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Covid: ancora 4125 casi, rapporto a 11.5%

Sono 4.125 i nuovi positivi con 35.715 tamponi effettuati, per una percentuale pari all’11,5. Il numero dei ricoverati in terapia intensiva ha superato oggi quota 150, indicatore oltre il quale era stato deciso di riattivare l’ospedale in Fiera a Milano. Per questo oggi la struttura inizierà ad accogliere i primi pazienti. I dati di ieri: i tamponi effettuati: 35.715, totale complessivo: 2.610.718  i nuovi casi positivi: 4.125 (di cui 202 ‘debolmente positivi’ e 29 a seguito di test sierologico)  i guariti/dimessi totale complessivo: 88.059 (+468), di cui 2.261 dimessi e 85.798 guariti  in terapia intensiva: 156 (+22)  i ricoverati non in terapia intensiva: 1.695 (+174)  i decessi, totale complessivo: 17.152 (+29) I nuovi casi per provincia: Milano: 2.031, di cui 917 a Milano città; Bergamo: 129; Brescia: 194; Como: 328; Cremona: 70; Lecco: 70; Lodi: 79; Mantova: 83; Monza e Brianza: 298; Pavia: 167; Sondrio: 95; Varese: 393.

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Covid:a Milano previsto impegno straordinario forze ordine

Covid:a Milano previsto ‘impegno straordinario’ forze ordine. Le Forze dell’Ordine cureranno i controlli serali e notturni su tutto il territorio della Città Metropolitana di Milano proseguendo anche nei servizi anti movida in città, mentre le Polizie Locali intensificheranno i controlli sugli esercizi commerciali: è quanto deciso nel Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica che si è tenuto in prefettura a Milano, che ha deciso “un impegno straordinario delle Forze di Polizia che garantiranno un’ampia copertura territoriale nell’arco delle ventiquattro ore”. Il comitato è stato presieduto dal Prefetto di Milano Renato Saccone, alla presenza dei vertici delle Forze di Polizia, della Città Metropolitana di Milano, del Comune di Milano e della Sindaca di Settimo Milanese, Presidente della Conferenza dei sindaci ATS Città Metropolitana. “Rimane fondamentale la collaborazione dei cittadini e dei titolari degli esercizi pubblici per l’azione di contrasto alla diffusione del contagio”, si legge in una nota della prefettura al termine dell’incontro, convocato per un confronto sull’attuazione delle norme disposte dagli ultimi Dpcm e della prossima ordinanza che sarà adottata dal ministro della Salute d’intesa con il Presidente della Regione Lombardia. Nel prossimo fine settimana, prosegue la nota della prefettura, sarà verificata la validità operativa del piano e si procederà ad una attenta valutazione di specifiche necessità eventualmente rappresentate dai Sindaci della Città metropolitana. Dopo l’emanazione dell’ordinanza Speranza/Fontana, il Prefetto curerà gli orientamenti applicativi agli Enti Locali e alle Forze dell’Ordine. (ANSA).

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La Lombardia ripiomba in primavera: Covid e lockdown

La Lombardia ripiomba in primavera: Covid e lockdown. Gli stessi errori, la stessa miopia. Non è cambiato nulla. A confermarlo Massimo Galli, l’infettivologo del Sacco diventato una delle voci razionali del 2020. “Le persone che lavorano con me sono amareggiate da vedere la stessa situazione di marzo – ha dichiarato a SkyTg24 – gli ospedali stanno riaprendo rapidamente, non progressivamente, spazi dedicati al covid in reparti dedicati al resto”. Una situazione disarmante, soprattutto per i lombardi che ieri hanno avuto la conferma di quanto la situazione non sia sotto controllo perché è stata sottovalutata: il tracciamento dei contagi è completamente sfuggito di mano. A dirlo il responsabile dell’Ats Milano. Quindi non sappiamo chi si è contagiato, dove, chi ha incontrato, insomma non abbiamo il controllo del virus. Perché fino ad oggi l’unico sistema per combatterlo sarebbe avere una conoscenza millimetrica dei focolai. Invece si è preferito parlare di attacco alla Lombardia, calcio, e altre idiozie belle e buone. E ora la Lombardia rimpiomba in primavera: Covid e lockdown. Senza un piano preciso se non riaprire l’ospedale in Fiera, come se insieme ai macchinari fossero pronti negli armadi anche gli stock precongelati di medici e infermieri. Ci aspettano settimane dure, perché gli “eroi” della primavera si stavano appena riprendendo da un’onda pesantissima. Paura e stanchezza non sono problemi veri per i sanitari abituati alla morte e alle malattie e a turni massacranti, il problema è la delusione. La plastica sensazione di non avere alle spalle nessuno se non un sistema basato sull’improvvisazione. Sull’attenzione ai soldi in tutte le sfaccettature possibili, invece che sulle persone. Una classe dirigente che pensa solo alla settimana, al massimo al mese. Non hanno un piano se non per la loro sopravvivenza politica. E grazie a questa miopia la Lombardia rischia tantissimo perché a Bergamo sono morte migliaia di persone, ma Milano ha dieci volte tanto gli abitanti della città simbolo del Covid fuori controllo. Una delle prime misure dovrebbe essere volta a rincuorare chi si ritrova a contare i morti come in primavera.

