Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/4

Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/4. Come abbiamo visto nelle puntate precedenti, ci sono stati diversi tentativi da parte di un ignoto, di usare mail con il nome di Roberto Scaroni per veicolare presunte informazioni scottanti sulla dirigenza Eni. Negli indirizzi a cui sono state girate queste informazioni abbiamo trovato giornalisti importanti, come magistrati e senatori. Un evidente tentativo di colpire più bersagli contemporaneamente contando sull’interesse di almeno uno di loro a parlare pubblicamente di queste “informazioni confidenziali”. L’ultimo tentativo del luglio del 2014 è ancora più sfacciato, o grossolano: la mail diventa scritta in prima persona da un protagonista di questi racconti: Roberto Casula. La mail utilizzata infatti è roberto.casula@gmx.com  come potete vedere dall’immagine all’inizio dell’articolo. La tiritera è sempre la stessa: Casula sarebbe insieme a Gabriele Volpi, ricchissimo magnate italiano trapiantato in Africa e oggi proprietario dello Spezia, al centro di una serie di losche trame per guadagnare posizioni di potere e denaro a più non posso. Insieme con la moglie, ex proprietaria della discoteca punta nera di Punta Ala a quanto si capisce dal testo della missiva. Nel mirino avrebbe avuto tante persone tra cui Descalzi, Antonio Vella, Rita Marino. A questo punto ecco che qualcuno deve aver consigliato a Casula di controllare la propria casella mail perché lui si accorge di aver avuto una traccia dell’apertura dell’account su gmx.com: una mail infatti lo avvertiva dell’attivazione del prodotto. Perché come spesso  accade,  l’informazione era arrivata ma nessuno se ne era accorto. Ecco perché è sempre saggio dedicare anche solo un paio di minuti ogni due o tre giorni al massimo a dare un occhio alla propria casella mail. Specialmente se è quella di lavoro e soprattutto alla cartella “spam” dove spesso si annidano mail da indirizzi senza i giusti certificati o quelle che vengono scambiate per email commerciali. Perché di sicuro non ci mette al riparo da ogni rischio, ma può aiutarci a non cadere nello stesso problema riscontrato da Casula, con qualcuno che apre un indirizzo a nostro nome e noi manco ce ne accorgiamo. Sarebbe troppo facile dire: “Questo fa pure il dirigente e non è capace a usare la mail”, perché è un errore in cui possono incorrere tutti. E infatti chi si dedica a diffondere fake news sa che per costruire una rete di notizie false la collaborazione della distrazione altrui è un alleato potente. Distraendo le persone si possono raggiungere grandi risultati, come ciascun marketer sa bene. Perché come nel commercio è importante non far pensare il cliente, nella costruzione di fake news è altrettanto importante non far pensare il pesce per farlo abboccare. 

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