconosciuto, aprire i nostri cuori intrisi di decenni di cattivi pensieri. Dobbiamo essere orgogliosamente colibrì e meno leoni, come recita una vecchia favola africana: il piccolo colibrì porta poche gocce per spegnere l’incendio della foresta, mentre il leone scappa, perché il colibrì è convinto che se ciascuno porta una goccia potremmo salvarci tutti.  

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Coronavirus e sospensione mutui prima casa

Il decreto “Cura Italia” prevede misure a sostegno del Paese e delle categorie che rischiano di subire maggiormente le conseguenze dell’attuale emergenza sanitaria. Le misure straordinarie previste dalla manovra riguardano anche chi ha un mutuo prima casa e si trova in questo momento in gravi difficoltà nel sostenere l’impegno economico delle rate. Già con il DL 9/2020 recante “Misure urgenti di sostegno per le famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19” era stata prevista la possibilità di richiedere la sospensione per 9 mesi delle rate del mutuo “prima casa” in favore dei lavoratori dipendenti che si erano visti sospendere o ridurre l’orario di lavoro per almeno trenta giorni. Con il nuovo decreto “Cura Italia” (18/2020) è stata ampliata tale possibilità anche ai lavoratori autonomi che certifichino di aver subìto perdite pari al 33% sul fatturato trimestrale. Probabilmente basterà un’autocertificazione per le partite IVA che dovranno dichiarare di aver registrato in un trimestre (o in un minor lasso di tempo) successivo al 21 febbraio 2020 una riduzione del proprio fatturato superiore al 33% di quello risalente all’ultimo trimestre 2019, a causa delle restrizioni introdotte per contenere l’emergenza da coronavirus. Potrà presentare la domanda di accesso ai benefici del fondo di solidarietà per la sospensione del pagamento delle rate dei mutui per l’acquisto della prima casa (istituito con la legge 244/2007, cd. fondo Gasparrini) il proprietario di un immobile adibito ad abitazione principale, titolare di un mutuo contratto per l’acquisto dello stesso immobile di importo non superiore a 250.000,00 euro e in possesso di indicatore Isee non superiore a 30mila euro (quest’ultimo requisito reddituale è stato però eliminato per tutto l’anno 2020). Il mutuo deve, inoltre, essere in ammortamento da almeno un anno al momento della presentazione della domanda. Ed è ammissibile anche il titolare del contratto di mutuo già in ritardo nel pagamento delle relative rate, purché il ritardo non superi i 90 giorni consecutivi. Al fondo di solidarietà presso il ministero dell’Economia e delle Finanze (e gestito da Consap S.p.A.) sono stati affidati altri 400 milioni di euro che si aggiungono ai circa 25 milioni residui. Nonostante, però, i decreti legge siano immediatamente operativi, per poter presentare domanda bisognerà attendere qualche settimana perché sono attesi dei necessari chiarimenti sulle modalità attuative delle nuove disposizioni. Finita la sospensione il mutuatario riprenderà (applicando i tassi che ci saranno in quel momento) a pagare le rate partendo dalla quota capitale residua lasciata al momento della domanda e il piano di ammortamento verrà quindi allungato di un periodo pari alla durata della sospensione. Come segnalato dagli esperti di Facile.it, la richiesta di sospensione è un’opzione che dovrebbe essere utilizzata solo se effettivamente necessaria. Accedere al fondo potrebbe infatti significare, per alcuni, precludersi la possibilità di surrogare il mutuo non solo durante il periodo di sospensione, ma anche in futuro. “Sebbene ci si trovi in una situazione senza precedenti e vada detto che il mondo bancario, in periodi come questi, ha sempre grande comprensione dei mutuatari e si adoperi per trovare delle soluzioni”, spiega Umberto Stivala, esperto di mutui di Facile.it, “è bene evidenziare che, in passato, ci sono stati istituti di credito che hanno negato la surroga a mutuatari che anni prima avevano fatto ricorso al Fondo di solidarietà per la sospensione delle rate”. Un’alternativa potrebbe essere quella di attendere che termini il periodo di criticità per poi richiedere una surroga o una rinegoziazione, se necessario allungando il piano di ammortamento. Aumentare la durata dei tempi di restituzione consentirebbe di alleggerire la rata e, stando alle attuali condizioni di mercato, addirittura probabilmente godere di tassi migliori rispetto a quelli validi all’atto dell’erogazione originaria. Chi, invece, attualmente paga rate per credito al consumo (finanziamenti personali e cessioni del quinto) non avrà diritto ad alcuna moratoria. Non è, però, escluso che gli istituti di credito potranno autonomamente adeguarsi alla attuale congiuntura economica, alcune banche hanno infatti già fatto partire una serie di provvedimenti volti ad aiutare i propri clienti.  

