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Quanto costeranno gli inutili murales di via Civitavecchia?

La campagna elettorale è quel magico momento in cui gente mai vista per cinque anni si presenta a casa tua con tutte le promesse del mondo. La campagna elettorale della sinistra a Milano è quel terrificante momento in cui gente mai vista per dieci anni si presenta alla tua porta con una frase deflagrante: “Abbiamo una grande idea per rilanciare il quartiere”. Ovviamente, dopo anni di assenza, del quartiere questi non sanno nulla. E, altrettanto ovviamente, nulla sapendone, credono di aver capito l’essenza dei problemi e invariabilmente hanno grandi progetti. Progetti, manco a dirlo, cui nessuno aveva mai pensato. Anche perché per toccare determinate vette di dadaismo politico ci vuole tutta l’inconsapevolezza di chi dalla realtà ha divorziato anni fa. Via Civitavecchia ne è un perfetto esempio: assediata, talvolta letteralmente, dal degrado era riuscita a ottenere un grande successo: la pittura degli esterni. Siccome a farla è stata la sinistra, però, le testate d’angolo di queste case all’inglese erano rimaste grigie. E siccome a governare città e municipio è sempre la stessa parte politica, l’assenza di controlli ha portato a tag e graffiti. Come risolvere questo problema? Certo non con maggiore presenza di forze dell’ordine o telecamere. Ma manco per niente. Facciamo dei murales! Oh, che grande idea! All’inizio a qualcuno era piaciuta anche. Poi, però, è iniziata a girare una voce. Il costo di queste opere d’arte sarebbe di 180mila euro. Inserendo questa geniale iniziativa nei libri dello spreco. Ovviamente i proponenti sono liberi di smentire questa voce e nessuno ne sarebbe dispiaciuto, anzi probabilmente ne gioirebbero. Per cui se qualcuno volesse farlo lo accoglierei volentieri in un articolo cui dare massimo risalto. In caso contrario è pronta una raccolta firme per fermare lo scempio da parte degli inquilini delle case. Senza alcun politico coinvolto. Da queste parti è così: gente forte, indipendente, abituata a difendersi da sola. E no, a nulla sono valse le scuse addotte da alcuni benintenzionati. I murales, infatti, a loro detta renderebbero questa zona meta turistica. Questa è una teoria abbastanza fantasiosa da meritare una considerazione a parte. Via Civitavecchia è immersa nel verde. Se questo verde fosse curato e non lasciato in balia del crimine sarebbe di per sé una attrazione turistica. Se la scuola professionale a fianco alle casette fosse tenuta decentemente e non sembrasse un rudere sovietico accrescerebbe lo charme di questo angolo di Milano. Che davvero ha molto da raccontare. È una comunità con 70 anni di vita alle spalle. Quando nascerà il coworking in bambù per panda hipster il tema “casa nel bosco” aumenterà di intensità. E loro cosa vanno a proporre? Dei murales, e pure costosi parrebbe. Così, de botto, senza senso. Invece di curare, proteggere e ripulire il parco interno e renderlo di nuovo fruibile ai bambini. Invece di pattugliare il Parco Lambro. Invece di risistemare la scuola. I murales. Come attrazione turistica. Ecco, questa è la cifra di Sala e della sua maggioranza. Invece di sistemare il degrado ci dipingono sopra, sperando che la gente sia così distratta dalla folgorante arte contemporanea da non notare le foreste incolte di piante fortemente allergeniche nei cortili attorno, le siringhe nel parco, i tag sulla scuola e la folla di ubriachi violenti che li circonda nei fine settimana. Tu chiamala, se vuoi, ossessione per le periferie.

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Quanto costa ammalarsi di covid per i disabili a Milano?

