degrado

Il degrado continua: le scuderie De Montel

Continua il nostro viaggio nelle periferie sospese nel tempo, quelle dei progetti faraonici che si perdono nei costi degli oneri di urbanizzazioni e nella crisi. Oggi parliamo di un’area diversa. È già stata aggiudicata la sua ristrutturazione, ma, con l’arrivo del Covid è grande la paura dei cittadini: ce la faranno a completare l’opera? Ci fa il punto della situazione il Consigliere del Municipio 7 Franco Vassallo: “Quando nel 2019 l’architetto Giancarlo Marzorati, titolare del progetto “Teatro alle Terme” vincitore del bando comunale ha descritto la sua idea di un complesso di terme verdi, eco sostenibili e di alto profilo eravamo tutti contenti. L’area delle Scuderie De Montel, infatti, non merita il degrado, l’insicurezza e il lento declino cui anni di progetti mancati l’hanno condannata. Quell’anno, poi, sarà ricordato come l’ultimo della Milano da vetrina di Sala. L’idea era quella di trasformare anche le periferie in piccole cerchie dei navigli e San Siro godeva, in prospettiva, del progetto del nuovo stadio. Insomma, questo pareva un gioiello in divenire. Lo Studio Marzorati Architettura – S+J srl dava enormi garanzie e aveva anche il sostegno di una società privata. Poi è successo quel che è successo. In teoria dovremmo essere vicini al completamento dell’opera. In pratica, e certo non per colpa dello studio di architettura, non si è mai partiti. La circostanza è sicuramente devastante anche per loro, non gliene faccio una colpa. Ma da amministratore pubblico mi domando: e adesso? Siamo in grado di valutare realisticamente se il progetto andrà avanti? Le terme sono una cosa bellissima, ma non sappiamo tra quanti anni, ché di anni si parla, si potranno tornare ad usare liberamente. Il progetto è ancora attuale? Se no, mi auguro che tutti i soggetti coinvolti, preso atto delle condizioni straordinarie, consentano tutta la flessibilità necessaria all’impresa in caso di cambio in corso d’opera. E se invece di terme di lusso, ecologiche, verdi e con il rispetto puntiglioso dell’architettura liberty, l’impresa dovesse decidere per qualcosa di meno vistoso, ma più realizzabile alle presenti condizioni, io mi auguro che, nel rispetto delle norme, si dia loro la maggiore libertà possibile. Sarà, infatti, necessario predisporre una dottrina generale da applicare a tutti i progetti nati poco prima della pandemia. Oppure rischieremo di vivere in una città di eterne incompiute, costellata da “vorrei-ma-non-posso” ecofriendly che diventeranno rifugi per sempre più poveri buttati fuori da case costosissime che restano tali perché Milano ha sempre più fame di case economiche. E invece di riceverle può bearsi di mega progetti in bambù riciclato. In definitiva: ben vengano le terme, se fattibili. Se infattibili, massima libertà nella legalità. E se non se ne dovesse fare niente in generale, cerchiamo di pensare a qualcosa che, rispettoso della bellezza del luogo, sia magari anche utile alla gente che questa città la vive ogni giorno”.

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Il grido di dolore di via Omero

Alla fine del nostro tour nel degrado delle case MM di via Omero è il momento di fare un punto sulla vicenda. E chiudere questa vicenda con un appello all’amministrazione perché, almeno sotto elezioni, il sindaco faccia il suo dovere di padrone di casa e metta mano a questa pratica. Ce ne parla il Consigliere di Municipio Franco Vassallo che elenca le priorità da sistemare: “MM in via Omero e via Osimo ha lavorato al contrario: ha iniziato dalla fine. È partita sistemando l’interno, ma ha lasciato le porte aperte durante i lavori. Ovviamente, e non poteva andare diversamente, questo ha trasformato l’area in una discarica a cielo aperto. Chiunque avesse qualcosa da buttare, sapendo che nessuno vigila e che ogni tanto ritirano, può venire a depositare qui quello che non gli serve. Inoltre, anche dall’esterno, lo stato di abbandono delle portinerie incentiva a pensare che questa sia terra di nessuno. Se poi guardiamo lo stato del cortile interno, con i chiusini risistemati da poco (coincidenza vuole poco dopo la mia denuncia su questo giornale), ma le alte montagne di spazzatura, i cassonetti strapieni e le crepe sui muri capiamo che qualcosa nel piano lavori non sta funzionando. A partire dal “muro di Berlino” eretto tra le case popolari di via Osimo e Omero. Muro che però ha delle porte sempre aperte, vanificando ogni tentativo di limitare i disagi. Questo porta a due grandi problemi: l’insicurezza di chi ci vive e la difficoltà di uscire di casa. Anche perché varia umanità ha cominciato a bivaccare in ogni angolo incustodito. Tanto da obbligare MM a sigillare le parti comuni. Ma nulla è stato fatto per le cantine e in molti, soprattutto anziani ed invalidi, sono di fatto chiusi in casa per paura di uscire. O di non poter rientrare. Questa situazione, purtroppo, è complessivamente figlia di quell’approssimazione generale che fa parte della visione di Sala delle periferie. Ghetti in cui rinchiudere chi non può permettersi la cerchia dei navigli. Ed a cui togliere tutti i piaceri della vita. Spostarsi autonomamente in macchina, vivere in case decenti, avere la sicurezza di potersi muovere senza rischiare salute e vita. Sala sogna una grande Milano solo perché ha paura di svegliarsi e guardare in faccia la realtà: in periferia, a Milano, di grande c’è solo il degrado e l’inefficienza di una amministrazione distratta che ha un solo obiettivo. Fare soldi sulla pelle dei più poveri, esigendo debiti di dubbia esistenza, aumentando le spese e spremendo chiunque. Restituendo in cambio le case che vedete nelle foto. Abbiamo una sola, grande, speranza. Che a ottobre l’urlo di dolore delle periferie arrivi perfino in centro e ci venga concesso di vivere meglio”.