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Gallera: dato odierno fotografa di ciò che accadeva quindici giorni fa

L’Assessore Gallera ha iniziato la conferenza stampa di oggi ricordando come un mese fa, il 20 febbraio alle ore 21, gli arrivò la telefonata che avrebbe cambiato la nostra regione e il nostro modo di vivere: quella che gli annunciava il primo caso di covid-19, cui “il sistema sanitario (lombardo) reagì immediatamente, con una forza incredibile“. “I medici e gli infermieri sono grandi eroi che si sono immediatamente messi al lavoro sempre più bardati. Abbiamo imparato a conoscerli e a vedere la loro forza e la loro sofferenza” ha aggiunto Gallera,  “Tanti cittadini stanno combattendo questa battaglia, lo dobbiamo fare sempre di più. Il virus si nutre del corpo dell’uomo, se lo trova si nutre di questo, altrimenti muore. Questa è la battaglia degli italiani, questa è la battaglia dei lombardi. La vinciamo se ognuno di noi la combatte e la vive con grande determinazione, insistendo con l’isolamento sociale”. “La notizia bella – ha proseguito – è che stiamo assumendo molti specializzandi e che stanno rispondendo all’appello i medici pensionati. Anche questo è il segno che quando c’è un’emergenza e il Paese chiama, la parte migliore del Paese si mobilita e risponde inoltre, oggi, per alleggerire gli ospedali più in difficoltà, sono state trasferite 27 persone, portando a oltre 200 i trasferimenti totale”. “Anche oggi i numeri confermano che c’è una crescita costante, con aumenti giornalieri sempre nello stesso ordine di grandezza, ma continuiamo a crescere”: casi positivi 22.264 (+2.380), ricoverati non in terapia intensiva: 7.735 (+348), in terapia intensiva 1.050 (+44), 2.549 (+381) i deceduti, che “purtroppo aumentano in maniera importante” e “fortunatamente molti”  i dimessi e in isolamento domiciliare 10.930, ed è “questo il segnale che possiamo vincere“. Tamponi effettuati, 57.174. Provincia di Milano, 3.804 (+526) di cui 1.550 a Milano città (+172), molti meno di ieri, un dato incoraggiante quindi, che comunque ancora “fotografa ciò che succedeva fra i dieci e dodici giorni fa e guarda caso torniamo a quel fine settimana in cui tutti erano per strada e non c’era nessuna consapevolezza di quello che stava accadendo“, con i conseguenti provvedimenti del Governo, “da allora è cambiato tutto e confidiamo che già da sabato o domenica anche su Milano si possa notare un rallentamento“. Gallera ha quindi come sempre concluso con un incoraggiamento dicendo “quindi, ancora una volta oggi, ci ripetiamo che questa battaglia la vinceremo non con la forza e la determinazione dei lombardi“.

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Coronavirus, un responsabile per condominio