La città col cuore in mano ha più a cuore le piste ciclabili del benessere degli ultimi? È una domanda ricorrente che riprende forza ascoltando questo caso. I protagonisti hanno chiesto di restare anonimi. Ma resta una testimonianza forte di quanto poco i poveri vengano considerati. Una precisazione: chi scrive non ha idea di quante agevolazioni di svariati enti esistano in tema di trasporto disabili in tempo di Covid. Ma non ce l’ha nemmeno la coppia di cui parliamo. Ed è questo il punto, dopotutto. Un aiuto difficile da trovare è un aiuto negato. “Sabato scorso è stato un giorno tra i più brutti della nostra vita. Il medico ci ha comunicato che abbiamo il covid. Mio marito è confinato su una poltrona 24 ore su 24. Io sono anziana. Abbiamo una piccola pensione. Arriviamo a prendere 600 euro al mese. Dobbiamo recarci in ospedale per controlli continui, altrimenti rischiamo di peggiorare. E questa malattia non lascia scampo. Così i nostri figli ci hanno cercato una ambulanza per poter andare in ospedale. E ci è caduto il mondo addosso. Sono 84 euro all’andata e altrettanti al ritorno. A testa. Per fortuna ci siamo riusciti ad accordare ed io, come accompagnatrice, non ho pagato. Ma anche così, nei primi due controlli se n’è andata mezza pensione. A breve ne avremo un terzo. Poi, solo Dio sa. E quando sarà finita la pensione, come faremo? Io non ne ho idea. Non possiamo gravare sui nostri figli. E la domanda è sempre la stessa: possibile che non ci sia un modo per aiutarci?” Commenta l’episodio, avvenuto nel Municipio 7, il consigliere di Municipio Franco Vassallo, che si sta impegnando per risolvere la vicenda: “La povertà oggi non è solo questione di mancanza materiale, ma di isolamento sociale. Perché alcuni tipi di aiuti, tipo quelli riservati ai richiedenti asilo sono così facili da ricevere, e talvolta abbondanti, e quelli agli anziani sono così difficili da scovare? E perché il Comune, quando parla di inclusione, traduce gli opuscoli in arabo e non in un Italiano semplificato e facile da comprendere per gli anziani? Perché scrive in Cinese e non in caratteri più grandi? Perché cerca, trova ed accudisce gli stranieri e non si preoccupa della povertà della porta accanto, chiusa dietro a porte di silenzio e muri di dignità? C’è davvero un tema, purtroppo, di una povertà meno glamour, fatta di amarezza, esclusione e un isolamento sociale nato e radicatosi ben prima del virus che Sala non ha mai affrontato. La narrazione è che essere Italiani risolva ogni problema (vedi Ius Soli) e che una volta diventati tali si possa essere serenamente abbandonati. Questa idea porta all’abbandono delle periferie. Esistenziali, prima che geografiche. Ed è il momento di invertire la tendenza. Il Covid ce lo sta mostrando con cruda spietatezza”.

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Quando e per chi caleranno le bollette

Quando e per chi caleranno le bollette. Le indicazioni arrivano direttamente dall’autorità per l’energia ARERA che in questi giorni sta diffondendo le informazioni per far capire quando e per chi caleranno le bollette di luce e gas come annunciato via stampa da molti rappresentanti di istituzioni pubbliche e private. Una piccola notizia positiva, almeno così sembra in questo momento visto che un basso costo delle materie prime potrebbe far ripartire più facilmente le industrie. Ecco il testo che l’autorità ha diffuso per chiarire il punto: “Secondo l’ultimo aggiornamento fornito da ARERA, nel secondo trimestre del 2020, si avrà per una famiglia tipo del Servizio a Maggior Tutela una riduzione degli importi sulle bollette del -18,3% per l’elettricità e una riduzione del del -13,5% per il gas. Tale diminuzione trova la sua principale origine nel persistere di basse quotazioni per le materie prime nei mercati all’ingrosso e nella sostanziale stabilità e continuità del fabbisogno di oneri generali. Inoltre, sempre a sostegno dell’emergenza Covid-19, ARERA ha incrementato di 1 miliardo e mezzo di euro il fondo destinato alla Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali.  Per ulteriori approfondimenti riguardo al calo delle bollette e alle manovre attuate dall’Autorità ARERA, è possibile consultare un articolo completo qui.”

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