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Lombardia: sempre meno i malati di covid

“Su 128 casi positivi registrati oggi, 53 derivano da tampone a seguito di positività al test sierologico. Mentre 51 risultano debolmente positivi. Notizie incoraggianti arrivano dal numero dei pazienti ricoverati, comunicato dal coordinamento della rete ospedaliera lombarda: 53 in terapia intensiva, (1 meno di ieri), 1260 nei reparti di degenza (141 meno di ieri). I decessi sono stati 13”. Così l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, commenta i dati di oggi. A oggi in Lombardia sono stati riscontrati 92.968 (+128 di cui 53 risultati debolmente positivi a seguito di test sierologici) contagi da coronavirus. I ricoverati sono 1.260 (- 141) dei quali 53 (-1) in terapia intensiva. I decessi sono stati 16.570 (+13). I tamponi effettuati sono stati 956.959 (+7.825). Nella provincia di Milano sono stati riscontrati 24.161 (+31) casi di cui 10.274 (+18) a Milano città. Il rapporto fra tamponi effettuati e casi positivi è al 1,6%.      

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Aumentano i casi a Milano, superata la soglia dei 10.000

Ieri sono aumentati i contagi da coronavirus in provincia di Milano. In totale sono stati registrati 71 casi(23.581 in totale dall’inizio della pandemia), dei quali 34 in città, dove è stata superata la soglia psicologica dei 10.000 casi in totale (10.018). Fino a ieri in Lombardia erano stati riscontrati 90.932 (+252) contagi da coronavirus. I ricoverati sono 2.488 (-77) dei quali 97 (-1) in terapia intensiva. I decessi sono stati 16.374 (+25). I tamponi effettuati sono stati 858.994 (+13.376). Nella provincia di Milano sono stati riscontrati 23.581 (+71) casi di cui 10.018 (+34) a Milano città. Il rapporto fra tamponi effettuati e casi positivi è al 1,9%.  

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Focolaio di covid a Niguarda

All’ospedale Niguarda di Milano è stato registrata una serie di contagi da Coronavirus prima fra specializzandi e poi anche medici e infermieri e personale, motivo per cui oggi e domani, spostati tutti i pazienti, sarà sanificato il reparto di Oncoematologia. Dall’ospedale fanno sapere che si tratta di numeri “contenuti” quindi di una “diffusione controllata“. Anche perché ad aprile erano già stati fatti test sierologici e tamponi a tutti i sanitari. Fra fine maggio e inizio giugno su 190 operatori controllati, 11 sono risultati positivi al Covid. Una volta rilevati i primi contagi, il tampone è stato fatto a tutto il personale (amministrativo incluso) del reparto, ma anche del day hospital e dell’ambulatorio, così come a tutti i pazienti e “non sono stati trovati altri casi positivi“. ANSA  

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La commissione regionale sul Covid è già in panne

La commissione regionale sul Covid è già in panne. Per un attimo era sembrato che le opposizioni regionali avessero trovato il grimaldello per far partire un assalto coordinato alla gestione della Sanità lombarda. Invece la commissione regionale sul Covid è già in panne, come testimonia l’ultima nota diffusa dai gruppi che rappresentano il governo nazionale: “A fronte dell’indicazione del nome di Jacopo Scandella come proposta delle minoranze, la maggioranza ha preferito ritardare ancora l’avvio dei lavori della commissione facendo mancare il quorum necessario per l’elezione del presidente – Lo dichiarano in una nota congiunta Movimento 5 Stelle e Partito Democratico dopo la seconda fumata nera, oggi in Consiglio regionale della Lombardia, per l’elezione del presidente della commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid – L’indicazione delle minoranze è stata chiara fin dalla prima seduta, quando era emerso il nome di Scandella come indicazione unica e unitaria. I fatti di oggi non cambiano la questione, Scandella rimane il candidato indicato dalle minoranze. Auspichiamo che la tattica dilatoria possa fermarsi dinanzi all’evidenza di una candidatura che per profilo, provenienza territoriale e garanzia di correttezza istituzionale non può ricevere alcuna contestazione. Martedì prossimo, quando la Commissione verrà riconvocata, ci attendiamo che la questione possa risolversi e si possa finalmente cominciare a lavorare”. Evidentemente il centrodestra lombardo è più solido di quanto pensassero le sinistre che aspirano a ribaltare una situazione che perdura da almeno una generazione e che vede la sinistra sempre condannata al ruolo di comprimario. Pierfrancesco Majorino ci sta provando in ogni modo a sfruttare politicamente la FaseDue, ma per ora non sembra aver raccolto moltissimo, anzi c’è chi all’interno del suo stesso schieramento non sembra troppo d’accordo nel caricare a testa bassa Fontana e soci. Eppure dalle istituzioni sembra arrivare una grossa mano in questo senso: secondo alcune voci di corridoio, anche l’inchiesta aperta sul cado Diasorin sarebbe parte di una “caccia al leghista” che è iniziata da settimane. E proprio questo scontro frontale sarebbe uno dei motivi per i quali di fatto a governare la Lombardia non è più Attilio Fontana, ma Matteo Salvini: è un mistero solo per pochi ormai che la linea apparentemente isterica del governatore lombardo (prima per chiudere tutto, poi per aprire, e così via) sia almeno in parte da attribuire dagli ordini che arrivano dal capo della Lega. La Lombardia non è stata solo flagellata dall’epidemia, ma anche dalla lotta politica che l’ha messa al centro di un gioco molto più grande dei confini regionali.