Coronavirus, un responsabile per condominio. In questo periodo tutti chiedono ai cittadini di non uscire, ma come fare per la spesa? Una soluzione potrebbe essere il responsabile del condominio. Un ruolo in cui gli eletti milanesi non fuggiti altrove potrebbero dare una mano e rendere esplicito il loro ruolo oltre all’azzuffarsi nei consigli di Municipio. La nostra è una proposta pratica: in ogni condominio si può scegliere un rappresentante che si occupi di raccogliere gli ordini per la spesa in modo da ordinarla in un solo colpo. In questo modo si ridurrebbero gli spostamenti dei cittadini e si potrebbero valorizzare le attività più piccole in sofferenza. Inoltre sarebbe un’occasione straordinaria per ricostruire i legami sociali che si sono persi nella corsa impazzita dell’era pre-virus. In quanti conosciamo i nostri condomini? Nella maggior parte dei casi ne abbiamo intravisto qualcuno alle riunioni di condominio, altrimenti sono sconosciuti. Allora questa è un’ottima occasione anche per la classe politica, specialmente quella che sui telegiornali va poco. Percepite indennità e stipendi da anni, oggi è il momento in cui potete restituire qualcosa. E, sì farvi conoscere dal territorio male non può danneggiarvi. La politica potrebbe essere il motore di una buona pratica per collaborare tutti a quello che è uno sforzo bellico in piena regola. Tutti devono partecipare e questo combattimento. In questo caso non ci sarebbero che vantaggi in un’operazione del genere: i consumi di gruppo portano a risparmi. Pensate l’effetto a cascata che potrebbe avere: se comprando insieme ai condomini, e poi magari a tutta la via, risparmiassi anche solo cento euro al mese? Poi basterebbe chiamare A2A per scoprire che un certo numero di persone costituisce un cliente diverso dal singolo utente. E anche lì, risparmi. E indovina? Un abbonamento condominiale a paytv, tlc e qualunque altro servizio può essere più performante e più economico per il singolo. Insomma potremmo riscoprire proprio sotto quest’attacco violento e invisibile il senso dello stare insieme. Non è solo la propagandatissima cena insieme in cui avviarsi verso il diabete, l’alcolismo o l’obesità. Stare insieme come scopriamo in questi giorni, vuol dire sentirsi liberi nell’obbedire alle indicazioni del governo. Perché ci sentiamo parte di una comunità più grande del solito cerchio della fiducia stile Facebook. La spinta a combattere tutti con impegno la stessa giusta battaglia ha cancellato i cattivi pensieri e mostrato una parte bellissima d’Italia che sta combattendo in prima linea con un coraggio da leone. Donne, uomini e giovani vengono lanciati in mezzo a una situazione che sta mettendo a dura prova le scorze più dure. Oggi tutti però possiamo e stiamo partecipando a quello sforzo, come dimostrano le iniziative che si ripetono a raffica dalle finestre. Una gran parte d’Italia c’è e combatte. Ora può dare un nuovo contributo contro il Coronavirus, un responsabile per condominio.

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Coronavirus: SMS e telefonategli anziani delle case popolari

Il Comune di Milano prosegue nella messa a punto di interventi di supporto ai cittadini più fragili, in particolare gli anziani. Per gli inquilini delle case popolari di proprietà comunale, insieme al gestore MM, l’Amministrazione ha organizzato un servizio dedicato: stanno partendo in queste ore 5.290 sms indirizzati ai nuclei formati da over 65 per ricordare loro le basilari norme di comportamento da adottare in questo periodo e i numeri di telefono utili nell’emergenza. Nel dettaglio: 020202 attivato dal Comune per la richiesta di supporto nel fare la spesa, comprare farmaci e per il trasporto gratuito in caso di visite mediche non rinviabili. Gli incaricati rispondono dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 20; 0285782797, messo a disposizione da ATS metropolitana, che è possibile chiamare dal lunedì al venerdì (dalle 9 alle 16) per ricevere supporto e ascolto da parte di operatori specializzati e psicologi. Un gruppo di operatori, inoltre, sarà deputato a chiamare direttamente gli anziani più fragili, gli over 75 con disabilità, come primo contatto di presenza e vicinanza, e per aiutarli a orientarsi tra i servizi offerti dal Comune in caso di particolare necessità. “Gli anziani nelle nostre case popolari sono molti e spesso soli – ricorda l’assessore alle Politiche sociali e abitative Gabriele Rabaiotti -. Con MM stiamo cercando di costruire una rete di sostegno sia pratico sia psicologico la più capillare possibile, perché vogliamo che nessuno si senta abbandonato. In questo momento ci piacerebbe avere anche ALER e Regione Lombardia al nostro fianco”.  

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