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Viale Omero 15 e le cantine prese in ostaggio

Potrà sembrare un dettaglio secondario, ma non lo è. Nelle case popolari lo stato delle cantine dice molto sulla salute generale. In primis, perché sono una parte invisibile. Se vengono ben tenute e curate, si manda un segnale importante. Come immagino avrete intuito e come le foto confermano, le cose in viale Omero non stanno precisamente così. Ci racconta la vicenda il Consigliere di Municipio Franco Vassallo, che ha fatto con noi un sopralluogo su indicazione dei cittadini: “Alcune premesse importanti. Il disagio abitativo a Milano esiste ed è grave. Chi ha bisogno di un luogo per ripararsi è spesso una vittima. Qui non intendiamo fare i feroci con i deboli. Detto questo, pensare che sia sicuro lasciar vivere delle persone in una cantina per un malinteso senso di pietà è un errore enorme. Come si vede, la situazione è precaria sotto il profilo igenico e sanitario, oltre ad esserlo sul fronte dell’antincendio. Ci sono poi aspetti più sinistri e meno visibili. La cantina usata come discarica è di una signora, regolare assegnataria di casa. Come è possibile che MM gliela abbia consegnata così? Cosa si nasconde sotto quella catasta? Non siamo ingenui, potrebbe esserci di tutto. L’unica cosa che manca è una corretta gestione della cosa pubblica. E spiace notare che, ancora una volta, stiamo incoraggiando le guerre tra poveri. L’assegnataria, quelli che vivono in una cantina e tutti gli altri condomini sono rinchiusi in un circolo di legittime aspettative, rivendicazioni frustrate e premi alla furbizia che si perpetua indefinitamente. È una situazione socialmente esplosiva che dobbiamo disinnescare subito. Ed il primo passo è ristabilire la legalità. Non come questione sterile di principio, ma come regola pratica di vivere civile. Chi salta la fila, chi occupa, chi non paga non va trattato come gli onesti. Sgomberare le cantine è il minimo. Chiunque ci sia dentro. Speriamo che il Comune, visto che l’unica cosa in cui è un pelo meno inefficiente sono gli sgomberi, provveda al più presto. E non finisca, come l’ossessione per le periferie di Sala, tutto a tarallucci e vino.”

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Via Omero 15: dove i sogni di gloria di Milano vanno a morire

Una delle prime cose che si apprendono all’università sulla proprietà privata è che va segnalata, chiudendo fuori il mondo. Recinti, porte chiuse, vale tutto. Ecco, la prima cosa che si nota nelle case MM di via Omero 15 è che questo precetto salta. È tutto, clamorosamente aperto. Da anni. I cancelli non chiudono mai in questo angolo di Milano in Municipio 4. Ci siamo andati ieri in trasferta con il Consigliere di Milano Popolare Franco Vassallo. E quello che abbia visto richiederà diversi articoli per essere descritto. “Questo è il tipico atteggiamento del Comune nei confronti dei propri beni comuni: finché non crolla tutto o, come nel caso della caldaia di queste case popolari, non smette di funzionare definitivamente, la situazione si può ignorare.” Scuote il capo il Consigliere. “Già appena entrati si vedono i ruderi della guardiola, due chiusini rotti e coperti pietosamente da pezzi di legno nella speranza che nessuno si faccia male. E poi una piccola discarica a cielo aperto. Che nessuno si prende la briga di ripulire. Tanto si riforma subito”. “E’ anni che va avanti così” dice un condomino di via Omero 15. “Siamo la periferia della periferia e i risultati si vedono. A tacere dei problemi di sicurezza della zona. E la cosa assurda è che ci hanno pure aumentato le spese. Soprattutto alla voce “spese generali”. Io non so cosa ci sia dentro, so però che spendiamo migliaia di euro all’anno per avere il privilegio di muoverci ogni giorno dentro una discarica a cielo aperto. Fino a poco tempo fa con la compagnia di ratti grandi quanto cani” Lo sguardo preoccupato cade su un cane di piccola taglia a passeggio, che si guarda attorno con l’ostilità di chi è pronto a difendersi da qualsiasi muride aggressivo. “In tutto questo l’assurdo è che con MM non si può nemmeno parlare” rincara il consigliere Vassallo. “Il massimo consentito è ricevere un numero di pratica da un centralino Veneziano. Numero di pratica sul cui destino aleggia un mistero difficile da penetrare. Chi lo riceve? Le segnalazioni le vede qualcuno? L’unica cosa che sappiamo per certo è che, invece di intensificare il sistema di vigilanza, di intervento e di pulizia, MM ha avuto una geniale idea. Assumere un manager preposto alla riscossione. Forzosa? Non si sa. Quello che si sa è che ci sono poche cose più ingiuste di pretendere denaro senza agire a difesa del patrimonio comunale. Perché, e dobbiamo essere chiari, il futuro delle case popolari è un problema di tutta la città. Questi muri li hanno tirati su i Milanesi nel corso di generazioni. E di certo non per vederle andare in malora per colpa dell’inerzia di un sindaco così ossessionato dalle periferie da starne ben alla larga.”