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Covid: in Lombardia rapporto sale all’11.5%. Ats: difficile tracciare i contagi

Sono 1687 i nuovi contagiati in Lombardia, con 14.577 tamponi effettuati, per una percentuale pari al 11,5 %, in netta crescita rispetto a ieri (9,6%). I nuovi decessi sono 6 per un totale di 17.084 decessi in regione dall’inizio della pandemia. Crescono sia i ricoveri in terapia intensiva: (+3, 113), che quelli negli altri reparti (+71, 1.136). Come nei giorni precedenti, la metà dei nuovi positivi arriva dalla città metropolitana di Milano, dove sono stati registrati 814 casi, di cui 436 a Milano città. Monza e Brianza (265) e Varese (206) le altre due province più colpite. Come nei giorni precedenti, la metà dei nuovi positivi arriva dalla città metropolitana di Milano, dove sono stati registrati 814 casi, di cui 436 a Milano città. E il direttore sanitario dell’Ats Milano Vittorio Demicheli lancia l’allarme: “Non riusciamo a tracciare tutti i contagi, a mettere noi attivamente in isolamento le persone. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa”. Non è solo l’aumento crescente dei malati di Covid-19 a mettere in difficoltà gli ospedali, ma anche il gran numero di pazienti non Covid che arrivano in pronto soccorso per altre malattie e che rischiano di mettere in affanno la macchina organizzativa. Lo dice Stefano Centanni, direttore dell’unità di Pneumologia dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, dove hanno già riempito i 18 posti del reparto di terapia semi-intensiva respiratoria per Covid”. Sul fronte politico, fa discutere la chiusura di piazze e strade in chiave anti-movida prevista dal nuovo Dpcm. “Il Governo nella gestione delle città – commenta il presidente della regione Attilio Fontana – ha delegato ai sindaci la gestione delle piazze e delle strade, al fine di prevenire il contagio da Covid-19, scaricando su di loro una responsabilità impopolare senza il supporto di mezzi adeguati”. Per il virologo e componente del Cts lombardo Fabrizio Pregliasco, “bisogna prendere in considerazione l’eventualità di un coprifuoco nelle ore serali e notturne in città come Milano, Roma e Napoli e in tutte quelle zone del Paese dove la situazione potrebbe precipitare velocemente”.

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Rischio paralisi: le direzioni sanitarie evitano i malati Covid

Rischio paralisi: le direzioni sanitarie evitano i malati Covid. Nei giorni scorsi si sono ripetute segnalazioni di direzioni sanitarie che cercano di evitare i ricoveri per Covid19. Perché? Perché come molti hanno continuato a sottolineare il problema è che ogni letto con un contagiato da Coronavirus sottrae un letto, con medici e infermieri, ad altri reparti. Se gli anestesisti devono restare in prima linea Covid, ad esempio, non possono stare in sala operatoria. Quindi da amministratori attentiai numeri e non alle persone per evitare il rischio paralisi le direzioni sanitarie evitano i malati di Covid. Cercano cioè in tutti i modi di non ricoverarli nelle proprie strutture, anche perché la paralisi potrebbe durare mesi: il Coronavirus è tutto meno che una comune influenza, anzi è una malattia dalla quale nemmeno se guarisci puoi essere sicuro al cento per cento di essere tranquillo. Ci sono stati casi di guariti che l’hanno contratta di nuovo. Quindi il malato di Covid è un grosso rischio, specialmente per le strutture più piccole fuori da Milano: già i rianimatori sono pochi, se pure quelli vengono dedicati solo al Covid tutti gli altri pazienti chi li segue? Si poteva fare qualcosa per evitare una situazione del genere? Magari visto che mancano rianimatori da sempre, invece di buttare soldi in contratti co.co.co o affini si potevano assumere i giovani con formule d’urgenza invece di allestire l’ennesimo concorso. I rianimatori servono oggi e serviranno domani, dunque visto che siamo in economia di guerra (altrimenti non si punterebbe al 150 per cento di debito pubblico) gli ospedali dovrebbero assumerli. Contestualmente dovremmo ricostruire la medicina di territorio, perché è uno degli antidoti al collasso degli ospedali: se uno è asintomatico o comunque con sintomi lievi, perché non dovrebbe essere curato a casa propria da un medico che magari già ne conosce la storia clinica? Invece no, continua la tiritera dell’ospedale in Fiera. E intanto Milano rischia di diventare la nuova Bergamo. Però con un numero di abitanti dieci volte superiore.

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Covid e scuola: 43 casi positivi e 771 persone isolate dal 20 al 26 settembre

Covid e scuola: 43 casi positivi e 771 persone isolate dal 20 al 26 settembre. I dati li ha comunicati come di consueto la Città Metropolitana di Milano comunica che nella settimana dal 20 al 26 settembre ha ricevuto segnalazioni di 39 casi di tamponi positivi al Covid-19. Si tratta di 35 alunni e 4 operatori. A questi si aggiungono 4 casi positivi in scuole di formazione professionale (che non rientrano nella statistica regionale) con 42 isolamenti: 32 alunni e 10 insegnanti. In totale, quindi, sono 43 le persone contagiate: 21 sono di Milano città, 22 di Milano provincia, 0 della provincia di Lodi. Il numero totale degli isolati è 771*: 724 alunni e 47 operatori. *Il dato è parziale: non sono conteggiate 3 classi in quanto la ricostruzione degli elenchi di 3 istituti è in corso. A livello nazionale invece i dati sono questi: sono 738 le scuole in cui vi è stato almeno un caso di Covid. E’ quanto si evince dal database messo a punto dai due ricercatori Lorenzo Ruffino e Vittorio Nicoletta. Nel 75,8% dei casi sono gli alunni ad essersi ammalati, solo l’11,4% sono docenti. Gli istituti superiori sono i più colpiti con il 31% dei casi. Il ministero dell’Istruzione ha invitato nei giorni scorsi i presidi a inserire su un sistema dedicato i relativi alla situazione della diffusione del contagio nelle loro scuole così da disporre di un quadro aggiornato anche per poter intervenire in caso di criticità. Emilia Lazio, Toscana, Lombardia e Veneto le regioni più colpite. Nella gran parte dei casi gli istituti scolastici non sono stati chiusi.

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