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La vera epidemia ora è l’ansia

La vera epidemia ora è l’ansia. Moltissime persone non sono più uscite dal viaggio nel mondo dei delatori alla finestra. Alcuni sono ormai ancora più convinti che ci sia una spectre mondiale che sta agendo per controllare le loro vite e le loro libertà. E magari è gente che si lamenta di non poter prendere l’aereo, ma non in realtà non ci è mai salita in vita sua. Ma l’ansia più grave di tutte è quella del sistema produttivo: moltissime aziende hanno ancora contratti attivi e la prospettiva di chiudere serenamente l’anno, magari con una lieve contrazione degli utili, ma l’equilibrio finanziario non è in dubbio. Eppure queste aziende tagliano, mettono in cassa integrazione e se possono licenziano. L’unico risultato di questa decisione è la certezza matematica di non poter più prendere commesse come prima, perché se servivano dieci persone a svolgere un certo compito, quando ne hai cinque non puoi più svolgerlo. Gli imprenditori italiani però si sa che spesso sono abituati a far funzionare le cose solo quando già funzionano, quindi è chiaro che fatichino a mantenere il controllo quando c’è una difficoltà. Però la vera epidemia ora è l’ansia che stanno vivendo: facendosi trascinare dall’ansia si stanno evirando da soli, aprendo le porte al fallimento delle attività. Quando infuria il vento, si mettono le vele a segno e si tira dritto, non si apre una falla nella barca perché c’è il rischio di affondare. Ci vuole coraggio, ma è inevitabile quando si presenta la paura: essere coraggiosi è impossibile se non c’è nessun pericolo. Inoltre potrebbe essere la prima volta per molti imprenditori italiani in cui effettivamente scommettono soldi loro e non dello Stato per fare gli imprenditori. E’ vero che gli Angelli-Elkann non danno il buon esempio chiedendo i soldi al pubblico per pagare gli stipendi, ma dopo tanto tempo potremmo iniziare a ignorarli.

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Covid, già a gennaio i primi casi in città

Il Covid-19 circolava a Milano già il 26 gennaio, quasi un mese prima della scoperta del Paziente 1 a Codogno (Lodi), il 21 febbraio: il 26 gennaio almeno 160 persone avevano già contratto il virus tra Milano e provincia e a fine febbraio erano già circa 1.200 in tutta la Lombardia. E’ un’analisi della task-force sanitaria della Regione Lombardia sul mese in cui la catena di contagio s’era già innescata e in cui all’inizio i suoi sintomi vennero scambiati per la coda dell’influenza e la malattia si diffondeva senza essere intercettata. Secondo i grafici dell’analisi della task force della Regione Lombardia, è “altamente probabile che già in quel momento, (26 gennaio ndr.) una sorta di “Giorno 0“, solo a Milano ci fossero già i primi 46 casi di Covid-19 (su 543 in tutta la Lombardia)“. L’analisi è contenuta in un grafico che analizza la “distribuzione della curva di inizio dei sintomi per i casi positivi“. I tamponi per la ricerca del coronavirus iniziano a registrare casi “positivi” dal 21 febbraio, quando in Italia si realizza che l’epidemia è arrivata. Se si guarda dunque al progressivo aumento dei contagiati, la curva comincia a salire appunto dal 21 febbraio e s’impenna fino ai 74.348 infettati in Lombardia al 28 aprile. ANSA  

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