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Forza Italia segnala il degrado a Crescenzago

Forza Italia segnala il degrado a Crescenzago. Ecco la sengalazion inoltrata alle autorità cittadine da Marco Cagnolati: “Come da foto allegate segnalo la presenza di parecchie auto e furgoni targati est Europa – Ucraina – presenti tutti i giorni della settimana da giovedì a sabato (la scorsa settimana ne sono stati contati almeno sei) adibiti al trasporto presumibilmente abusivo di pacchi e merci di dubbia provenienza (probabilmente senza alcun controllo). Devo inoltre segnalare che gli autisti di questi mezzi bivaccano sui loro mezzi lasciando per strada e nei cestini residui di cibo, cartoni della pizza etc… causando ulteriore degrado. Inoltre tutte queste persone che gravitano intorno a questo mercato, sono regolarmente prive di mascherina pur provenendo presumibilmente da paesi che non risulterebbero immuni dalla pandemia in corso. Spero che quanto inviato sia sufficiente a far attivare un controllo sistematico teso a far cessare quanto documentato. Chiedo si intervenga e di esserne relazionato”.

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Forza Italia e Lega denunciano degrado dal centro alla periferia

“Ogni giorno, soprattutto di mattina e di sera, le stesse indecorose scene: immigrati che dormono per terra davanti alla stazione, nelle aiuole, nelle gallerie e altri che ubriachi ciondolano nelle piazze intorno ai binari. Materassi, asciugamani, teli sporchi ovunque. Lo spettacolo che offre la Stazione Centrale – commenta Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale della Lega a Milano – è imbarazzante. Purtroppo non è solo questione di degrado perché l’insicurezza qui è una costante: vediamo, infatti, spaccio, risse, aggressioni, rapine e purtroppo anche violenze sessuali”.  “Il Comune di Milano, a guida Pd, cerca di censurare la situazione e il Sindaco Sala preferisce fare l’influencer o andare a Roma dal ministro Lamorgese per chiedere la regolarizzazione di tutti i clandestini – continua la Sardone – La sensazione uscendo dalla Stazione è di trovarsi in un hotspot di clandestini a cielo aperto, sullo stile di Lampedusa. Per la sinistra il degrado e l’insicurezza sono solo percezione, nonostante la zona sia quotidianamente nelle cronache“. “Con l’aumento degli sbarchi, si stanno anche moltiplicando gli sbandati e i delinquenti stranieri in arrivo in città. – aggiunge – Questa gente, infatti, non lavora, non ha i documenti, non ha diritto di stare in Italia e finisce, spesso, per rubare o spacciare. Mi chiedo se per Sala l’integrazione sia rappresentata da queste scene. Inoltre dove è il famoso “Modello Milano” di cui si vantano? E’ questa l’accoglienza che offre Milano con il Pd al comando? Non è ammissibile arrendersi a questo livello di degrado e disagio sociale. Non è accettabile che il Governo continui a spingere per i porti aperti con queste conseguenze nelle nostre città”.  “Una grande città come Milano non merita di avere una zona così centrale abbandonata in questo modo – conclude la Sardone – E’ una vergogna!” “Da quando è stato realizzato il bananeto in piazza del Duomo tutti i negozianti del lato opposto all’ingresso principale della Cattedrale sono in ostaggio di degrado, spacciatori, baby gang, rom e malintenzionati in cerca di qualche preda da derubare”, denuncia invece Alessandro De Chirico, Consigliere Comunale di Forza Italia. “Il sottopassaggio che porta in via Orefici e la vicina piazza Mercanti, sono luoghi che è meglio evitare. – continua l’Azzurro – Settimana scorsa l’ultima rissa tra magrebini probabilmente per questioni legate allo spaccio. Chiamare le Forze dell’Ordine è molto spesso inutile, ai commercianti non resta che chiudersi nei loro negozi. Se penso alla campagna pubblicitaria “Why not?” promossa dal Comune e da Milano&Partners, mi viene da dire che se questo è il ricordo che si vuole lasciare ai pochi turisti in visita alla città sarebbe un buon motivo per non tornarci mai più“. “Purtroppo – conclude De Chirico – l’amministrazione comunale non è in grado di porre rimedio all’insicurezza che c’è dietro all’angolo di Palazzo Marino, figurarsi cosa accade in periferia”.

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